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Rocca difende ancora De Angelis: “Sulla strage di Bologna ha detto ciò che molti pensano”

“Sicuramente la frase usata è stata istituzionalmente sgrammatica ma la sostanza di quello che Marcello ha detto, è quello che tanti pensano e chiedono di approfondire”, ha detto il presidente Rocca.
A cura di Enrico Tata
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Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha difeso ancora una volta Marcello De Angelis e in particolare le sue parole sulla strage di Bologna. L'ex capo della comunicazione istituzionale aveva pubblicato un post su Facebook in cui si diceva certo dell'innocenza di Francesca Mambro, ‘Giusva' Fioravanti e Luigi Ciavardini, condannati in via definitiva per l'attentato del 2 agosto 1980.

 "Il fango sulla regione Lazio e su De Angelis è stato solo per coprire le tante cose che stiamo facendo. Sicuramente la frase usata è stata istituzionalmente sgrammatica ma la sostanza di quello che Marcello ha detto, è quello che tanti pensano e chiedono di approfondire", ha detto Rocca nel corso di un'intervista rilasciata al direttore del Tempo, Davide Vecchi.

Per Rocca "gli insulti peggiori sono arrivati da Bonelli e D'Amato che nel '96, dopo la Cassazione, firmarono un documento che diceva ciò che ha detto De Angelis. Io non sopporto la disonestà intellettuale".

Il presidente si riferisce a una mozione, approvata all'unanimità dall'Assemblea della Regione Lazio nel 1996 in cui si chiedeva che "la Commissione Parlamentare di inchiesta sulle stragi dia luogo alle necessarie audizioni per acquisire le dichiarazioni dei testimoni a difesa di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, che non sono stati ammessi nel dibattito processuale; che esamini con una ulteriore serie di audizioni tutti gli elementi di contraddizione dell’impianto accusatorio che ha portato alle condanne di Mambro e Fioravanti, partendo dalle motivate obiezioni proposte dal comitato "E se fossero innocenti?"; e di riesaminare tutti gli elementi di collegamento che sussistono tra la strage di Ustica e quella di Bologna”.

"Rocca non è autonomo né dai poteri forti, né dai trascorsi di estrema destra e lo dimostra. La disonestà è aver utilizzato una funzione istituzionale per mettere in discussione la matrice neofascista della strage di Bologna pochi giorni dopo la ricorrenza della strage”, la risposta del consigliere D'Amato.

Lo scorso 2 agosto, nel giorno dell'anniversario della strage della stazione di Bologna, De Angelis ha pubblicato questo post su Facebook:

So per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini.Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e “cariche istituzionali”.
E se io dico la verità, loro – ahimè – mentono.
Ma come i martiri cristiani io non accetterò mai di rinnegare la verità per salvarmi dai leoni.
Posso dimostrare a chiunque abbia un’intelligenza media e un minimo di onestà intellettuale che Fioravanti, Mambro e Ciavardini non c’entrano nulla con la strage. Dire chi è responsabile non spetta a me, anche se ritengo di avere le idee chiarissime in merito nonché su chi, da più di 40 anni, sia responsabile dei depistaggi.

Successivamente sono emerse ombre nel passato dell'ex collaboratore di De Angelis, come la canzone contro gli ebrei pubblicata dal nostro giornale. Nella lunga lettera in cui De Angelis ha motivato le sue dimissioni, si è scusato per il testo del brano, ma non per le sue esternazioni sulla strage di Bologna:

Sono stato messo alla gogna per un post su Facebook in cui ho espresso perplessità su una vicenda giudiziaria sulla quale molti altri prima e meglio di me e in modo più autorevole, si erano pronunciati in maniera analoga. Rivendico il diritto al dubbio e al dissenso anche se non posso negare di essermi espresso in modo inappropriato e per questo ho chiesto scusa.

E ancora:

Ho pagato tragicamente per metà della mia esistenza colpe che non avevo, ma non posso affrancarmi dall’unica cosa di cui mi sento vergognosamente responsabile: aver composto in passato un testo di una canzone che considero un messaggio di odio insensato nei confronti di esseri umani senza colpa, molti dei quali sono oggi miei amici e amiche, colleghi, vicini di casa, persone che apprezzo, ammiro, a cui voglio bene e persino miei familiari

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