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Roberto Gualtieri a Fanpage: “Sarò il sindaco del cambiamento non un manager o un amministratore”

Candidato del PD alle primarie del centrosinistra che si terranno il prossimo 20 giugno Roberto Gualtieri lancia la sua sfida per il Campdioglio. Ospite degli studi di Fanpage ha presentato i suoi punti di programma su rifiuti, trasporti e disuguaglianze, ma anche raccontato come intende interpretare il ruolo di sindaco: non un tecnico, né un semplice amministratore, ma l’interprete di un progetto di sviluppo e cambiamento della città.
A cura di Valerio Renzi
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Chi conosce Roberto Gualtieri racconta che quando sceglie un impegno lo fa fino in fondo. E da professore inizia dai fondamentali: ovvero conoscere la materia in lungo e in largo. Mentre gira Roma per la campagna elettorale delle primarie e ascolta, continua ad approfondire dossier e soluzioni, prende appunti . L'ex ministro dell'Economia, ospite negli studi di Fanpage, ha fatto il punto sulla sua corsa verso il Campidoglio, sulla sfida delle primarie del prossimo 20 giugno e sulla battaglia del centrosinistra per riconquistare Roma. E su questo punto proprio Gualtieri, che qualcuno ritiene non in grado di esercitare una leadership trainante con i suoi toni posati e la sua determinazione a parlare di contenuti più che attaccare l'avversario, ha un'idea chiarissima: per vincere a Roma non basta essere bravi e competenti, ma serve una riscossa popolare e soprattutto ascoltare cittadini e comitati che, mentre la politica faceva andare a rotoli la città, elaboravano idee e soluzioni.

Annuncia che saranno 200 i gazebo per le primarie in tutta la città. E se non sarà facile bissare i 100.000 partecipanti alle primarie vinte da Ignazio Marino, l'obiettivo rimane ambizioso: "Il 20 giugno attendiamo la partecipazione di decine di migliaia di romani a quella che sarà una festa della democrazia. Dopo mesi di lockdown sarà anche l'occasione per scendere in strada, per incontrarsi, per scegliere naturalmente i candidati e le candidate alla presidenza dei municipi, il candidato sindaco, ma anche per dire ‘io ci sono voglio partecipare attivamente' a questa battaglia per salvare Roma e rilanciarla". Una partecipazione anche per ribaltare l'immagine del Pd come il partito della Ztl. Un'immagine a cui l'ex ministro non crede per nulla. "Siamo un partito radicato su tutto il territorio di Roma, un partito che ha preso il 30% alle ultime elezioni europee. Il PD è un partito che ha lavorato molto, anche sotto la guida di Nicola Zingaretti, per rigenerarsi e per ricostruire un forte radicamento. – spiega – Enrico Letta sta giustamente insistendo molto sul rilancio dei circoli. La costruzione delle Agorà sarà un importante momento di costruzione collettiva di un programma e di una visione per l'Italia, ed è esattamente la stessa cosa che vogliamo fare a Roma".

Ma soprattutto Gualtieri scommette sulla partecipazione dei cittadini, sull'innescare quella scintilla, quella voglia di riscatto che finora è mancata nel dibattito tutto politicista del centrosinistra su nomi e alleanze, e le primarie e la campagna elettorale dovranno servire per voltare pagina. "Sto incontrando tantissimi comitati e associazioni che vogliono partecipare a costruire questa grande alleanza per il cambiamento di Roma. – racconta – E questa è una risorsa straordinaria che la nostra città ha, abbiamo enormi problemi ma abbiamo un'intelligenza sociale diffusa in grado non solo di denunciare problemi ma anche di elaborare soluzioni. Noi dobbiamo costruire tutti insieme il nostro programma per il cambiamento".

E per risollevare Roma Gualtieri punta sullo strumento che ha contribuito a mettere a punto da ministro dell'Economia, quel Recovery Plan le cui risorse sono a disposizione, a patto di saperle gestire e richiedere, e per questo pensa a un Recovery Roma. "A Roma ci sono stati alcuni ritardi di progettazione – da parte dell'attuale amministrazione – in alcuni ambiti, che non ci hanno fatto trovare pronti, per esempio sulle metropolitane: io avrei voluto finanziare il prolungamento della metro C fino a piazzale Clodio, mentre è finanziata solo fino a Piazza Venezia. – dichiara non risparmiando un attacco alla sindaca Virginia Raggi –  Tuttavia ci sono delle risorse molto significative in tantissimi ambiti che possono avere un impatto di trasformazione straordinaria della città. Roma davvero può rinascere con il Recovery, ma serve un progetto serio e ambizioso e noi lo stiamo preparando con un Recovery Roma".

L'ex ministro del Conte Bis ha governato con il Movimento 5 Stelle e sostiene la necessità di "un centrosinistra largo" e dell'alleanza con i pentastellati a livello nazionale e ovunque è possibile, senza che questo rappresenti una contraddizione con la sfida romana contro Virginia Raggi. Non teme insomma di avere le armi spuntate contro l'avversario: "Denunciamo un'amministrazione che è stata inadeguata e questo lo sanno tutti i cittadini che il degrado dal punto di vista dei servizi essenziali, così come la capacità di avere una visione sullo sviluppo e il futuro di Roma ,è stato enorme e drammatico in questi anni. Quindi noi proponiamo un cambiamento per Roma e siamo critici sull'amministrazione uscente. Lo facciamo con rispetto, serietà e non faremo mai attacchi personali e scomposti, ma siamo molto netti nel denunciare un'amministrazione che ha fallito le promesse fatte ai cittadini cinque anni fa". E la rottura con Carlo Calenda? "L'ha spiegata lui scegliendo di collocarsi fuori dal centrosinistra, scegliendo la strada solitaria con Renzi e Italia Viva. Una strada che non è utile per battere la destra e la sindaca Raggi. Ma io credo che questo gli elettori lo sappiano e sceglieranno il centrosinistra per mandare noi al ballottaggio. A Roma serve competenza ed efficienza e una classe dirigente capace, ma penso che il sindaco non è un manager o amministratore delegato, ma il rappresentante del popolo e dei cittadini. Non diremo ai romani cosa è giusto per loro ma li coinvolgeremo e ascolteremo nel nostro programma".

Gualtieri pensa a una figura di sindaco non come semplice amministratore della città, magari competente, aspira a rappresentare un progetto di sviluppo e cambiamento. Una sfida difficile in particolare a Roma, dove le disuguaglianze sociali sono aggravate dai malfunzionamenti dei servizi e dalla crisi di un modello di sviluppo della città messo a dura prova dalla pandemia. "L'aumento delle disuguaglianze è frutto di una lunga stagione in cui le politiche economiche non hanno affrontato il tema dell'equità e della coesione sociale. – spiega – Secondo noi si cresce e si è competitivi anche se si riducono le disuguaglianze e si ha un forte welfare universale. E questo modello deve essere anche al centro dello sviluppo di Roma. Dobbiamo creare lavoro, attrarre investimenti e imprese, promuovere le start up. E allo stesso dobbiamo fornire servizi, rafforzare l'edilizia sociale, il welfare, le politiche per i disabili e gli anziani, voltare pagina rispetto a una stagione fatta anche di mancata cooperazione con il mondo del terzo settore. Le politiche sociali sono rimaste al palo, aumentando le disuguaglianze e la solitudine dei cittadini. Penso che un sindaco non è solo un manager che amministra, ma l'attore di un progetto di rilancio e di sviluppo dell'economia e della società".

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