Riforma dell’università, occupato Palazzo Sapienza: “Tagli scellerati del Governo Meloni”
Questa mattina precarie e precari della ricerca, studenti e dottorande dei tre atenei pubblici romani – Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre – hanno occupato simbolicamente Palazzo della Sapienza. Il motivo del blitz è il Ddl 1240, meglio noto come ‘riforma dell'università': un Ddl che porterebbe a un taglio consistente del Finanziamento ordinario, oltre che a un'ulteriore precarizzazione dei lavoratori. "Mentre la spesa militare sale nel solo 2025 del 12%, la Legge di Bilancio ultima, infatti, taglia al Fondo di Finanziamento Ordinario 700 milioni per il triennio 2025-2027 – spiegano in una nota – FFO già decurtato, per l’anno 2024, di 500 milioni. Complessivamente, un taglio di 1,3 miliardi, più o meno equivalente a quello del Governo Berlusconi, la famigerata Legge 133 del 2008 (1,5 miliardi in meno dal 2009 al 2013). All’epoca, però, i precari erano 12 mila; oggi siamo almeno 40 mila, senza contare i circa 30 mila docenti a contratto e le decine di migliaia di dottorandi che, a breve, si affacceranno nella giungla del preruolo".
L'occupazione simbolica di Palazzo Sapienza
Il blitz è avvenuto questa mattina mentre al Senato era in corso la discussione sul Ddl 1240 nella parte che riforma il preruolo, altro punto molto contestato dai lavoratori dei tre atenei. Che hanno esposto dalla balconata una striscione con scritto "Contro tagli, guerra, precarietà, riprendiamoci l'università". Università che, sin da prima della riforma Gelmini, negli anni è stata sempre più definanziata, favorendo la ormai nota ‘fuga dei cervelli' verso l'estero di persone andate via dall'Italia per cercare condizioni di lavoro e studio migliori. Una situazione che studenti e precari rifiutano, e che da tempo cercano di cambiare.
"Molte e molti di noi – spiegano – stanno per perdere il lavoro, già nei prossimi mesi, a causa dei tagli scellerati imposti dal Governo Meloni. A partire dallo scorso autunno, per questo motivo, ci stiamo mobilitando in tanti Dipartimenti, in connessione con le mobilitazioni che si stanno diffondendo negli Atenei di tutta Italia, da Nord a Sud".
L'occupazione simbolica è stata messa in atto per "chiedere alle/ai Parlamentari di bloccare il DdL 1240, che si aggiunge al definanziamento previsto dalla Legge di Bilancio per precarizzare ulteriormente il preruolo. Per chiedere, altresì, dignità, contrattuale e retributiva, per il lavoro di ricerca e di insegnamento universitari. Per pretendere un rifinanziamento immediato del FFO che ci metta al passo con la media dei Paesi OCSE e pretendere, conseguentemente, di farla finita con la precarietà attraverso la stabilizzazione del precariato storico, con un reclutamento straordinario e ordinario".
Piccolotti (Avs): "Bernini faccia marcia indietro"
La senatrice del Partito democratico Cecilia D'Elia e la deputata di Alleanza Verdi Sinistra Elisabetta Piccolotti hanno incontrato i precari, i quali hanno consegnato loro una lettera aperta. "Siamo al fianco degli oltre sessantamila precari dell'università che si stanno mobilitando in questi giorni contro il Ddl 1240 – le parole di Piccolotti – Dopo i tagli che hanno di fatto bloccato assunzioni e borse di ricerca, la ministra Bernini propone con la cosiddetta riforma del preruolo, un ventaglio di contratti iperprecari che produrrebbero solo un percorso labirintico e oltre un quindicennio di precarietà prima dell'eventuale immissione in ruolo. La ministra vuole fornire ai rettori manodopera a basso costo per lo svolgimento delle attività accademiche, in barba al merito, alla valorizzazione delle competenze e al rispetto per le professionalità dell'università. Continuare a disinvestire nell'università significa condannare il nostro Paese all'irrilevanza, proprio in un'epoca in cui ogni sfida passa dalla conoscenza e dallo sviluppo di nuovi strumenti tecnologici. La ministra Bernini faccia marcia indietro e la maggioranza approvi gli emendamenti unitari delle opposizioni che propongono la soppressione di alcuni dei contratti precari previsti, quelli più umilianti, e mettono al centro il contratto di ricerca e i relativi diritti. Inoltre è assolutamente necessario che vengano stanziate le risorse mancanti per sostenere la trasformazione degli assegni di ricerca in contratti di ricerca con il relativo aumento di retribuzione".