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Bocciata dai professori con 6 insufficienze, il Tar la promuove: “Rimandare non è la norma”

La studentessa 11enne di Bagni di Tivoli avrebbe dovuto frequentare di nuovo la prima media. Il Tar ha valorizzato il progressivo miglioramento e criticato la mancata organizzazione da parte dell’Istituto di “sistemi di ausilio e di supporto per il recupero”.
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Il consiglio di classe è quel momento di confronto tra docenti che, a fine anno scolastico, vede gli insegnanti riunirsi intorno a un tavolo – o, negli ultimi anni, a un tavolo virtuale – per discutere del rendimento degli alunni e prendere una decisione sulla loro sorte scolastica. Promozione o bocciatura: si direbbe un calcolo quasi aritmetico ("superando un certo numero di insufficienze vieni bocciato", la classica minaccia che aleggia nelle aule durante l'anno), anche se le ultime notizie che arrivano da una scuola media di Tivoli potrebbero indurre a pensare il contrario. Il Tar, infatti, si è espresso a favore della riammissione di una studentessa precedentemente respinta, nel passaggio dalla prima alla seconda media, dai docenti. La motivazione? "La non ammissione alla classe successiva nella scuola media inferiore deve essere considerata un’eccezione". Lo riporta il Messaggero.

I genitori di una studentessa di prima media, 11 anni, non soddisfatti della decisione dei docenti considerata ingiusta, si sono rivolti al Tribunale amministrativo regionale del Lazio. La coppia, assistita dagli avvocati Michele Bonetti e Silvia Antonellis, ha presentato ricorso chiedendo non solo la riammissione della figlia, ma anche l'annullamento del verbale di scrutinio e della pagella.

La vicenda riguarda una ragazza 11enne che frequenta l'Istituto Comprensivo Statale Tivoli V, di Bagni di Tivoli. La giovanissima studentessa era arrivata a fine anno scolastico con sei insufficienze, di cui una grave: decisamente troppe secondo i docenti che, seguendo la politica della scuola che "prescrive" la bocciatura nel caso in cui si superi il numero di una insufficienza grave e due lievi, hanno deciso di farle ripetere il primo anno di scuola media, non giudicando la sua preparazione adeguata al passaggio in seconda.

"Risultati complessivamente insufficienti in quasi tutte le discipline: grave insufficienza in inglese e altre insufficienze in geografia, francese, matematica, scienza e musica – il Messaggero riporta la motivazione della bocciatura – Nel corso dell’anno la frequenza è stata regolare e il comportamento ‘buono', ma l’impegno è stato scarso e inadeguato, sia nell’esecuzione dei compiti che nello studio". Ebbene, nel dare ragione ai genitori della ragazza, il Tar ha spostato l'attenzione dai risultati conseguiti – giudicati appunto insufficienti – all'evoluzione della giovane, che avrebbe mostrato un miglioramento con l'avvicinarsi della fine della scuola. E sebbene quello della "corsa al 6" sia un fenomeno conosciuto da chiunque in passato abbia mai messo piede in un'aula, secondo i giudici del Tribunale amministrativo questo sforzo sarebbe stato abbastanza per garantire alla giovane la promozione: "L’alunna, dal primo mese di scuola sino al termine delle lezioni, ha visto incrementare le proprie conoscenze e migliorare i propri voti, nonostante in molti casi non abbia raggiunto la media del 6″, si legge nella sentenza riportata dal Messaggero. Passaggio ancor più importante, però, il Tar ha sottolineato – e di fatto punito – la mancata organizzazione da parte dell'Istituto di "sistemi di ausilio e di supporto per il recupero".

Si tratta di una sentenza che di certo alimenterà un dibattito già da tempo polarizzato: sembra difficile trovare un punto d'incontro tra chi sostiene che così si svaluta la figura dell'insegnante, privandola dell'aura di autorità che un tempo le apparteneva, e chi invece ritiene che si tratta di un sistema "da svecchiare", a partire proprio dalla "rigida" figura del docente. E magari, come di fatto spesso accade, la verità potrebbe proprio trovarsi nel mezzo: una riflessione sul sistema scolastico è di certo necessaria, una sua trasformazione per adeguarlo ai tempi pure, a partire dalla concezione del sistema di valutazione e dello stesso concetto di "conoscenza", inteso in maniera sempre meno nozionistica. In tutto ciò, però, risulta fondamentale non perdere di vista la centralità che la scuola continua e continuerà a ricoprire – e fortunatamente – nella nostra società, possibile solo grazie al ruolo di chi la abita e costruisce dall'interno ogni giorno, a partire proprio dagli insegnanti.

Le reazioni della politica

Non si fanno attendere le prime reazioni dal mondo della politica: "Leggerò attentamente la sentenza del Tar del Lazio per appurare se ci sono stati difetti procedurali nel percorso che ha portato ad una bocciatura votata all'unanimità per insufficienze, alcune gravi, su 6 materie, oppure se il pronunciamento che ha annullato quanto deciso dai docenti è frutto di un indebito giudizio nel merito del provvedimento", ha dichiarato il Ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

"Al di là del caso specifico – continua il Ministro – ho costituito un gruppo di lavoro composto da esperti nel diritto scolastico e nella giurisprudenza amministrativa per definire norme più stringenti affinché, nel rispetto dei diritti di ogni cittadino e fatte salve le verifiche sulla regolarità delle procedure, non vengano messe in discussione valutazioni puramente tecniche che presuppongono specifiche competenze interne all'ordinamento scolastico. Occorre però anche allargare il discorso – ha concluso – verso una responsabilizzazione dei genitori all'interno dell'alleanza educativa che non deve contrapporre famiglie e scuola nell'interesse innanzitutto dei giovani".

Duro anche il commento del leghista Matteo Salvini, che ha dichiarato: "Sentenza irrispettosa del lavoro degli insegnanti".

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