Reparto maternità diventa centro covid: “Stress per donne a 5 giorni dal parto per aumento profitti”
"È successo tutto molto in fretta. Sono andata al lavoro e il direttore sanitario ci ha detto che Città di Roma sarebbe diventata centro Covid. Non ci ha comunicato date precise, non sapevamo quando lo sarebbe diventata. Hanno chiuso l'accettazione di ostetricia, domenica è stata chiusa la clinica quando l'ultima paziente è stata dimessa. E noi ci siamo trovate di punto in bianco senza lavoro". C'è rabbia, sconcerto e delusione nelle parole della lavoratrice della clinica privata convenzionata Città di Roma, che ha voluto raccontare a Fanpage.it la sua esperienza. Dalla scorsa settimana, le ginecologhe e ostetriche a partita iva sono state mandate via dalla struttura e non hanno più un lavoro. La maggior parte di loro prestava servizio da anni nella clinica: "Anche se di fatto lavoravamo su turni e le stesse ore dei dipendenti, non ci hanno mai assunto", precisa la lavoratrice.
"Nessuna attenzione per la salute delle donne"
"Per noi non esistono tutele e ora che ci siamo trovate disoccupate senza preavviso la rabbia è tanta – continua la lavoratrice – Alcune di noi hanno famiglia, altre sono monoreddito fuori sede. C'è chi può contare sul fatto che il compagno lavora, ma altre non hanno nessuna entrata". I disagi della chiusura di Città di Roma, una struttura dove ogni anno partorisce una media di 1300 donne, non si ripercuotono solo sulle lavoratrici. Ma anche su tutte quelle donne che avevano scelto la clinica per la propria gravidanza. Molte di loro si sono trovate a pochi giorni dal parto a dover scegliere di corsa un altro posto dove far nascere il bambino. Uno stress psicologico non da poco dato il momento delicato che si stavano apprestando a vivere. "Città di Roma quest'anno chiude con 1300 parti. Le pazienti sono state dirottate all'ultimo secondo su strutture già sature. I vertici non hanno pensato né a noi dipendenti, né alla salute delle donne".
Chiesto incontro all'assessore D'Amato
Dopo il trasferimento dei dipendenti con contratto e l'interruzione (silente) del rapporto di lavoro con le partite iva, i sindacati sono insorti e hanno chiesto un incontro urgente all'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato. Perché se l'emergenza covid richiede nuovi posti letto, è anche vero che i diritti dei lavoratori non possono passare sotto traccia. "La decisione che hanno preso – conclude la lavoratrice – si basa ovviamente su motivi economici, altrimenti non si spiega perché dall'oggi al domani abbiano deciso di chiudere una struttura che a livello di ostetricia era un'eccellenza. La verità è che per i malati covid prendono più soldi rispetto a un neonato. A noi rimane la rabbia per questa situazione che sembra surreale e invece è la realtà".