video suggerito
video suggerito

Regione Lazio, Bonafoni: “Per battere le destre serve una sinistra nuova, abbandonando le liturgie”

Marta Bonafoni da dieci anni è in consiglio regionale alla Regione Lazio, attualmente è capogruppo della Lista Civica Zingaretti e presidente dell’associazione POP – Idee in movimento. Punto di riferimento per la sinistra civica e sociale, con lei abbiamo tracciato un bilancio dell’esperienza amministrativa che va concludendosi e guardato alle prossime elezioni regionali del 2023.
A cura di Valerio Renzi
35 CONDIVISIONI
Immagine

Si va chiudendo l'esperienza di dieci anni di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio. Una stagione che ha vissuto per intero. Qual'è il suo bilancio?

Sono stati dieci anni lunghi, intensi, e di grandissimo lavoro. Abbiamo trovato nel 2013 una regione tecnicamente fallita – lo diceva la Corte dei Conti -, la sanità commissariata e un'incapacità strutturale a spendere i fondi europei. Oggi abbiamo i conti a posto, siamo usciti dal commissariamento della sanità e siamo stati premiati sulla nuova programmazione 2021-2027 perché abbiamo recuperato la capacità di spesa. La contabilità per governare però non basta e lo sforzo della maggioranza tutta, e del governatore Zingaretti in primis, è stato quello di dare un'anima all'azione di governo. Da parte mia ho tentato di interpretare quella connessione tra giustizia sociale e ambientale che dovrebbe ispirare l'azione amministrativa anche del futuro. Cito tra tutte tre leggi che portano la mia firma: l'allargamento del Parco dell'Appia Antica e poi il suo congiungimento con quello dei Castelli, che non è solo la realizzazione di quel sogno visionario di Antonio Cederna, ma è l'idea di un altro modello di sviluppo per il nostro territorio; la legge contro il capolarato e il grave sfruttamento; la vicenda della casa della donne Lucha y Siesta, in cui abbiamo affermato non solo di essere dalla parte dell'autonomia delle donne e dei loro percorsi, ma anche un'idea di città pubblica.

Il centrosinistra si presenterà alle elezioni però senza il "fattore Z" che ha fatto la differenza nel 2013 e nel 2018. La ricetta per battere ancora le destre?

Battere le destre è possibile e necessario, ma non possiamo sbagliare. Cominciamo dal dire una cosa: non c'è un altro Zingaretti. Non c'è in campo nessuna figura in cui si sovrappone la popolarità dell'uomo, con una capacità politica e di leadership in grado di tenere insieme dal M5s a Azione e Italia Viva, come non accade in nessuna altra amministrazione del Paese. Abbiamo confermato per la prima volta nel 2018 la maggioranza di governo nel Lazio, ma dieci anni sono lunghi e c'è un ciclo che si chiude, per questo innovare la nostra visione di governo per il Lazio e proiettarla nel futuro è una necessità. Se il nostro dovere è battere le destre nessuno pensi di campare di rendita, serve una coalizione larga ma anche con un programma e valori chiari.

Si comincia a parlare di primarie così come i retroscena presentano i primi candidati. Che ne pensa?

Sta crescendo anche grazie a Fanpage.it il dibattito intorno alle primarie. Ritengo siano uno strumento utile ma a due condizioni. La prima che non siano la conta tra le correnti, ma che sappiano stabilire un rapporto con il nostro popolo su tutto il territorio regionale. E la seconda condizione la affermo con grande fermezza: non possono essere un affare di soli uomini o con una quota femminile messa lì per non essere competitiva e non fare brutta figura… L'elezione di Cecilia D'Elia alle elezioni suppletive della scorsa settimana, è un bel segnale in questo senso, non solo una donna ma una femminista. Dobbiamo finirla con la "taglia unica": il politico adulto, maschio e bianco.

La candidatura di Cecilia D'Elia è arrivata scompaginando proprio gli accordi di "caminetto"…

Ed è quello che deve succedere anche per la Regione Lazio, rompere lo schema per allargare il campo e vincere. È una sfida che dobbiamo intraprendere subito, prima che sui nomi sull'ampiezza della coalizione e sugli elementi di innovazione politica e programmatica.

La sinistra si è presentata alle elezioni romane frammentata e divisa, ma con alcuni elementi importanti di novità. In questi anni è diventata un punto di riferimento importante per tante realtà sociali, associative, del terzo settore. Non sente la responsabilità di fare meglio nel 2023?

Ho letto la vostra intervista a Massimiliano Smeriglio e credo che abbia ragione. In un quadro ancora troppo frammentato a rimanere al palo è stata la sinistra ancorata alle sigle di partito, mentre con tutti i limiti del caso avanza una sinistra nuova, che ha un rapporto con e dentro la società, dai centri sociali ai municipi, nelle esperienze di mutualismo e associative. Personalmente  ho partecipato alla costruzione di Roma Futura, scommettendo sulla vitalità della rete Pop che presiedo, sul coraggio amministrativo dimostrato da Giovanni Caudo in III Municipio e sul gruppo di attiviste e attivisti che si è ritrovato attorno al nome di Claudia Pratelli, che non a caso è diventata assessora. Così come parla del nostro rapporto con il Terzo Settore l'elezione di Tiziana Biolghini e l'importante delega che ha in Città Metropolitana. Abbiamo avuto dei compagni di viaggio a cui credo una nuova sinistra debba guardare: Elly Schlein e la sua capacità di essere insieme radicale e concreta, il lavoro di Fabrizio Barca con il Forum Disuguaglianze e Diversità e Rossella Muroni con Green Italia, per un ecologismo che è anche lotta per la giustizia sociale. Non basta, ma uscire dalle liturgie che intrappolano la sinistra è possibile e necessario.

35 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views