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Raggi ha fallito sui rifiuti, ora mettiamo la parola fine alla discarica di Monte Carnevale

Marco Cacciatore – ex M5S oggi Europa Verde – ricostruisce la vicenda che ha portato agli arresti per corruzione di un imprenditore dei rifiuti e di una dirigente della Regione Lazio, in merito alla discarica di Monte Carnevale nella Valle Galeria, indicata anche dall’amministrazione Raggi come discarica per Roma. L’inchiesta è scaturita da un esposto proprio di Cacciatore in Procura.
A cura di Redazione Roma
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Una premessa: sono convinto che non dovrebbe spettare alle procure il compito di compensare i vuoti, colpevolmente lasciati dalla politica in merito a decisioni importanti per la vita dei cittadini. Ancora meno, si dovrebbe demandare all’azione della magistratura il riparare a scelte sbagliate, come quella operata dalla Giunta di Virginia Raggi – violando gli impegni presi in campagna elettorale – di individuare il sito di Monte Carnevale come discarica per Roma Capitale.

Dobbiamo oggi ammettere che l’azione della Procura di Roma, che ha portato agli arresti per corruzione in merito alla discarica a Monte Carnevale, rappresenta un elemento di chiarezza in questa tormentata vicenda. Io stesso, nel marzo 2020, dopo diversi atti politico-amministrativi andati a vuoto, mi trovai costretto a chiamare in causa gli inquirenti: depositai un esposto, evidenziando la scelta contraddittoria del Campidoglio rispetto al sito prescelto, e al contempo sollevando dubbi anche sugli atti degli uffici regionali, ma soprattutto avanzando il sospetto che attorno alla prospettiva di una nuova Malagrotta lo scenario si fosse evoluto a tutto vantaggio di soggetti privati, con grandi interessi nell’ambito della gestione dei rifiuti.

Si era appreso dalle cronache che proprietario del sito, mesi prima la decisione della Giunta Capitolina, era diventata una società che oggi detiene 2 discariche su 3 attive nel Lazio, e che se si fosse realizzata Monte Carnevale sarebbe oggi proprietaria di 3 siti di smaltimento su 4 nel territorio regionale. Neppure tre mesi dopo il mio esposto, si è appreso ancora dalla stampa che la Procura aveva aperto un'inchiesta su Monte Carnevale, facendo seguito al mio esposto unitamente a quello depositato da comitati cittadini, che ha infine portato all’esito di questi giorni.

Oggi che sono esponente di Europa Verde ha perfino poco senso ricordarlo, ma a seguito di quell’inchiesta il M5S – di cui all’epoca facevo parte – mi comminò una sospensione per aver presentato quell'esposto, con la motivazione che contraddicesse le decisioni della giunta Capitolina.

Fu la decisione della Giunta Capitolina a determinare il sito della Valle Galeria, nonostante le alternative fossero sul tavolo, per quanto tutte parimenti non idonee. Eppure la Maggioranza in Campidoglio si oppose a chi, dai banchi del M5S in Aula Giulio Cesare, proponeva di ampliare il ventaglio di scelta sui siti, prima che si giungesse alla scellerata individuazione di Monte Carnevale.

Si trattò in realtà di una decisione emblematica di uno dei principali fallimenti della Giunta Raggi, che che sul suo programma dichiarava esplicitamente "mai più discariche a Malagrotta". Basti pensare ai numeri: la giunta 5 Stelle è riuscita ad aumentare la raccolta differenziata solo del 3% (portandola da circa 43% a 46%), a fronte del 70% prospettato (il Sindaco marini fece +23% in due anni e mezzo). L’insipienza della sindaca ha prodotto una città sommersa dai rifiuti. Salvo poi, per porre riparo, far ricorso alla ricerca di discariche emergenziali, esportando rifiuti anziché fare passi per aumentare la differenziata (con Ama condotta al collasso), per predisporre impianti e puntare alla chiusura del ciclo.

I tempi sono maturi ormai per immaginare un altro orizzonte: un modello di gestione dei rifiuti che preveda, una volta aumentata la raccolta differenziata almeno rispettando le soglie di legge, localizzazioni diffuse e impianti leggeri, in modo da minimizzare l’impatto sui cittadini e sull’ambiente, soppiantando con investimenti pubblici l'estremo oligopolio (anzi quasi-monopolio) privato di pochi ed enormi soggetti. Tutti obiettivi riportati nel Piano Rifiuti regionale, che secondo la Sindaca sarebbe alla base di tutte le evoluzioni a cui si sono interessati gli inquirenti, nelle inchieste emerse in questi giorni. Peccato però che il Piano Regionale di Gestione Rifiuti, che mancava nel Lazio dal 2013 e che dal 2002 era di fatto privo di effetti, sia stato approvato 8 mesi dopo la sua scelta scellerata sulla localizzazione a Monte Carnevale della discarica di Roma.

Perché si realizzi uno scenario più vivibile – e indipendentemente dalle vicende giudiziarie, che faranno il loro corso – sarà necessario scrivere la parola fine sulla vicenda di Monte Carnevale. La sindaca deve prendere atto una volta per tutte che non è quello il sito adatto a diventare la discarica di Roma. Spero che Virginia Raggi se ne sia finalmente convinta e che revochi, come anticipato, la delibera di individuazione della discarica, datata dicembre 2019, da cui tutta questa brutta storia ha avuto origine.

Sarà mia cura proporre alla maggioranza regionale di fare altrettanto, revocando le procedure sulla discarica di Monte Carnevale. Non la merita la Valle Galeria, mentre Roma merita una gestione che inverta la rotta rispondendo alle esigenze di territori e comunità.

Marco Cacciatore – consigliere regionale di Europa Verde

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