Virginia Raggi riapre la discarica di Albano: da Roma 1.100 tonnellate di rifiuti al giorno
La discarica di Roncigliano ad Albano Laziale riapre. Virginia Raggi in qualità di sindaca della Città Metropolitana ha firmato l'attesa ordinanza, con la quale ne indica la riattivazione. L'impianto potrà accogliere fino ad un massimo di 1.100 tonnellate al giorno di scarti lavorati dagli impianti di trattamento, per un periodo di 180 giorni. La discarica era stata chiusa dopo che nel 2016 a seguito di un incendio che ne ha distrutto l'impianto di trattamento meccanico biologico. Il sito ospiterà i rifiuti di Roma Capitale. La decisione è arrivata come annunciato precedentemente, dopo un consulto e il via libera del provvedimento negli uffici della Città Metropolitana.
Protestano i sindaci della Provincia di Roma
Una misura presa come primo step per arginare l'emergenza rifiuti che ormai riguarda la Capitale che rischia di precipitare in una vera e proprio emergenza sanitaria e di peggiorare lungo l'estate. Sulle barricate i sindaci della Città Metropolitana per la scelta della sindaca di non individuare il sito della discarica all'interno dei confini del comune di Roma. Il sindaco di Albano Laziale Massimiliano Borelli, ai microfoni di Fanpage.it ha detto solo alcuni giorni: "Da Raggi neanche una chiamata: a barricate reagiremo con le barricate". Ieri in Campidoglio si è tenuta una manifestazione dei primi cittadini di molti comuni dell'hinterland da Fiumicino ai Castelli Romani alla Valle del Sacco durante il consiglio straordinario sui rifiuti. Tutti con la fascia tricolore uniti per denunciare la mancanza di dialogo da parte della sindaca e a chiedere che la Capitale si faccia carico autonomamente dei proprio rifiuti.
Emergenza rifiuti: l'ennesima provvedimento tampone
Alla fine la sindaca Virginia Raggi l'ha spuntata, non indicando nel territorio del comune di Roma la discarica. La scelta di Albano è l'ennesimo provvedimento tampone mentre la raccolta differenziata è al palo e soprattutto non si vede una soluzione immediata per la chiusura del ciclo dei rifiuti: alla capitale mancano gli impianti, mentre i soldi dei cittadini (i romani pagani la Tari più alta d'Italia) continuano a essere spesi per inviare l'immondizia fuori regione.