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Quella della giunta Rocca nel Lazio è una crisi irreversibile: cosa può accadere adesso

Confronto serrato nel centrodestra nel Lazio, Forza Italia chiede più potere nella giunta Rocca: cosa può succedere adesso e perché il ritorno al voto non è più un tabù.
A cura di Enrico Tata
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Il ritorno alle urne nel Lazio non è più un tabù. Ne ha parlato esplicitamente il segretario regionale di Fratelli d'Italia, Paolo Trancassini, che ieri ha detto all'Agenzia Nova: se non si risolve la crisi politica all'interno della giunta Rocca, "si va al voto". Un'affermazione che non ha certamente fatto piacere ai consiglieri di Forza Italia, che hanno risposto a stretto giro: "Se si tratta di una minaccia, non la temiamo".

I forzisti ieri hanno partecipato alla seduta del consiglio regionale "con senso di responsabilità". Allo stesso tempo, tuttavia, continuano a chiedere più potere in giunta: "Forza Italia da tempo chiede che le venga riconosciuto il suo peso politico e che tutte le forze di maggioranza possano legittimamente rappresentare la Regione Lazio, per una questione di dignità e di decoro istituzionale. Non badiamo alle dichiarazioni non utili al dialogo nella maggioranza e anzi riteniamo che sbagli chi parla di crisi, il nostro è un dialogo fatto soprattutto per affermare il buon governo. Se di questo non si terrà conto, faremo le nostre valutazioni".

La trattativa è in corso da ormai cinque mesi ed è tuttora in fase di stallo: sul piatto c'è la richiesta di Forza Italia, che ambisce a un peso maggiore all'interno della giunta regionale, forte dei suoi sette consiglieri (erano tre soltanto un anno fa): Marco Colarossi, Roberta Della Casa (entrambi ex 5 Stelle), Orlando Tripodi, Giuseppe Cangemi (entrambi ex Lega), Fabio Capolei, Cosmo Mitrano e il capogruppo Giorgio Simeoni. Ma Forza Italia può contare anche sull'appoggio di Nazzareno Neri, consigliere di Noi Moderati.

Quello di Forza Italia è il terzo gruppo per numero di componenti in consiglio dopo Fratelli d'Italia e Partito democratico. E quindi, di conseguenza, potrebbe essere la Lega a cedere potere in giunta. Il partito di Salvini ha un solo consigliere, ma ben due assessori: Simona Baldassarre, assessora alla Cultura, e Pasquale Ciacciarelli, assessore all'Urbanistica. Una delega, questa, molto ambita. Per questo negli ultimi mesi si era parlato del passaggio dell'Urbanistica all'assessore Giuseppe Schiboni, attuale assessore al Lavoro e alla Scuola. L'altro esponente di Forza Italia in giunta è Luisa Regimenti, attuale assessora al Personale. Per lei si era parlato della vicepresidenza al posto di Roberta Angelilli, Fratelli d'Italia.

La questione non riguarda soltanto Lega e Forza Italia, ma anche il partito di Giorgia Meloni, che attualmente può contare su sei assessori: Roberta Angelilli, Fabrizio Ghera, Massimiliano Maselli, Giancarlo Righini, Elena Palazzo, Manuela Rinaldi. Qual è il problema? Da una parte ci sono gli esponenti vicini a Fabio Rampelli, dall'altra quelli legati al ministro Lollobrigida e a Giorgia Meloni. Ghera fa parte del primo "schieramento", Righini del secondo. E nessuno vuole lasciare più spazio e potere all'altra componente.

Il presidente Rocca sta cercando di mantenere questo delicato equilibrio e più volte ha minacciato i partiti che avrebbe preso lui stesso la decisione in merito al possibile rimpasto di giunta. Ma per il momento il confronto tra i partiti della maggioranza resta in una fase di stallo. E il ritorno al voto non è più un'opzione impossibile.

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