Quattro gruppi di narcos emergenti si erano divisi Roma: 1 milione per una tonnellata di droga
Il modello criminale di Roma Est, dove spaccio, torture, estorsioni e agguati armati, doveva essere un esempio per il resto di Roma. Quattro potenti organizzazioni criminali si erano alleate ed avevano investito un milione di euro per l'acquisto di una tonnellata di droga da spacciare nella Capitale e nell'hinterland. Un business che in pochi giorni avrebbe portato nelle tasche dell'organizzazione cinque milioni di euro. Dalla Rustica, passando per Tor Bella Monaca, fino a estendere i tentacoli al Tuscolano, ai Castelli Romani.
"Zia siamo quattro in tutta Roma, ci siamo uniti in quattro gruppi. Quindi se arriva o l'uno o l'altro…, Io copro questa parte (la Rustica e Tor Sapienza ndr), l'amico mio fa parte di Roma sud e i Castelli, un altro fa Cinecittà, quindi quando arriva una cosa ce l'abbiamo tutti". A raccontare la geografia criminale della fitta rete di pusher, grossisti, rette e faccendieri internazionali del cartello della droga della Rustica, è proprio Daniele Carlomosti, finito in manette insieme ad altre 13 persone, in un'intercettazione ambientale con la zia, Cecilia Leo e la moglie Romina Faloci.
La droga direttamente dal Marocco
Attraverso i contatti diretti, con i broker in Marocco e in Spagna, corrompevano la "Guardia del Marocco" per far uscire via mare a bordo di un motoscafo i carichi "stupefacenti" dalla frontiera." Gli abbiamo dato 300. 000 mila euro, per il mare e per le guardie. La famiglia potente la paghi, e la "Guardia del Marocco" pure ma non la "Guardia Civil". In questa intercettazione ambientale fra Umberto Mancini, Daniele Fabbrini, Danilo Livi, Daniele Carlomosti, Fabio Pallagrosi e Federico Rosetti, si capisce con quale facilità si potevano corrompere le autorità Marocchine, mentre evidenziavano l'incorruttibilità della "Guardia Civil" spagnola.
Hashish di prima qualità della tipologia "Caldara – Aldara" detto anche "polline", rivendibile sul mercato romano a 3.000 euro al chilo e acquistabile all'ingrosso solo dalle potenti famiglie marocchine di narcotrafficanti, che fanno transitare i carichi via mare e per farli arrivare in Spagna, dove con i camion vengono trasportati in Italia fino a Roma dai corrieri reclutati dall'organizzazione che vengono pagati 15 mila euro a viaggio. I vertici dell'organizzazione criminale, nonostante gli emissari che avevano in nord Africa erano comunque molto diffidenti e temevano di essere truffati dai grossisti, che avrebbero messo nel maxi carico anche "fumo" di pessima qualità di valore inferiore. " … È buono buono. te ne accorgi dalla prima tavoletta che rompi, quando ti si spezza la tavoletta sopra, vuol dire che è vecchio".
Casilino, Centocelle e Tor Bella Monaca
Un maxi sequestro di 140 chili di droga, ad opera della polizia del distretto del Casilino avvenuto agli inizi del 2019 in un box a Torre Maura, dove la "retta" Danilo Capolecchia finì in manette, l'organizzazione criminale di Carlomosti si trovò in difficoltà perché non riusciva a soddisfare le richieste dei capi piazza delle altre zone dove gli indagati avevano il monopolio delle forniture. Lo stupefacente che venne sequestrato, secondo chi indaga serviva la zona di Centocelle e del Casilino.
Tuscolano e il reclutamento di nuove "leve" da impiegare nel narcotraffico
I rapporti con le piazze di spaccio di Cinecittà e del Tuscolano, avvenivano attraverso dei mediatori che secondo gli inquirenti erano gli emissari del clan Senese, che ha da un trentennio l'egemonia criminale nel quartiere e ne controlla anche gli approvvigionamenti di cocaina e di hashish."Senti io domani vado a vedermi con Senese" – diceva Daniele Fabbrini intercettato con Daniele Carlomosti. Un'intercettazione che mette in evidenza di come il gruppo della Rustica aveva esteso le sue propaggini anche al Tuscolano. A qualche chilometro di distanza, e precisamente in via Merulana in una panetteria storica, avvenivano alcuni degli incontri "fuori zona" per pianificare le forniture di hashish con giovani insospettabili e incensurati. " Questo è un pischelletto che se lo vedi… – diceva Daniele Carlomosti alla moglie Romina Faloci, riferendosi a Matteo D. P. Sono quelli meglio di tutti".
Le mani anche sui Castelli Romani
Nell'inchiesta della direzione distrettuale antimafia che ha delegato le indagini ai carabinieri del nucleo investigativo di via In Selci, è emerso uno spaccato criminale che ha portato alla luce una consorteria con altri 3 gruppi criminali che operano nell'hinterland, dove venne nominato "capofila" il cartello dei narcos de "La Rustica" con a capo Daniele Carlomosti. Proprio quest'ultimo prospettava a Matteo R. residente ai Castelli la capacità e possibilità di poter realizzare un rapporto di "mutua assistenza" fra gruppi di trafficanti dove Roberto V. si sarebbe dovuto incaricare della parte operativa.