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Quarticciolo: Don Coluccia e Rocca vogliono lo sgombero dell’ex Questura, Mantovano frena

Scontro nel centrodestra su come applicare il “Decreto Caivano” a Quarticciolo: al centro l’ipotesi di sgombero dell’ex Questura. Il rischio è che scelte delicate siano dettate più da esigenze politiche, che dall’obiettivo di risolvere i problemi del quartiere.
A cura di Valerio Renzi
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Per il futuro di Quarticciolo passano anche gli equilibri della destra romana, e forse chi sarà il prossimo candidato sindaco di Fratelli d'Italia (perché nessuno ha dubbio che il candidato spetta al partito di Giorgia Meloni.

Ma iniziamo dal principio.

Il 23 dicembre 2024 il Consiglio dei Ministri licenzia un decreto con il quale intende applicare il cosiddetto "Modello Caivano" in altre sei periferie italiane. Parliamo dei quartieri di Scampia a Napoli, di Rozzano a Milano, di Rosarno in provincia di Reggio Calabria, di San Cristoforo a Catania e di Borgo Nuovo a Palermo. E ovviamente della borgata di Roma Est, finita ora sotti i riflettori.

Il Modello Caivano consiste sostanzialmente in un massiccio investimento di risorse in questi quartieri. L'idea è che l'intervento dello Stato con infrastrutture e con una presenza massiccia possa migliorare la vita di chi vi abita, riportando la legalità in luoghi in mano allo spaccio e alla criminalità organizzata, e offrendo delle alternative in particolari ai più giovani con spazi dedicati allo sport e alla vita civile.

Per fare in modo che gli interventi previsti avvengano in tempi lampo rispetto alle normali procedure, il governo ha deciso di nominare un commissario, che altri non è che Alfredo Mantovano, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Secondo i suoi detrattori questo "modello" avrebbe però molti difetti. Prima di tutto non coinvolgerebbe la società civile, calando dall'alto soluzioni che senza il coinvolgimento degli attori territoriali rischiano di diventare cattedrali nel deserto. Il secondo difetto è che punta troppo sulla militarizzazione del territorio, senza pensare a intervenire sulle condizioni sociali che portano al proliferale di alcuni modelli criminali.

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Veniamo ora a Quarticciolo. Questa borgata della periferia Est di Roma, 6.000 abitanti per un quartiere composto in maniera esclusiva da edilizia residenziale pubblica, è da diverso tempo al centro dei riflettori, soprattutto per i fenomeni connessi allo spaccio. Negli ultimi due anni qui è emerso un tipo di mercato nuovo, con un sistema di pusher che si basa soprattutto sull'impiego di cittadini stranieri pagati a "giornata", utilizzati per vendere crack.

Una sorta di capolarato dello spaccio che ha fatto venire meno anche il consueto sistema di controllo del territorio delle organizzazioni criminali (quello che vediamo all'opera ad esempio in quartieri come San Basilio e Tor Bella Monaca), basato sull'imposizione di "legge e ordine" da parte dei clan. Invece Quarticciolo è diventato una specie di far west.

Non è così strano dunque che il governo, dovendo pensare a un quartiere dove intervenire con un'operazione spendibile anche sul piano del consenso, abbia pensato a inserire proprio questa borgata romana nel Decreto Caivano.

Eppure questa scelta non sarebbe piaciuta a diversi nel centrodestra, in particolare dentro Fratelli d'Italia. Il presidente dell'unico municipio governato dal centrodestra, Nicola Franco minisindaco di Tor Bella Monaca, aveva scritto a Meloni chiedendo che nel provvedimento fosse incluso il quartiere di Villaggio Falcone, che insiste proprio nel VI Municipio. Una richiesta sostenuto da Fabio Rampelli, che ormai fatica a nascondere la propria voglia di essere il prossimo candidato sindaco.

Ora lo scontro si sta concentrando attorno allo sgombero dell'ex Questura di via Ostuni. Perché il Quarticciolo non è solo un territorio pieno di problemi, ma anche un laboratorio per una delle esperienze sociali più innovative del panorama cittadino. Un comitato di quartiere che ha fatto nascere una palestra, un dopo scuola, una stamperia. Che quotidianamente si impegna nel rappresentare i bisogni del territorio, e che ha sede proprio nell'occupazione abitativa. Sabato scorso circa 500 persone hanno risposto all'appello per un'assemblea in difesa dell'occupazione, chiedendo la piena applicazione del piano casa di Roma Capitale che ne prevede il recupero.

Il commissario Mantovano avrebbe offerto in questo senso rassicurazioni: sarà il comune a dare l'indirizzo degli interventi, e da parte sua non c'è nessun interesse o bisogno di arrivare allo sgombero dello stabile. Dall'altra parte però il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca insiste: lo stabile va sgomberato per realizzarvi una caserma dei carabinieri, e magare dare spazi ad associazioni e gruppi più vicini. Nota bene: la Regione Lazio è proprietaria dell'immobile.

C'è anche un altro attore che, insieme a Rocca e a parte di Fratelli d'Italia, spinge per aprire un fronte muscolare a Quarticciolo: Don Antonio Coluccia, il parroco "anti spaccio", ormai vero e proprio testimonial del centrodestra. Proprio Coluccia, sempre più presente con blitz nel quartiere che hanno creato anche gravi momenti di tensione, non fa mistero del suo desiderio di vedere cancellata l'esperienza del comitato di quartiere e della palestra.

Sullo sfondo rimane la questione degli sgomberi. Con un metodo inaugurato proprio dallo stesso ministro Matteo Piantedosi quando era Prefetto a Roma, negli ultimi anni si è evitato di arrivare a sgomberi forzosi, piuttosto il tentativo per liberare gli immobili è quello di costruire il passaggio da casa a casa per chi è in una condizione di emergenza. Fratelli d'Italia e la destra, che già scaldano i motori per le prossime comunali, vorrebbero invece riaprire una stagione di sgomberi. Cominciando, perché no, proprio dal Quarticciolo. E su questa strada c'è un altro ostacolo: il prefetto Lamberto Giannini, un funzionario di altissimo livello e molto ascoltato, non è per nulla d'accordo.

Quello che si rischia è che le prossime scelte su un territorio dedicato come quello di Quarticciolo, siano dettate più da scontri ed esigenze politiche, che dall'obiettivo di risolvere i problemi di chi vi abita.

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