Psicologo forense condannato per stalking e lesioni alla ex: “Non arriverai a casa, ti sotterro”
Un anno di reclusione per stalking e lesioni personali è la condanna che il giudice ha stabilito nei confronti di un trentaduenne psicologo forense. Ha perseguitato e picchiato la sua ex compagna, perché non aveva accettato che la loro relazione fosse finita. "Non arriverai a casa viva oggi, ti sotterro" era una delle frasi che le rivolgeva per terrorizzarla. Un comportamento che ha fatto vivere la vittima nella paura, costringendola a cambiare abitudini di vita. L'imputato è finito a processo, che si è celebrato con rito abbreviato, difeso dall'avvocato Alessio Festa. Dovrà seguire un percorso dedicato al recupero per uomini maltrattanti. La ex si è costituita parte civile nel processo, difesa dall'avvocata penalista Luana Cascone. Per il trentaduenne la Procura aveva chiesto quattro mesi in più rispetto alla alla pena stabilita dal giudice.
Secondo quanto ricostruito in sede d'indagine prima e processuale poi i fatti risalgono all'estate del 2023, quando il trentaduenne ha strappato dalle mani della donna il telefono, mentre parlava con un collega. L'ha poi aggredita, minacciando che l'avrebbe uccisa. La relazione tra la coppia è andata avanti fino a febbraio 2024, quando lo ha lasciato. In quel frangente l'uomo è andato in escandescenze, perché la compagna non è riuscita ad arrivare in tempo al suo compleanno, minacciandola di morte, di crearle problemi al lavoro e di fare del male alla sua famiglia. Il giorno dopo in occasione di una fantomatica richiesta di chiarimento ha cercato di soffocarla, stringendole le mani intorno al collo.
Quest'ultimo episodio ha richiesto per la donna una visita in ospedale. Chiamata un'ambulanza, la paziente è stata refertata con cinque giorni di prognosi a seguito dell'aggressione subita. Ha riportato un trauma cranico e multiple escoriazioni da aggressione. La donna ha chiuso con l'ex qualsiasi canale comunicativo, bloccando chiamate e messaggi. Lui ha continuato a cercarla tramite email, chiedendole un ulteriore "incontro chiarificatore". Ma lei non ha mai accettato, perché sapeva che le avrebbe fatto del male. Ha sporto denuncia, quando lo ha trovato alla stazione del treno, non sentendosi sicura e capendo che il quadro sarebbe ulteriormente degenerato. L'imputato, sottoposto a divieto di avvicinamento alla ex con braccialetto elettronico, è finito a processo e condannato.