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Opinioni

Protestano per la morte di Lorenzo, studenti tornano a casa con la testa rotta dai manganelli

Una carica scomposta contro un cordone di ragazzi giovanissimi a mani nude è l’immagine di una politica chiusa nei Palazzi che non sa ascoltare, né accogliere le istanze che vengono da una generazione di cui tutti parlano ma a cui nessuno risponde davvero.
A cura di Valerio Renzi
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Lorenzo Parelli è morto a Udine mentre era al suo ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro. Una putrella di ferro gli è precipitata in testa uccidendolo a 18 anni lo scorso venerdì. Poche ore dopo a Pomezia, in provincia di Roma, un anziano di 65 anni cadeva da un impalcatura perdendo a sua volta la vita. Due immagini, due istantanee di come il lavoro uccide nel nostro paese, due ingiustizie a cui nessuno ha come priorità di porre rimedio.

La morte di un ragazzo così giovane in un cantiere, mentre era impegnato in un percorso formativo, mentre era virtualmente a scuola, ha provocato grande impressione e commozione. Gli studenti e le studentesse di Roma hanno deciso di non vivere la loro indignazione solo sui social. Dopo l'occupazione di sessanta scuole sembrano voler rimanere protagonisti della scena pubblica, una delle pochissime forme di opposizione sociale al governo Draghi nel paese, sintomo della vitalità di una generazione che ha vissuto anni cruciali di formazione tra lockdown, didattica a distanza e restrizioni, e che a partire da questa condizione peculiare (e poco prima dalla questione climatica) ha scoperto l'impegno politico.

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Ieri al Pantheon, alla manifestazione autoconvocata in una manciata di ore dai collettivi delle scuole, non c'erano "anarchici e antagonisti", come riportato da alcuni mezzi di stampa. Ma giovani decisi a portare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla morte di uno studente sul lavoro, mentre gli inquilini dei vicinissimi Palazzi sono rintorcinati su loro stessi nella discussione sull'elezione del prossimo Presidente della Repubblica.

Succede così che alla determinazione di avvicinarsi a quei Palazzi le forze dell'ordine rispondano con una carica scomposta contro un cordone di giovanissimi a mani nude. Il bilancio è di tre studenti feriti, costretti a ricorrere alle cure mediche, tornati a casa la sera con diversi punti. Una gestione dell'ordine pubblico che non ha lasciato spazio a un momento di trattativa, con la scelta della Questura di non contenere la piazza ma di allontanarla con determinazione. Voltate le spalle al Parlamento il sit in si è poi trasformato in un corteo arrivato sotto alla sede del Miur. Ancora un palazzo vuoto, spento, impermeabile alle istanze di chi manifestava sotto le sue finestre.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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