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Pronto soccorso al collasso nel Lazio, Mattia (Pd): “Rocca investa, stop a medici gettonisti strapagati”

Eleonora Mattia (Pd) a Fanpage.it: “Basta considerare che i cosiddetti ‘medici a gettone’, rispetto ai 45 euro l’ora dei medici strutturati, costano alla Regione Lazio dai 150 ai 250 euro l’ora ed oltre 1000 euro per un turno di 12 ore. Per questo con una mozione abbiamo chiesto a Rocca di vietare il ricorso i cosiddetti gettonisti”.
A cura di Enrico Tata
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La situazione nei Pronto Soccorso del Lazio è definita drammatica in queste settimane dai sindacati e dalle associazioni di categoria. Gli accessi sono numerosi e causa del sottodimensionamento degli organici le attese per i pazienti sono infinite. Un’emergenza annunciata, Eleonora Mattia, consigliera regionale Pd?

Sì, il sottodimensionamento d’organico nei Pronto Soccorso, nelle strutture sanitarie e persino dei medici di base, che in genere fanno da “primo filtro” per le richieste dei pazienti, è un mix esplosivo sotto gli occhi di tutti e al centro dell’allarme lanciato spesso da più parti. Ad esempio secondo il report della Fondazione Gimbe il Lazio, di questo passo, nel 2025 sarà la prima regione in Italia col minor numero di medici di base. Lo scorso 22 dicembre ho depositato un’interrogazione al Presidente Rocca, con delega alla Sanità, sulle gravi criticità e i lunghi tempi di attesa di autoambulanze del 118 e nei Pronto Soccorso di Roma e del Lazio, soprattutto in seguito all’incendio di Tivoli e in vista del periodo delle festività, per chiedere al governatore quali contromisure immediate intendesse predisporre al fine di ridurre i tempi d’attesa. I primi di gennaio, dopo circa 10 giorni da quella segnalazione, di nuovo il sovraffollamento: secondo la Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza (Simeu), solo nel Lazio, nella mattina del 2 gennaio, erano oltre 1.100 i pazienti in attesa di ricovero nei Pronto Soccorso.

Eleonora Mattia (Pd)
Eleonora Mattia (Pd)

Eppure il presidente aveva promesso di risolvere l’emergenza pronto soccorso comprando posti letto nelle strutture accreditate, sia prima che dopo l’incendio dell’ospedale di Tivoli. Non basta?

Dobbiamo considerare che l’Ospedale di Tivoli era l’unico Dipartimento di Emergenza e Accettazione (DEA) di primo livello dell’ASL Roma 5, che ha lasciato 450mila cittadini di 76 Comuni senza un punto di riferimento per le urgenze. Un bacino di utenza che, come dimostrano i fatti a oltre un mese di distanza dal rogo, non poteva essere soddisfatto aggiungendo solo 10 autoambulanze e 178 posti letto in più in presso cliniche private accreditate. Anzi, ad oggi, la mancata bonifica della struttura; la chiusura del reparto di Emodinamica, fondamentale per le patologie cardiache; la fuga di medici e il trasferimento di materiali e macchinari non ci fanno ben sperare sulla celere riapertura dell’Ospedale di Tivoli, promessa all’inizio dal Rocca ma sembrano essere tutti indicatori di un progressivo svuotamento del servizio sanitario pubblico locale. Oltre a riversarsi su altre zone, come sta già accadendo, il rischio è che i pazienti, soprattutto quelli meno abbienti, possano rinunciare alle cure.

Lei ha presentato una mozione che chiede a Rocca di dire stop ai medici ‘gettonisti’, che tra l’altro costano molto di più rispetto agli strutturati. Perché è importante?

È importante sia per il contenimento dei costi pubblici che per la qualità del servizio pubblico. A fare per prima questo tipo di osservazioni non sono stata io ma la Procura della Corte dei Conti, nell’ambito dell’ultimo giudizio di parifica. Basta considerare che i cosiddetti ‘medici a gettone’, rispetto ai 45 euro l’ora dei medici strutturati, costano alla Regione Lazio dai 150 ai 250 euro l’ora ed oltre 1000 euro per un turno di 12 ore. In base a fonti di stampa, negli ultimi sette mesi ammonterebbero ad oltre 8 milioni complessivi i fondi pubblici regionali spesi in affidamenti a cooperative e società di servizi per coprire posizioni e turni scoperti negli ospedali. Un esborso insostenibile. Per questo abbiamo chiesto di vietare medici e personale sanitario ‘a gettone’, come già fatto tra l’altro dalla Regione Lombardia e sui cui si stanno muovendo anche altre Regioni come Piemonte ed Emilia Romagna.

Servirà a qualcosa il concorsone bandito dall’asl Roma 6 per i medici di medicina d’urgenza? È abbastanza?

È un piccolo passo in avanti ma la direzione da seguire è invertire in maniera massiccia la rotta finora perseguita dalla Giunta Rocca. Sin dall’inizio della legislatura, infatti, da un lato ha bloccato le assunzioni nel servizio sanitario regionale e, dall’altro, ha fatto ricorso ai privati per decongestionare liste d’attesa e rete ospedaliera. Bisogna invece investire in maniera strutturale nel potenziamento di una sanità pubblica, che definisca le sue priorità in base ai bisogni e non alla produttività, cioè al numero di prestazioni erogate. Questo vuol dire quindi investire soprattutto sulla prevenzione, per anticipare una diagnosi più grave che comporterebbe più cure, e quindi più costi e sofferenza per sistema sanitario e pazienti, soprattutto per quelli delle fasce sociali più deboli. In sintesi: una sanità più equa è una sanità migliore per tutti.
Tra le azioni più urgenti: accelerare lo scorrimento delle graduatorie vigenti e il completamento delle procedure concorsuali programmate o in corso; incentivare la flessibilità di impiego del personale sanitario interno, anche in via provvisoria tramite comando o distacco; limitare il ricorso a personale esterno solo con contratti libero professionali, ovvero stipulati con il singolo medico per un determinato periodo e con un tetto alle retribuzione; incentivare il personale sanitario che lavora nei Pronto Soccorso, visto il progressivo invecchiamento della popolazione.

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