Processo factotum Gina Lollobrigida, Piazzolla: “Era lei che non voleva vedere figlio e nipote”
"Non sono stato io ad impedirle di vedere il figlio, era lei che non voleva": sono queste le parole che Andrea Piazzolla ha pronunciato durante l'ultima udienza del processo in cui è accusato di circonvenzione di incapace ai danni di Gina Lollobrigida. Piazzolla, secondo le accuse del figlio Mirko Skofic, avrebbe sottratto beni dal valore di milioni di euro all'attrice fra il 2013 e il 2018. Come si legge oggi ne il Corriere della Sera, in aula Piazzolla ha dichiarato: "Le dicevo che doveva vedere il figlio e lei non voleva e lei mi rispondeva: se mi vuoi far sentire male continua a parlare".
Una circostanza diversa, invece, avrebbe allontanato la diva 95enne anche dal nipote Dimitri: "Si sono allontanati per via di alcune foto che lui aveva sui social che lo ritraevano mentre aveva rapporti sessuali con delle ragazze – ha spiegato Piazzolla che aveva messo al corrente l'attrice – Non volevo che si rovinasse la sua reputazione".
L'accusa del figlio Mirko Skofic
A dare inizio al processo è stata la querela del figlio di Gina Lollobrigida, Mirko Skofic, difeso dagli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silveri. Lo scorso marzo, durante un'udienza, aveva testimoniato contro Piazzola, il factotum 35enne della mamma definendolo come "una persona si è approfittata di una sua debolezza". Oltre che per circonvenzione d'incapace, Piazzolla è accusato anche di aver messo all'asta una cinquantina di oggetti appartenenti alla donna fra cui cimeli, opere d'arte e mobili d'arredo della sua villa sull'Appia Antica, per un totale di 350mila euro. All'asta anche alcune auto di lusso, fra cui una Jaguar da 130mila euro, mentre i suoi conti correnti sono stati svuotati.
Il patrimonio di Gina Lollobrigida
Piazzolla da tuttofare era presto diventato l'amministratore della società che gestiva il patrimonio milionario dell'attrice, ma quando gli è stato chiesto a quanto ammontasse ha rivelato di non saperlo: secondo l'accusa, sostenuta dalla pm Eleonora Fini, sarebbe stato proprio Piazzolla a mettere all'asta gli oggetti e a prosciugare i conti. Quando il giudice ha deciso di nominare un amministratore di sostegno della donna, nei conti di Gina Lollobrigida c'erano soltanto 117 euro, nonostante la vendita dei gioielli e dei tre appartamenti in via San Sebastianello, a pochi passi da piazza di Spagna, che avrebbe fruttato rispettivamente 3,8 milioni e 2 milioni e 100mila euro.
Interrogato su questo, Piazzolla ha risposto: "Non avevo accesso ai conti di Montecarlo e quando parlava con i banchieri non ero presente: mi ha fatto dei bonifici, ma non so quantificarne il valore. Non so cosa ne ha fatto Gina dei soldi, probabilmente sono serviti per la gestione della villa e per il suo tenore di vita". La villa a cui si riferisce è proprio quella su via dell'Appia Antica: "Il valore commerciale si aggira intorno ai 7 milioni, ma essendo la villa di Gina Lollobrigida c’è chi ha offerto fino a 20 milioni".
Le vendite delle auto e il denaro a Piazzolla
Secondo Piazzolla, i tentativi di vendita (alcuni riusciti) dei beni di Gina Lollorigida erano nati dalla volontà di aiutare il figlio: "Mirko doveva pagare 18mila euro al mese l’ex moglie e Gina lo voleva aiutare. Mi ha chiesto di vendere le macchine per non inasprire i rapporti con lui". Con la vendita delle due automobili, una Ferrari venduta nel 2014 e una Porche nel 2015, sono arrivati 90mila euro, mentre quelli della Ferrari sono stati versati sul contro dell'imputato. "Non ho mai percepito uno stipendio", avrebbe poi aggiunto durante il processo, nonostante risultino diversi bonifici ricevuti da parte dell'attrice. A questi, inoltre, si aggiungono i 117mila euro versati nella società aperta dal 34enne: "Era una donazione", avrebbe dichiarato a riguardo.