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Primarie, Ciani (DemoS) e gli strani moderati che dicono “basta case senza gente e gente senza casa”

Diritto all’abitare, tutela di anziani e cittadini disabili, lotta alle disuguaglianze. È questa la proposta politica di Paolo Ciani di DemoS candidato alle primarie del centrosinistra a Roma del prossimo 20 giugno. Strani questi moderati cattolici che sui temi del welfare e della povertà sembrano più di sinistra di tanto PD.
A cura di Valerio Renzi
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Paolo Ciani è uno dei sei candidati alle primarie del centrosinistra a Roma. Consigliere regionale nel Lazio e segretario di DemoS – Democrazia Solidale, porta all'interno della competizione la voce di un mondo – quello dell'associazionismo cattolico e di tanto volontariato – che può essere un valore aggiunto nella competizione, a cominciare dalla Comunità di Sant'Egidio da cui proviene lo stesso Ciani e un'ampia parte di chi oggi è impegnato in DemoS. Un mondo che sulle questioni etiche non può che avere posizioni distanti dalla sinistra, ma che sui temi sociali ha posizioni spesso più radicali di tanti dirigenti del centrosinistra che vengono dal mondo postcomunista.

"Non è più tollerabile vedere tante case e tanti spazi vuoti, e tanta gente senza casa", dice Ciani prendendo a presto uno slogan caro al movimento antagonista. Ma il diritto alla casa, il rafforzamento del welfare e l'attenzione agli anziani e ai più fragili sono proprio il terreno privilegiato della proposta di DemoS, che non è un caso che come capita per molte posizioni di Papa Francesco, spesso si trova più in sintonia con la sinistra sinistra che con il campo dei moderati a cui dovrebbe ascriversi.

"Il nostro obiettivo è quello di rappresentare dei mondi e delle persone in questa città che per tanto tempo non si sono sentiti rappresentare dall'offerta partitica, da una politica spesso lontana, molto tecnica e un po' autoreferenziale, tanti cittadini impegnati nelle associazioni e quotidianamente nel sociale", sintetizza Ciani. E proprio sulle politiche sociali il giudizio sull'amministrazione Raggi è senza appello: "C'è un dato oggettivo, cioè che in questi anni sono cresciute le disuguaglianze, a Roma è cresciuto il divario più che altrove. La crisi prima sanitaria e poi sociale ed economica dovuta al Covid ha avuto un ruolo importante, tanti hanno perso il lavoro o sono in difficoltà. In questi anni, purtroppo, già prima del Covid, l'amministrazione non ha dato risposte concrete alle sofferenze dei cittadini anche laddove aveva il potere".

"Cito due esempi che mi hanno molto colpito, anche dal mio osservatorio di consigliere regionale. I soldi del progetto ‘Dopo di noi', per consentire un'autonomia alle persone con disabilità. – prosegue l'esponente di DemoS – Soldi per una progettualità importante che l'amministrazione capitolina non è stata in grado di spendere rimandandoli indietro. E poi c'è l'altro grande tema degli anziani. Non è cresciuta la vicinanza agli anziani, l'assistenza domiciliare, mancano cura e attenzione, quando i nostri anziani rappresentano una fetta fondamentale della nostra società e sono sempre più soli e isolati. I casi di persone anziane trovate senza vita in casa dopo quindici, venti giorni dai vicini senza che nessuno se ne accorgesse sono una ferita per tutti noi, ma in particolare per chi ha il dovere di amministrare la cosa pubblica".

E mentre tutti parlando di Giubileo per parlare di opere e infrastrutture, come è giusto che sia Paolo Ciani ci rintraccia anche la necessità di rimettere Roma al centro della scena globale come simbolo di valori universali e speranza: "Purtroppo Roma ha rinunciato alle Olimpiadi, a un grande evento che si sarebbe potuto fare in questi anni… io dico sempre scherzando che il Giubileo del 2025 si farà comunque a prescindere di chi governerà Roma. Credo che il tema del Giubileo, della presenza del Papa, pone il tema di Roma come città universale. Sarà un'occasione per compiere delle opere sicuramente, ma anche per rimettere al centro della riflessione e della proposta di Roma per il mondo, quello che questa città può essere, non una città provinciale e ripiegata su stessa come è adesso".

Il 20 giugno si avvicina intanto, e la paura del flop ai gazebo è tanta. Ma di chi è la colpa? "C'è un po' una sordina sulle primarie… non do la colpa a nessuno, ma è evidente che ci sta poco dibattito pubblico e questo è un grosso limite. Da tempo i grandi giornali e le tv hanno deciso chi devono essere i candidati, al di là delle dinamiche reali. Da una parte c'è una richeista di partecipazione e mobilitazione, poi quando questo avviene è poco raccontato, ma in tanti che siamo impegnati nelle primarie questa voglia di riscatto la stiamo incontrando nei territori e nelle persone che riusciamo a raggiungere".

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