Possibile caso di coronavirus in un nido del III Municipio: “Sistema ‘bolle’ ha funzionato”
"È emerso oggi un sospetto caso di positività al coronavirus da parte di un bimbo iscritto al nido Casa dei Bambini del III Municipio per cui si attende l’esito del tampone già effettuato". A comunicarlo in una nota congiunta sono Giovanni Caudo e Claudia Pratelli, rispettivamente presidente e assessora alla scuola del III Municipio di Roma, aggiungendo che "il bambino, ovviamente, stamattina non si è recato nella struttura". La notizia arriva il giorno dopo la riapertura per tutti i bambini dai zero ai tre anni dei 16 asili nido presenti nel Municipio, riorganizzati con una divisione in "bolle", ossia gruppi sempre composti dagli stessi educatori e gli stessi bambini (per un massimo di sette), in modo da rispettare tutte le norme anti-Covid e limitare il rischio di contagio.
Proprio il sistema delle "bolle" è stato elogiato da Caudo e Pratelli, poiché in questo modo "si è attivato immediatamente e senza difficoltà il meccanismo di prevenzione, che prevede l’isolamento fiduciario dei componenti della ‘bolla', i quali oggi, avvisati in tempo reale, non si sono presentati a scuola fine di garantire la massima sicurezza di tutti". In questo modo, concludono i due principali esponenti del III Municipio, è stato possibile proseguire con le attività scolastiche in sicurezza: "I meccanismi di protezione sono scattati immediatamente e nuove disposizioni seguiranno sulla base dell’esito del tampone".
La sede del III Municipio chiusa per un dipendente positivo
Il possibile caso di positività alla Casa dei Bambini non è l'unico problema che il minisindaco Giovanni Caudo ha dovuto gestire negli ultimi giorni. Lo scorso 8 settembre gli uffici della sede del III Municipio, situata in via Fracchia, sono stati chiusi dopo che un dipendente è risultato positivo al coronavirus. Il protocollo per la salvaguardia della salute dei dipendenti venne subito attivato, coinvolgendo la Asl per il tracciamento dei contatti. Caudo si scusò per i disagi che i cittadini avrebbero potuto affrontare, evidenziando però che salvaguardare la salute di tutti era la priorità in quel momento.