Camorra, mafia albanese e ‘ndrangheta: i legami di Valeri padre dietro il sequestro del figlio
Quando è stato bloccato in via Locorotondo, mentre si incontrava con un pusher del Quarticciolo, sembrava un corriere incaricato di consegnare un carico di droga. Ma quando gli agenti hanno controllato la targa della Fiat Punto nera, su cui viaggiava Vincenzo Emauso, si sono accorti che era il mezzo su cui era stato caricato con forza Danilo Valeri, il giovane sequestrato a Ponte Milvio il 22 dicembre scorso davanti al ristorante giapponese "Moku".
Il fornitore è stato bloccato nella piazza di spaccio, all' angolo tra Via Palmiro Togliatti e la Prenestina, gestita dalle famiglie De Vito, Pace e Cori, dove era stata già ipotizzata la mano della camorra per il rifornimento all'ingrosso della cocaina. Durante l'udienza di convalida dell'arresto, il pubblico ministero Mauro Masnaghetti, ha chiesto la custodia cautelare in carcere, ma il giudice, dopo una richiesta di patteggiamento da parte del legale di Emauso, ha concesso gli arresti domiciliari in attesa della sentenza che è stata rinviata a fine marzo.
Ma adesso il filone principale dell'inchiesta sul sequestro lampo di Danilo Valeri, coordinata dal sostituto procuratore Mario Palazzi, della direzione distrettuale antimafia, mira a ricostruire la fitta rete di rapporti che Danilo Valeri e il padre Maurizio, gestore di almeno due piazze di spaccio a San Basilio, avevano oltre che con la criminalità albanese anche con la camorra, che negli ultimi tempi è entrata in conflitto con la ‘ndrangheta che, nella Capitale, offre importanti canali di approvvigionamento della cocaina e si occupa anche del recupero dei crediti maturati nel narcotraffico.
Secondo la ricostruzione effettuata il giorno del rapimento, sarebbero state sei le persone che fecero irruzione dentro al locale portando via il giovane, Danilo Valeri, figlio di Maurizio alias "il Sorcio" – coinvolto in alcuni blitz antidroga a San Basilio e proprietario di un autolavaggio su via del Casale di San Basilio.
Da quello che è emerso durante la perquisizione dopo l'arresto di Vincenzo Emauso al Quarticciolo, lo stupefacente che veniva consegnato, era già diviso in "palloni" (involucri contenenti centinaia di singole dosi a loro volta divise in piccoli sacchetti contenenti ciascuno almeno una decina di dosi). Sulla vicenda indagano gli inquirenti dell' antimafia, ipotizzando un sequestro a scopo di estorsione. Lo stesso reato che si ipotizza per la morte del pr pugliese Francesco Vitale conosciuto come "Ciccio barbuto", precipitato dal tetto di un palazzo in via Pescaglia mentre fuggiva dai suoi carcerieri. Per il sequestro sono stati arrestati Daniele Fabrizio e Sergio Placidi.