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Poco più di 100 profughi afgani e il sistema di accoglienza è in tilt: Raggi faccia la sua parte

Con l’arrivo dei collaboratori di organizzazioni e della diplomazia italiana in Afghanistan la Prefettura di Roma blocca gli ingressi nei centri d’accoglienza così da avere spazi a disposizione, ma l’obiettivo dovrebbe essere offrire un’accoglienza degna a tutti quelli che ne hanno diritto. Virginia Raggi ha detto che Roma è pronta a fare la sua parte per accogliere chi scappa, lo cominci a fare subito mettendo strutture comunali a disposizione come promesso.
A cura di Valerio Renzi
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A Roma ci vogliono tre mesi, spesso anche di più, per trovare un posto in un centro d'accoglienza ex Sprar. Le strutture sono sature e, negli ultimi mesi, con la dismissione da parte della coop Eta Beta di molti posti nei Cas, la situazione si è fatta ancora più critica. Ieri la Prefettura di Roma ha dato un segnale chiarissimo a tutti gli enti coinvolti: fermate gli ingressi nel sistema d'accoglienza. La ragione? La necessità di gestire l'arrivo dei profughi dall'Afghanistan. Non parliamo delle migliaia di afgani che sono in marcia già ora sulla rotta balcanica, esposte alla violenza – anche della polizia in particolare croata – e che terminano il loro viaggio spesso al confine italiano, respinti illegalmente o con un rimpatrio forzato, ma dei cittadini afgani rimpatriati e atterrati nella capitale, impiegati con organizzazioni o con le strutture diplomatiche italiane e esposti a possibili rappresaglie.

Ieri la sindaca Virginia Raggi, con una lettera indirizzata al ministro degli Esteri, lanciava un appelloper l'accoglienza e i corridoi umanitari dall'Afghanistan, chiarendo che Roma è pronta a fare la sua parte. "Garantisco che sin da subito siamo pronti – ha scritto la prima cittadina – a mettere a disposizione le strutture comunali per contribuire alla accoglienza dei rifugiati, delle donne, degli studenti e delle studentesse, dei bambini e di chi è in procinto di essere rimpatriato".

Mettendo da parte per un momento quanto la capitale in questi anni sia stata poco accogliente, tra sgomberi e allontanamenti forzati di richiedenti asilo e rifugiati, sarebbe il caso un impegno immediato da parte del Campidoglio per mettere a disposizione nuovi posti d'accoglienza, a cominciare dalle strutture comunali di cui Raggi ha parlato ieri. Vale la pena ricordare come i posti nel circuito di accoglienza Sai ex Sprar vengono messi a bando dal Ministero dell'Interno e sono gli enti locali che se ne fanno carico. Sta alle amministrazioni comunali scegliere come gestirli, nessuno obbliga ad affidare l'intero servizio agli enti di terzo settore, nulla vieta ad esempio che gli spazi per un'accoglienza diffusa ed efficace si possa usare il patrimonio pubblico, non solo per l'emergenze.

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