Pistola ad detenuto, un agente confessa: “L’ho data io, minacciavano di morte la mia famiglia”
Ci sarebbe una volta nella vicenda della sparatoria all'interno del carcere di Frosinone, con un detenuto che si era procurato una pistola aprendo il fuoco contro le celle dei suoi "rivali". La pistola, contrariamente a quanto pensato finora, non sarebbe infatti arrivata con un drone dall'esterno all'interno della struttura, ma sarebbe invece stata ceduta da uno dei poliziotti al detenuto stesso, che poi l'ha utilizzata per la sparatoria. Lo ha raccontato Repubblica.it che ha raccolto la denuncia dell'agente di polizia penitenziaria, che ha spiegato di aver agito perché la sua famiglia era in ostaggio di criminali che avrebbero fatto loro del male se non avesse consegnato la pistola.
Avevano sequestrato mia moglie e i miei figli. Li tenevano con una pistola puntata alla testa. Sono stato costretto a farlo. Ho portato io nella sezione alta sicurezza del carcere quell’arma.
La vicenda è ancora oggi in fase di ricostruzione. In qualunque modo l'uomo abbia infatti ricevuto l'arma (al momento non risulterebbero denunce né atti di indagine nei confronti dell'agente, la cui posizione potrebbe invece cambiare nei prossimi giorni: il suo racconto è infatti al vaglio degli inquirenti), quel che appare al momento certo è che Alessio Peluso, questo il nome del detenuto che aveva ricevuto la pistola e che gli inquirenti ritengono anche vicino ad ambienti di camorra, abbia aperto il fuoco almeno cinque volte ma senza riuscire a colpire nessuno. Una sorta di vendetta verso altri detenuti da cui era stato aggredito pochi giorni prima. L'arma era risultata essere con la matricola abrasa, e dunque irriconoscibile: oltre alla pistola, nel carcere era entrato anche uno smartphone, anch'esso recuperato.