Pietro Orlandi sull’audizione a Pignatone e la scomparsa di Emanuela: “Forse un’occasione persa”
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"Una persona che era presente mi ha detto: Ci sorrideva, ha detto ciò che voleva dirci lui. In pratica ci ha trattato tutti come cogl*oni – ha dichiarato Pietro Orlandi riferendosi a Giuseppe Pignatone, ricevuto in audizione davanti alla commissione d'inchiesta sul caso di scomparsa della sorella Emanuela – Si poteva fare di più, forse è stata persa un'occasione".
Convocato dalla bicamerale, Pignatone, procuratore a Roma quando sono state archiviate le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e, fino allo scorso dicembre, presidente del Tribunale vaticano, ha affrontato il rapporto, con relativi scontri, fra lui e il pm Giancarlo Cataldo; il suo ruolo nella trattativa fra Stato e Vaticano sull'estumulazione della tomba di De Pedis, spiegando di esserne rimasto all'oscuro per scelta proprio di Pignatone. Infine ha provato a giustificare la telefonata intercorsa fra la vedova di De Pedis e Don Vergari (indagato nell'inchiesta sul caso Orlandi chiusa dopo la sua nomina in procura, ndr) in cui i due facevano riferimento all'arrivo di un "procuratore nostro" che avrebbe sistemato le cose.
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Pietro Orlandi su Pignatone: "Si è tolto dei sassolini"
Il commento di Pietro Orlandi è arrivato a margine di un evento organizzato nella sala stampa della Camera dei Deputati per lanciare un appello al governo riguardo la vicenda di Alex Bonucchi, venticinquenne morto in Algeria apparentemente per un incidente, sebbene ci siano ancora dei punti da chiarire sul caso.
Invitato a partecipare per lanciare un appello alle istituzioni, che si inserisce fra i tanti degli ultimi quaranta anni per chiedere verità e giustizia sulla scomparsa della sorella, gli è stato chiesto un commento sull'audizione di Pignatone in bicamerale d'inchiesta che si era svolta poche ore prima.
"Mi hanno detto che c'erano molte persone, che non erano presenti nella commissione alcuni partiti. Mi dispiace, perché poteva essere un'occasione importante", un'opinione condivisa anche con la legale che assiste lui e la sua famiglia. A Fanpage.it, proprio l'avvocata Laura Sgrò aveva spiegato la necessità di un passaggio simile per l'inchiesta.
"Secondo me si poteva sfruttare in maniera migliore questa situazione, visti i ruoli rivestiti da Pignatone in procura e in Vaticano – ha aggiunto Orlandi – Mi hanno riferito che si è voluto solo togliere dei sassolini per la diatriba che ha avuto con il pm Capaldo", ha riportato.
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"Adesso non è più neanche presidente del tribunale Vaticano e come sapete è indagato per collusione con la mafia presso la Procura di Caltanissetta. Ognuno ha il proprio scheletro nell'armadio – ha continuato Orlandi – Ma lui ha avuto un ruolo importante nella vicenda di Emanuela a livello giudiziario perché è stato proprio lui a chiudere l'inchiesta non per incapacità, perché non aveva nulla in mano, ma per volontà. È stato abbastanza chiaro quello che è successo all'interno della Procura di Roma".
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Pignatone in commissione d'inchiesta, Pietro Orlandi: "Un'occasione persa"
Secondo quanto riportato da Pietro Orlandi, insomma, ci sarebbe potuto essere maggiore impegno nell'audizione. "Peccato, poteva essere una buona occasione secondo me – ha ribadito ancora – Purtroppo le cose vanno così. Poche persone, ma è vero che c'era così poca gente?", ha chiesto.
"Io mi immaginavo 40 commissari, 20 consulenti, perché ascoltare Pignatone è una cosa importante, a partire dalla definizione che ne ha dato la vedova di De Pedis nelle varie registrazioni telefoniche, che lo chiamava il procuratore nostro – ha continuato Orlandi – C'erano tante situazioni che potevano essere chiarite, ma non è stato fatto. Anzi, mi è stato detto, ma non vi dico da chi, che rispondeva trattandoci tutti come dei coglioni. Nel senso che sorrideva alle domande, proprio come se avesse davanti persone inutili. Ha fatto il suo compitino: si è presentato, ha parlato soltanto delle cose che voleva lui. E questo è un vero peccato".
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La lotta continua di Pietro Orlandi: "Mai arrendersi"
Con l'amaro in bocca, ha poi concluso, ritornando alla ragione dell'incontro: "È andata così, ma non bisogna mai arrendersi – ha sottolineato – Vedi, è sempre questa lotta continua, questo continuo volere andare avanti". E ha ricordato, come aveva già fatto spesso in passato, come vede i mestieri della giustizia: "Lo dico sempre: per me i magistrati, i giudici, i procuratori hanno un ruolo importantissimo, non sono persone come gli altri – ha esordito – Il loro non è un lavoro come un altro: è una missione. E la loro missione è quella di dare giustizia. Quando tu fallisci in quella missione perché non dai giustizia non perché non sei stato capace, ma per volontà, perché non vuoi dare giustizia per tanti motivi, vuol dire che hai fallito nella tua missione, vuol dire che hai sbagliato mestiere. E purtroppo a volte è così".