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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Pietro Orlandi: “Emanuela portata a Londra perché sapeva troppo. Pista inglese è valida”

In un incontro che si è tenuto oggi in Campidoglio, Pietro Orlandi si è detto convinto che la cosiddetta ‘pista inglese’ riguardo la scomparsa di sua sorella Emanuela, debba essere approfondita.
A cura di Natascia Grbic
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"Io non ho la verità in tasca, ma non posso non seguire tutte le situazioni e gli indizi che emergono. Devo farlo, cercare di capire e proporre alla Commissione o alla Procura. E' l'unica cosa che posso fare per continuare a tenere alta l'attenzione su questa vicenda". Lo ha dichiarato oggi Pietro Orlandi durante l'incontro pubblico nella Sala protomoteca del Campidoglio '41 anni senza arrendersi', dedicato alla scomparsa della sorella Emanuela. Nel corso dell'incontro, Orlandi ha risposto alle domande dei giornalisti, cercando di chiarire dubbi sulla vicenda della sorella, da cui non si hanno più notizie ormai da 41 anni. Da allora non si è mai arreso, continuando a battersi affinché la verità su quanto accaduto quel 22 giugno 1983.

L'incontro è stato aperto dal senatore e presidente della Commissione parlamentare di inchiesta Andrea De Priamo, che si è detto "fiducioso. Ci sono tre soggetti al momento operativi: la procura di Roma, quella Vaticana e la Commissione bicamerale. Credo che il compito principale della Commissione sia quello di arrivare a una relazione, che consegneremo al Parlamento e dunque ai cittadini, che possa dipingere un quadro molto realistico". E ha poi aggiunto: "In pochi mesi abbiamo già fatto quaranta audizioni che coprono tutti i fronti. Parti legali, familiari, amici, testimoni. Faremo tutte le audizioni che potranno essere utili. Gli unici che non sentiremo sono quelli che cercano mera visibilità o che negli anni si sono già dimostrati non attendibili". Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera, ha dichiarato che "la commissione d'inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi non è un favore fatto alla famiglia Orlandi, come forse ha pensato qualcuno che l'ha osteggiata per quarant'anni, ma è un preciso dovere di un Paese che abbia gli elementi della dignità. Abbiamo accettato troppa omertà e troppo silenzio. Vogliamo la verità e ci batteremo per averla".

Orlandi ha poi parlato dell'audizione di Monsignor Valentino Miserachs Grau, l'insegnante di canto di Emanuela. L'ha definita "importante, anche rispetto a Francesca Immacolata Chaouqui. Presumo che lei dovrà essere ascoltata, anche si avvarrà sicuramente del segreto pontificio". Orlandi si riferisce a una cassa, che Chaouqui disse di aver portato nella basilica di Santa Maria Maggiore, contenente dei documenti in relazione alla scomparsa di Emanuela. Per questo Pietro chiede che Papa Francesco le tolga il segreto pontificio.

"Dopo quarantuno anni qualcuno la verità deve conoscerla per forza, anche all'interno dello Stato italiano – aggiunge Pietro – E c'è omertà da parte delle persone che sanno.
Questo è quello che penso. Sono anche convinto che c'è qualcuno, adesso, che ha in mano l'oggetto di quel ricatto. Ed è il motivo per cui questa storia continua dopo quarant'anni".  "Nel corso degli anni  – continua – qualcuno mi ha usato per mandare dei messaggi". E sulla pista inglese, ritiene sia una valida ipotesi. "È valida, ci sono tante coincidenze, anche se non porta a capire tutto". Riguardo a ciò che ha detto Sabrina Minardi, ossia che Emanuela è stata portata dopo il rapimento in Vaticano, ha dichiarato: "Emanuela è stata riconsegnata perché c'era stato un ricattatore ed evidentemente le richieste del ricattatore sono state accontentate". A quel punto però, la ragazza avrebbe saputo troppo: eliminarla non sarebbe stato possibile, e allora sarebbe stata portata in Inghilterra, lontana dalla famiglia. "Cosa è successo dopo – ha detto Pietro – non lo so".

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