video suggerito
video suggerito

Peste suina, maiali e cinghiali sani dei rifugi dove vivono liberi rischiano di essere abbattuti

La Sfattoria degli Ultimi teme per l’abbattimento dei suoi 120 maiali e cinghiali che vivono liberi, salvati da situazioni di maltrattamento. Gli animali sono a rischio perché il rifugio ricade all’interno della zona rossa di Roma Nord, delineata per l’emergenza pesta suina africana.
A cura di Alessia Rabbai
199 CONDIVISIONI
Immagine

Maiali e cinghiali della Sfattoria degli Ultimi rischiano di essere abbattuti. I suidi del rifugio in via Arcore, zona Flaminia, nonostante siano regolarmente microcippati e iscritti alla Asl come animali non dpa, ossia non destinati alla produzione alimentare, ricadono all'interno della zona rossa nel quadrante di Roma Nord, tracciata nell'ambito del contenimento della peste suina africana. La Asl Roma 1 ha preallertato verbalmente i gestori del rifugio rispetto al fatto che potrebbero essere presi dei provvedimenti nei confronti degli animali.

Sulla vicenda a sostegno della Sfattoria degli Ultimi è intervenuta la Lega Anti Vivisezione: "Qualsiasi ordinanza di abbattimento sarebbe non solo illegittima, ma configurerebbe anche reato di uccisione di animali previsto all'art.544-bis del codice penale per chiunque lo ordinasse e lo eseguisse, perché sarebbe un'uccisione non prevista da alcuna normativa e senza necessità, essendo esemplari sani" ha dichiarato a Fanpage.it il presidente Lav Gianluca Felicetti.

Nella Sfattoria degli ultimi vivono 120 maiali e cinghiali

La Sfattoria degli Ultimi sorge su un vasto terreno confiscato, ospita 120 animali tra maiali e cinghiali, ognuno con la propria storia, tutti salvati da situazioni di maltrattamento. A prendersene cura è Paola Samaritani, una donna carismatica e battagliera, già nota per le sue passeggiate per le strade di Roma con il maialino Dior al guinzaglio e per essersi opposta pubblicamente all'abbattimento di mamma cinghiale e dei suoi cuccioli, entrando all'interno del parco della Balduina dov'erano imprigionati. "Abbiamo adottato delle misure per fare in modo che gli animali non abbiano contatti con i selvatici potenzialmente infetti: doppie recinzioni interrate, rete coperta, accesso alle stalle passando sulla calce e indossiamo copriscarpe. Sono animali sani, ai quali nessuno ha fatto esami con i quali può dire che c'è il virus e devono essere necessariamente abbattuti".

Ad aiutare Paola ci sono Emanuele e gli instancabili volontari dei rifugi, che fanno un gran lavoro, pulendo le stalle e occupandosi delle necessità quotidiane. Le associazioni animaliste, ma anche moltissimi cittadini che hanno conosciuto le realtà dei rifugi attraverso i servizi di Fanpage.it, hanno mostrato il loro supporto. "In queste ore di grande apprensione abbiamo ricevuto tantissimi messaggi di solidarietà e ne siamo grati" ringrazia Paola.

Video thumbnail

"La Asl controlla i maialini domestici"

Martina vive con Gigia, una maialina vietnamita nana di tre chili. Ha raccontato che nei giorni scorsi il personale della Asl Roma 1 è venuto a farle visita a casa, per controllare il suo animale domestico: "L'hanno visitata per vedere se stesse bene e mi hanno rilasciato un foglio nel quale è spiegato che non posso farla uscire mai di casa, neanche per fare i bisogni. Mi hanno detto che per ora posso stare tranquilla, perché gli abbattimenti non riguardano i maiali da compagnia registrati come non dpa, ma che poi non si sa cosa potrà accadere. Sono preoccupata e ho paura che tornino per portarmela via. Gigia me l'ha regalata mia mamma prima di morire, è molto importante per me. Immaginate se venissero a suonare alla porta di casa vostra dicendovi che potrebbero portare via il vostro gatto o cane, come vi sentireste? Che differenza c'è?".

Un'attivista di Disobbedienza Animale alla Sfattoria degli Ultimi
Un'attivista di Disobbedienza Animale alla Sfattoria degli Ultimi

"I rifugi sono realtà che esistono e vanno regolamentati"

In Italia non tutti sanno ci sono dei luoghi in campagna e nelle periferie delle città che ospitano animali reduci da maltrattamenti, dove vivono liberi, senza produrre nulla che possa servire all'uomo. "Il Governo deve prendere atto che rifugi e santuari sono delle realtà che esistono, da Nord a Sud, che sono sempre più numerosi e accolgono un numero crescente di animali provenienti da diverse situazioni. Sono luoghi che devono essere riconosciuti, urge una normativa che li regolamenti a livello giuridico in quanto tali, per la loro specificità, che nulla a che fare con gli allevamenti ai quali vengono ad oggi equiparati dalla legge – spiega la Rete dei Santuari italiani –  Gli animali che entrano nei rifugi non ne escono più e non c'è alcun rischio che tornino nella filiera zootecnica. Abbattere animali sani e non destinati al consumo umano solo perché ricadenti all'interno di una zona rossa per la rete dei Santuari italiani costituisce un pericoloso precedente, che mette in pericolo tutti gli altri e al quale ci opponiamo fermamente".

199 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views