Peste suina, cacciatori con cani e fucili ad alta precisione uccideranno 50mila cinghiali
Per contenere la peste suina africana nel Lazio saranno uccisi 50mila cinghiali su 75mila. Gli esemplari che verranno abbattuti saranno dunque il doppio rispetto allo scorso anno. Questo è il Piano d'interventi urgenti della Regione Lazio per il triennio 2022-2024 firmato ieri e venerdì 17 giugno partirà la caccia. I cacciatori spareranno in un'area di 120 chilometri tra la Riserva naturale dell'Insugherata e il Parco di Veio. L'obiettivo della Regione e del commissario Angelo Ferrari è quello da una parte di contenere il numero degli esemplari, dall'altra quello di limitare la diffusione del virus all'interno della zona rossa di Roma Nord.
Cacciatori, cani da caccia e gabbie
Le tecniche di prelievo autorizzate dal Piano d'intervento regionale prevedono: il tiro selettivo anche notturno, con carabina e ottica di puntamento, ossia uno strumento che permette al tiratore di mirare e colpire la preda con precisione; girata con un massimo di quindici partecipanti con utilizzo di cani da caccia, gabbie e recinti per le catture. A viglilare sul corretto svolgimento delle operazioni di prelievo dei cinghiali saranno il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell'Arma dei caranieri e la Asl territoriale.
I cinghiali potranno essere mangiati
La peste suina africana, per la quale ad oggi non esiste né sura né vaccino, è una malattia infettiva contagiosa causata un virus, con elevata mortalità sia nei maiali da allevamento che nei cinghiali. Ricordiamo che non è soggetta a zoonosi, quindi l'animale non può contagiare l'uomo, ma desta un allarme per il potenziale impatto economico e sulla redditività del settore zootecnico suinicolo. Gli esemplari abbattuti dovranno essere sottoposti ad accertamenti sanitari per verificare se contenga il parassita trichinella pericoloso per l'uomo. La carne che risulterà sicura al consumo alimentare sarà destinata ai centri di lavorazione della selvaggina, ceduta per uso privato domestico a chi ha partecipato alle operazioni di abbattimento (che però non potrà venderla), donata ad associazioni Onlus o altri organismi senza fine di lucro a scopo benefico.
Animalisti: "Ricorreremo al Tar"
Appresa la notizia della firma in Regione e del via libera agli abbattimenti, gli animalisti di Oipa hanno dichiarato che si riservano di ricorerre al Tar: "Un parere degli esperti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) afferma: ‘la caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa‘ – spiega l’Organizzazione internazionale protezione animali – Inoltre l’Ispra nelle sue indicazioni afferma che è importante sospendere qualsiasi tipo di attività venatoria nella zona infetta da peste suina africana poiché si tratta di ‘attività che comportano un duplice rischio: la movimentazione di cinghiali potenzialmente infetti sul territorio e la diffusione involontaria del virus attraverso calzature, indumenti, attrezzature e veicoli". Rita Corboli, delegata Oipa di Roma, sostiene che la peste suina africana deve essere combattuta con altri mezzi, come la raccolta rifiuti porta a porta: "I cinghiali non entrano nell’abitato nelle zone dove funziona la raccolta a domicilio".