Perché Rocca e la destra sbagliano sulla sanità e sulle liste d’attesa nel Lazio

A poche ore dalle dichiarazioni del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, che ha rivendicato una drastica riduzione delle liste d’attesa grazie alla riforma Schillaci e all’integrazione delle agende del privato accreditato con il pubblico, Fanpage.it ha intervistato Massimiliano Valeriani, consigliere regionale del Partito democratico e membro della Commissione Sanità. Per Valeriani, i dati sbandierati dalla giunta sono fuorvianti e nascondono un quadro ben più allarmante: "Nel Lazio cresce il numero di chi rinuncia a curarsi: è il segno più evidente del fallimento della sanità targata Rocca".
La risposta di ieri di Rocca è arrivata dopo le dichiarazioni di Elly Schlein sulla riforma Schillaci. Ha ragione la segretaria del PD ad attaccare il governo Meloni su questo?
Certo che ha ragione. Una riforma senza soldi e senza personale è semplicemente una beffa. Non ha prodotto alcun risultato concreto e ha scaricato la responsabilità sulle Regioni, che da un lato rivendicano il diritto di governare la sanità, ma dall’altro chiedono le risorse adeguate per poterlo fare. Questo governo, invece di dare più risorse, ha semplicemente trovato un capro espiatorio. E l’unico che difende questa riforma è proprio il presidente Rocca, perché gran parte dei governatori di centrodestra – a partire da Fedriga, del Friuli – criticano apertamente e da mesi la riforma Schillaci.
Rocca, però, ha risposto in prima persona, portando dei dati e dei numeri concreti: secondo lui, le liste d’attesa nel Lazio si sono dimezzate. Non è così?
No, assolutamente. Da quando c’è lui, è emerso un dato che prima non esisteva: un numero sempre più alto di persone, intorno al 5-10%, rinuncia a curarsi.
Il sistema è talmente ingolfato, i tempi di attesa per le prestazioni diagnostiche sono talmente lunghi, e nei pronto soccorso c'è un problema così grave, che nonostante l’enorme quantità di risorse trasferite al privato, tutto ciò non ha prodotto alcun risultato. Il dato certificato dalla Fondazione Gimbe, secondo cui il Lazio ha il triste primato di cittadini che rinunciano alle cure, è il segno più evidente di un fallimento totale. Non c’è alcun riscontro nelle dichiarazioni del presidente Rocca.
C’è solo la disponibilità delle agende delle strutture private, ma le prenotazioni fatte non hanno alcuna corrispondenza con le prestazioni realmente effettuate. Non sappiamo quante siano le prestazioni effettive erogate dai privati.

Quindi, l’integrazione delle liste d’attesa con le agende dei privati non ha portato benefici secondo lei?
Nessun tipo di beneficio. È sotto gli occhi di tutti. I cittadini sono sempre più delusi dalle performance del sistema sanitario pubblico.
E questo perché, in questi due anni, tutto è accaduto tranne che il potenziamento delle strutture pubbliche. C’è un ritardo pazzesco nelle assunzioni del personale. Si parla sempre delle assunzioni che avrebbe sbloccato Rocca, ma nessuno racconta quante persone siano andate in pensione in questi due anni. Le nuove immissioni hanno a malapena compensato le uscite. Continuiamo ad avere 10-12 mila addetti in meno nel sistema sanitario del Lazio. Questo anche a causa del lungo commissariamento che abbiamo subito fino a qualche anno fa e che questa amministrazione non sta superando. In due anni c’è stato solo un enorme spostamento di risorse – quasi 200 milioni di euro – dal pubblico al privato. Questa è la “ricetta Rocca”.
Rocca ha rivendicato l’ammodernamento dei pronto soccorso con i fondi PNRR. E ora si apre la partita dei nuovi ospedali, dal Tiburtino al restauro del Policlinico (o allo spostamento). Come si sta muovendo la Regione su questo fronte?
Sul grande obiettivo del PNRR – che è merito del centrosinistra – si registra un altro fallimento totale da parte di questa amministrazione. Non viene detta la verità: su tutti gli interventi di potenziamento del sistema territoriale, come le case di comunità e gli ospedali di comunità, siamo in ritardo pazzesco rispetto alla media nazionale. Si vede pochissimo, qualche cantiere qua e là, ma siamo ben sotto la media. In più, c’è stato un ridimensionamento deciso dalla giunta Rocca con la delibera 1118 del 2024, che ha tagliato pesantemente le strutture previste, soprattutto a Roma.
Può fare qualche esempio concreto?
Certo. A Roma ci sono tre ASL: la 1, la 2 e la 3. Le case di comunità, che dovevano essere 58, sono diventate 46.
Parliamo di strutture che sono l’alternativa all’ospedale, pensate per rispondere a patologie non acute. Gli ospedali di comunità – strutture un po’ più complesse – passano da 28 a 4. L’ASL Roma 1, che serve quasi un milione di abitanti, passa da 10 ospedali di comunità previsti a 1. L’ASL Roma 2, la più grande d’Italia, da 12 a 2. L’ASL Roma 3, che serve 600 mila persone, da 6 a 1. Questo è il PNRR della destra, della giunta Rocca: in ritardo pazzesco e con un taglio pesantissimo sulle strutture che forse verranno realizzate. E aggiungo, se posso concludere: il grande tema delle strutture del PNRR è anche il personale. Chi gestirà queste strutture? Rocca non crede che sia necessario assumere più personale nel sistema sanitario pubblico. Probabilmente hanno in mente un altro modello: fare il minimo indispensabile per poi affidare queste strutture ai privati.