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Perché l’inceneritore a Roma è necessario e non pericoloso: intervista al prof Lombardi (Tor Vergata)

Il termovalorizzatore proposto dal sindaco Gualtieri a Roma è necessario. Lo ha sostenuto, in un’intervista rilasciata a Fanpage.it, Francesco Lombardi, professore ordinario in Ingegneria Sanitaria Ambientale all’Università di Roma Tor Vergata.
A cura di Enrico Tata
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"I rifiuti non riciclabili rappresentano circa un 30 per cento rispetto al totale dei rifiuti. L'unica soluzione effettiva per smaltirli è quella del recupero di energia prima del conferimento in discarica degli scarti". Per questo il termovalorizzatore proposto dal sindaco Gualtieri a Roma è necessario. Lo ha sostenuto, in un'intervista rilasciata a Fanpage.it, Francesco Lombardi, professore ordinario in Ingegneria Sanitaria Ambientale all'Università di Roma Tor Vergata e tra gli autori del Libro Bianco sull'incenerimento dei rifiuti urbani.

Perché a Roma è necessario realizzare un termovalorizzatore?

Roma deve affrontare la questione legata ai rifiuti non riciclabili che, nonostante un miglioramento della raccolta differenziata, rappresentano circa un 30 per cento rispetto al totale dei rifiuti. L'unica soluzione effettiva è quella del recupero di energia prima dello smaltimento in discarica. Questa opzione diventa quasi un obbligo con gli obiettivi fissati dall'Ue in termini di ricorso alla discarica sotto il 10 per cento per quanto riguarda i rifiuti urbani prodotti non altrimenti riciclabili. Se vogliamo rispettare questi obiettivi e ridurre il ricorso alla discarica, non abbiamo che la soluzione del recupero energetico da attuare prima dello smaltimento finale".

Ma l'Europa non finanzia più i termovalorizzatori, giudicati una tecnologia vecchia…

Queste sono false informazioni. L'incenerimento, ovviamente, non può essere visto come un'alternativa alle forme riguardanti il riciclo, il recupero e le strategie di prevenzione. È evidente che gli incentivi rispetto alla transizione ecologica non riguardano questi impianti. Ma questo non vuol dire che non servano. Sono essenziali, invece, laddove le caratteristiche dei rifiuti sono tali da non essere altrimenti recuperabili. Se io dovessi dare incentivi per la transizione ecologica, lo farei sulla trasformazione dei rifiuti che produciamo, in altre parole trasformerei il sistema produttivo. Quando faremo questo, allora sì che potremo dire che i termovalorizzatori non servono.

Ma la raccolta differenziata non può essere una soluzione?

Posso fare anche il 1o0 per cento di differenziata, ma poi mi devo confrontare con il riciclo. Di quello che ho raccolto, quanto posso riciclare? La carta la posso riciclare per il 66 per cento, le plastiche alcune non le posso riciclare, altre una volta soltanto e altre ancora tre volte. In generale per la plastica siamo davanti a un 55 per cento di rifiuto che occorrerà necessariamente gestire come scarti. Poi ci sono i materiali legnosi non utilizzabili in altre forme, i materiali tessili di scarto non utilizzabili in altre forme, ma che possono essere utilizzate dal punto di vista energetico. Tutto ciò che non può essere riciclato, deve essere utilizzato sotto forma di energia e soltanto dopo aver fatto questo, tutto ciò che non è recuperabile come materia ed energia potrà andare a discarica.

Il termovalorizzatore è l'unica soluzione per produrre energia dai rifiuti?

Ci sono altre forme di recupero energetico, ma si tratta di tecnologie a uno stato embrionale. Parliamo di pirolisi e gassificazione, che vanno bene per alcune tipologie di rifiuto, ma una condizione imprescindibile è che questi rifiuti siano secchi, privi di acqua. Abbiamo tanti esempi di gassificatori per rifiuti urbani, che sono entrati in esercizio per brevissimo tempo e poi si sono fermati.

Il termovalorizzatore è pericoloso?

Non c'è alcuna prova a livello scientifico e a livello medico. Non mi risultano studi sulla pericolosità per la salute degli esseri umani. Il termovalorizzatore ha certamente emissioni e impatti, come ogni impianto produttivo. Ma impianto, se viene esso riconosciuto come impianto che risponde alle normative anti inquinamento, dà necessarie garanzie alla tutela della salute dell'uomo. Le concentrazioni di emissioni di un inceneritore sono inferiori rispetto a quelle del camino di casa, delle stufe a legna, sia in termini di polveri sottili che di diossine.

Ma il termovalorizzatore sarà pronto tra 5 anni almeno… nel frattempo?

Cinque anni lo vogliamo dire noi, ma non è certo colpa dell'inceneritore, ma di uno scontro ideologico che vuole portare questa situazione a un'estremizzazione anche temporale dal punto di vista della realizzazione. Per costruirlo ci vuole un anno e mezzo, non di più. Ammesso anche ci vogliano sette anni, siamo sicuri che non ne avremo bisogno fra sette anni? Se anche oggi non si producesse più plastiche, avremmo rifiuti plastici non riciclabili per i prossimi 50 anni. E questo per qualsiasi tipo di rifiuto che oggi stiamo producendo. Quindi per i prossimi 30 anni avremo bisogno certamente dell'inceneritore.

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