Perché le “coppiette” si chiamano così?
Tutti quanti le conosciamo e tutti quanti – almeno una volta nella vita – gli abbiamo dato un bel morso. Stiamo parlando delle intramontabili "coppiette", le strisce di carne essiccate color rosso fuoco cosparse di finocchio, pepe e peperoncino. Si possono comprare nelle fraschette di Ariccia, o anche nei banchi dei mercati rionali di Roma. Quando e come mangiarle? Quando vi pare: le coppiette non sono fatte per essere consumate a tavola, come antipasto, contorno o accompagnamento. Certo, nessuno vi vieta di inserirle nel vostro menù. Ma è tradizione consumare questo alimento non perché si ha fame, ma perché è buono e spezza i pasti. Le coppiette non si mangiano seduti al ristorante, ma in mezzo alla strada mentre si cammina. Non vanno tagliate con coltello e forchetta (sacrilegio!) ma strappate a morsi con tutta la forza del vostro apparato dentale. In pubblico, ovviamente.
L'origine del nome delle coppiette
Vi siete mai chiesti perché le coppiette si chiamano così? Non perché sono un cibo romantico – nonostante di questo si possa ovviamente discutere – ma per la loro particolare preparazione. La carne, infatti, viene legata in coppia con un filo a lasciata essiccare anche diversi mesi, in modo da durare di più durante l'inverno (oggigiorno la preparazione può essere più veloce grazie al forno). È sempre stato un alimento molto povero, usato soprattutto dai soldati che erano soliti portarle nelle bisacce, dai contadini che lavoravano i campi, dai butteri e dai pastori. Un tempo le coppiette venivano preparate facendo essiccare la carne di cavallo, ma oggi è molto più semplice trovare quelle di suino o bovino. Sono un alimento caratteristico dei Castelli Romani, ma diffuso in tutto il Lazio. Attenzione però a una cosa: le coppiette sono salate, molto salate. Quindi non è consigliabile mangiarle senza berci qualcosa accanto. Acqua? Meglio del vino, soprattutto se rosso.