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Delitto di Arce, omicidio di Serena Mollicone

Perché i pm hanno paragonato l’omicidio di Serena Mollicone a quello di Marco Vannini

Perché gli inquirenti, nella loro requisitoria, hanno paragonato il caso di Serena Mollicone con l’omicidio di Marco Vannini.
A cura di Enrico Tata
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L'omicidio di Serena Mollicone ha delle similitudini con quello di Marco Vannini. Lo hanno sostenuto il procuratore generale Francesco Piantoni e il sostituto procuratore presso la Corte d'appello Deborah Landolfi nel corso della requisitoria con la quale hanno sollecitato la condanna del maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, a 24 anni, di sua moglie Annamaria, a 22 anni, e del loro figlio Marco, a 22 anni. Quando era in casa dei Mottola, questa la tesi dell'accusa, Serena Mollicone avrebbe sbattuto con violenza su una porta e poi sarebbe stata soffocata, con il suo corpo ormai senza vita successivamente trasportato e nascosto nei boschi di Arce.

I giudici della Corte d'Assise d'Appello decideranno il prossimo 12 luglio, giorno in cui è prevista la sentenza. In primo grado i Mottola sono stati assolti dalla corte: "Numerosi elementi indiziari, costituenti dei tasselli fondamentali dell'impianto accusatorio del pm, non sono risultati sorretti da sufficiente e convincente compendio probatorio", le motivazioni.

Le similitudini tra Franco Mottola e Antonio Ciontoli

Ma perché gli omicidi di Serena Mollicone e quello di Marco Vannini presentano delle similitudini? In primo luogo perché in entrambi casi è stata accusata una famiglia intera e in secondo luogo entrambi gli omicidi sono avvenuti in un'abitazione privata. Come Serena Mollicone, anche Marco Vanini era ospite in casa di un'altra famiglia quando è morto. Nel suo caso, si trovava nell'abitazione della fidanzata a Ladispoli quando, nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015, il 20enne venne ferito da un colpo di arma da fuoco sparato dal padre della ragazza, Antonio Ciontoli. I soccorsi sono stati chiamati in netto ritardo e questo ha causato la morte del ragazzo.

Anche nel caso di Serena Mollicone, sostengono i pm, nessuno ha fatto niente per soccorrere la ragazza. Franco Mottola, nello specifico, "è la persona che ha tenuto il comportamento più grave perché era il comandante della stazione dei carabinieri e avrebbe dovuto prendere per primo le iniziative per evitare che questa ragazza morisse".

Entrambi i delitti, come abbiamo visto, sono avvenuti in due abitazioni private (l'appartamento dei Mottola si trovava all'interno della Caserma di Arce). Secondo l'accusa "l'obbligo di garanzia sorge per il titolare di un'abitazione quando ospita una persona che viene a trovarsi in una situazione di pericolo, proprio perché trovandosi nella sua abitazione era in un posto dove nessun altro poteva entrare".

Perché gli omicidi di Serena Mollicone e Marco Vannini sono collegati

Sia i Mottola che i Ciontoli, questa la tesi degli inquirenti, avrebbero messo in pericolo la vita di Serena e di Marco, senza intervenire in alcun modo, in un luogo privato e accessibile solo a loro. "Marco Mottola ha messo in pericolo la vita di Serena in un appartamento dove solo i Mottola potevano accedere e avevano l'obbligo di intervenire. Entrambi i genitori e lo stesso Marco avevano l'obbligo di garanzia di prestare soccorso alla ragazza che era entrata nell'abitazione di cui solo essi avevano la disponibilità e ciò non hanno fatto, anzi hanno voluto nascondere quanto era successo per evitare conseguenze penali ai danni del figlio".

La stessa cosa che è successa nel caso di Marco Vannini, quando la famiglia Ciontoli ha ritardato nel chiamare i soccorsi e ha cercato fino all'ultimo di nascondere ciò che era avvenuto e cioè il colpo di pistola sparato dal capofamiglia, che ha ferito Vannini. Quei ritardi nei soccorsi, si legge nelle sentenze, sono stati fatali per il ragazzo.

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