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Covid 19

Perché far pagare il ricovero e le cure ai no vax è anti costituzionale

Da più parti, ultimo l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato, è stato proposto di far pagare le cure mediche ai “no vax” nel caso contraggano la Covid-19. Ma farlo vorrebbe dire violare la legge e anche i principi sanciti dalla Costituzione, che stabiliscono l’universalità dell’accesso alle cure mediche senza discriminazioni.
A cura di Valerio Renzi
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L'assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D'Amato ha dichiarato che gli uffici sono sono a lavoro per capire come far pagare il ricovero ospedaliero ai "no vax", in caso contraggano la Covid-19 e necessitino di cure ospedaliere. Affermazioni che l'esponente della giunta Zingaretti ha assicurato non essere solo propaganda, ma una proposta di cui si sta verificando la fattibilità. Peccato però che l'idea di far pagare il conto delle cure a chi scegli di non vaccinarsi, sia in netto contrasto con i principi su cui si basa il nostro Sistema sanitario nazionale, con la Costituzione e con le leggi dello Stato.

Ne abbiamo parlato con Roberta Calvano, docente di Diritto Costituzionale presso l'Unitelma Sapienza. Il riferimento è prima di tutto alla legge n.833 del 1978 con cui viene istituito il Sistema sanitario nazionale, e che prevede tra i sui principi fondamentali l'universalità e l'uguaglianza nell'accesso alle cure. Inoltre l'articolo 1 nel comma 2 prevede "La tutela della salute fisica e psichica che deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana".

Far pagare il ricovero a chi sceglie di non vaccinarsi, soprattutto in mancanza di una legge che ne dispone l'obbligo, rappresenterebbe quindi una discriminazione. "Prevedere un trattamento diverso per i non vaccinati, ponendo a loro carico gli oneri economici delle cure significherebbe violare la legge n.833, e con essa riterrei anche la Costituzione, che all'articolo 32 prevede che trattamenti sanitari obbligatori possano si essere previsti, ma con un'apposita legge. – spiega Calvano – Ora poiché questa legge che li preveda non c'è, perché il nostro legislatore non ha introdotto l'obbligo vaccinale, se non per gli operatori sanitari, si deve ritenere che prevedere una sanzione per la violazione di un obbligo, senza prima introdurre l'obbligo sarebbe un assurdo giuridico".

D'altronde lo Stato non si rifiuta di curare o non presenta il conto ai cittadini che assumono comportamenti notoriamente a rischio come fumare, assumere stupefacenti e bevande alcoliche, guidare senza cintura di sicurezza o andare in moto senza il casco, arrivando fino all'estremo dell'autolesionismo o del tentativo di suicidio. Nella cornice giuridica e di diritto in cui la politica e gli amministratori si muovono, l'unica azione efficace e legittima che può essere messa in campo continua a essere quella informativa, e non la sanzione di comportamenti legittimi da parte dei cittadini che rischia di esacerbare ancora di più il conflitto attorno a temi essenziali per la salute collettiva, dando argomenti a chi cavalca teorie del complotto e allarmi di dittatura sanitaria.

Il Consiglio d'Europa ha spiegato chiaramente che gli stati devono informare i cittadini sul fatto che i vaccini sono sicuri, sui loro possibili effetti collaterali, e sul fatto che non sono obbligatori ma fondamentali. "Informiamo di più e meglio quindi per attuare il diritto costituzionale alla salute e sollecitare il rispetto di quei doveri di solidarietà che, sempre in base alla Costituzione, devono spingerci tutti a tutelare la salute collettiva oltre che la nostra. – aggiunge Calvano – Personalmente come cittadina romana sono molto grata all'assessore D'Amato per l'ottimo lavoro fatto dalla regione in questo anno nella campagna vaccinale, ma devo dire che sarebbe ora auspicabile che proprio da parte delle istituzioni si evitasse di soffiare sul fuoco in un momento in cui una parte della popolazione si sente stigmatizzata e discriminata e rischia di arroccarsi per reazione sempre più su posizioni radicali e di rottura".

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