La storia di Emanuela Orlandi: chi la fece sparire, i possibili moventi e le indagini
È uno dei cold case più discussi della storia del nostro Paese: la scomparsa di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana sparita a Roma nel 1983, quando aveva appena 15 anni. La ragazza, stando ai racconti di quel giorno, stava rientrando dalla lezione di musica, ma non farà mai più ritorno a casa. Per il quarantennale della scomparsa la famiglia ha organizzato una grossa manifestazione, in modo da tenere i riflettori accesi sulla vicenda.
Dopo quarant'anni il caso Orlandi è ancora irrisolto, e le indagini sono state riaperte. Molte le piste seguite nel corso di questi quattro decenni: si è indagato sui rapporti della famiglia Orlandi con il Vaticano; si è ipotizzato un coinvolgimento della Banda della Magliana (la scomparsa è avvenuta proprio durante il decennio di massima attività ndr), collegamenti con l'attentato a Giovanni Paolo II, avvenuto il 13 maggio 1981 per mano di Mehmet Ali Ağca, circa un anno prima del rapimento Orlandi. Non è stata esclusa neppure la pista della pedofilia.
La ragazza non è mai stata ritrovata e la famiglia Orlandi lotta ancora per ottenere la verità, sapere se è ancora viva o, in caso contrario, riavere indietro il suo corpo.
All'inizio del 2023, dopo anni di silenzi e indagini archiviate, la magistratura Vaticana ha deciso di aprire un nuovo fascicolo sulla scomparsa della quindicenne, come deciso dal promotore della giustizia vaticana Alessandro Diddi e la Gendarmeria. L'anno dopo è stata istituita la commissione bicamerale d'inchiesta che sta cercando di ricostruire l'intera vicenda. In questo contesto è tornato a parlare proprio Ali Agca: "Conosco la verità, sto per morire e voglio togliermi un peso".
Chi era Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa a Roma
Classe 1968, Emanuela Orlandi è scomparsa il 22 giugno del 1983, ad appena 15 anni. Quando è scomparsa, Emanuela aveva appena finito il secondo anno di liceo scientifico e studiava flauto e canto corale nella scuola di musica in piazza Sant'Apollinare nell'istituto Tommaso Ludovico da Vittoria.
Quando è scomparsa, la capitale è stata tappezzata da manifesti con il suo volto e qualche indicazione sul suo aspetto fisico. In basso si leggeva che era alta 1 metro e sessanta, mentre le poche righe di accompagnamento recitavano: "Al momento della scomparsa aveva i capelli lunghi, neri e lisci, indossava pantaloni di jeans, camicia bianca e scarpe da ginnastica. Non si hanno sue notizie dalle ore 19 di mercoledì 22 giugno".
La famiglia Orlandi e i rapporti con il Vaticano
Emanuela Orlandi e tutta la sua famiglia, la madre Maria Pezzano e gli altri quattro fratelli Pietro, Natalina, Federica e Maria Cristina, vivevano in Vaticano. Lei era la penultima dei cinque figli. È proprio in Vaticano che lavorava suo padre, Ercole, come commesso della Prefettura della casa pontificia. Nonostante la vita in centro a Roma, dettata dal lavoro del padre e dal luogo in cui viveva, la famiglia non sembra si trovi in condizioni abbienti: per questa ragione gli inquirenti nell'immediato hanno deciso di scartare l'ipotesi di sequestro. La prima pista, come vedremo in seguito, è che possa essere stata rapita da una persona conosciuta il giorno della scomparsa o già nei giorni precedenti.
La scomparsa di Emanuela Orlandi: il racconto delle amiche
Il giorno in cui è sparita Emanuela era un mercoledì, il 22 giugno del 1983. Come di consueto, si era recata in piazza Sant'Apollinare, a pochi passi dalla sede del Senato di Palazzo Madama. È lì che nell'istituto Tommaso Ludovico da Vittoria seguiva i suoi corsi di musica: quel giorno è arrivata di fretta, in ritardo per la sua lezione di flauto, già iniziata.
Dopo ha iniziato a seguire un'altra lezione, quella di canto corale, lasciando l'aula prima del termine. Non appena uscita, ha chiamato casa sua, dove ha risposto la sorella Federica: al telefono ha raccontato che mentre stava andando al corso di flauto, un uomo l'aveva fermata per proporle un lavoro di volantinaggio alla sfilata di moda delle sorelle Fontana che si sarebbe tenuta alla sala Borromini, in piazza della Chiesa Nuova. L'uomo sarebbe rimasto ad aspettarla fino al termine delle lezioni per ricevere una sua risposta sulla partecipazione all'evento, atteso per il sabato successivo.
Emanuela ha parlato dell'offerta di lavoro anche con una sua compagna della scuola di musica, Raffaella, con la quale dopo lezione ha raggiunto la fermata dell'autobus 70. La versione di questa amica è stata confermata anche da un'altra, Maria Grazia. Entrambe hanno raccontato di aver atteso con Emanuela e un'altra ragazza della scuola di musica, bassina e con i capelli ricci, di cui non ricordano il nome. Il loro autobus è arrivato verso le 19.20: è stata l'ultima volta che hanno visto Emanuela. Secondo un'altra compagna di corso, invece, Emanuela non avrebbe mai raggiunto la fermata: avrebbe fatto a piedi soltanto una prima parte di corso Rinascimento, senza arrivare alla fermata dell'autobus. Come ha raccontato la terza amica di Emanuela, Laura, la ragazza sarebbe stata dietro di lei, ad una ventina di metri e, ancora più indietro, avrebbe camminato il resto del gruppo. Voltatasi di nuovo, quasi alla fine di corso Rinascimento, però, Emanuela avrebbe visto soltanto il gruppo, senza Emanuela.
Le telefonate anonime alla famiglia della ragazza
Sono molti gli sconosciuti che hanno provato ad intessere con la famiglia in quegli anni: non si è mai saputo se si sia trattato di persone realmente coinvolte nel rapimento o di squilibrati in cerca di notorietà. La prima telefonata sarebbe arrivata nella Sala Stampa del vaticano la sera stessa della scomparsa di Emanuela, alle ore 21, a due ore dall'ultimo avvistamento della ragazza. La famiglia della quindicenne ha chiesto fin da subito che fossero fatti degli accertamenti circa la telefonata di quella sia per evidenziare la reale esistenza della stessa che per conoscerne il contenuto. Secondo questa telefonata, sembrerebbe che l'interlocutore per i rapitori di Emanuela fosse la Santa Sede e non la famiglia della ragazza.
Quella, però, è stata solo la prima telefonata nel caso Orlandi. Le chiamate si sono moltiplicate nel corso degli anni, ma la maggior parte delle volte si è trattato di mitomani e persone che provavano a depistare le indagini. Con le loro telefonate, arrivate a casa Orlandi, hanno anche raggiunto centrali di polizia e redazioni dei giornali.
Il presunto collegamento con l'attentato a Giovanni Paolo II
La scomparsa di Emanuela Orlandi è avvenuta a poco più di un anno di distanza dall'attentato a Giovanni Paolo II, il 13 maggio del 1981. La vicinanza con questo evento ha spesso fatto pensare ad un collegamento fra i due eventi. Quando la ragazza è scomparsa, Giovanni Paolo II era papa da appena quattro anni. L'ipotesi presa in considerazione, a cui persino il papa stesso sembrava credere, è quello dello scambio fra Emanuela Orlandi e l'attentatore Mehmet Ali Ağca, un esponente del movimento nazionalista turco dei Lupi Grigi.
Nelle telefonate arrivate in Vaticano di cui abbiamo parlato in precedenza il mittente avrebbe proposto lo scambio: per anni questa persona è stata conosciuta come l'Americano, per l'accento anglofono. Non sappiamo cosa ci sia di vero in questa versione dei fatti: ad ogni modo Emanuela resta scomparsa e Agca in carcere.
Proprio lui, Agca, in tempi recenti, ha inviato alla stampa internazionale una lettera in cui sostiene le condizioni di buona salute della ragazza: "È viva e sta bene da 36 anni, non è mai stata sequestrata nel senso classico del termine, ma è stata vittima di un intrigo internazionale per motivi religiosi e politici – raccontano le cronache del 2019 – Il governo vaticano non è responsabile, è la CIA che dovrebbe svelare i suoi documenti segreti".
Le sue parole sono chiare: "Basta con calunnie contro il prelato Marcinkus e Enrico de Pedis e altre persone innocenti, nessuna criminalità e nessuna sessualità c'entrano con il caso Emanuela Orlandi". Ovviamente anche su questo resta un enorme punto interrogativo.
L'ipotesi di un coinvolgimento del Vaticano: il caso Calvi
Secondo alcuni, sarebbe collegato alla scomparsa della ragazza anche il caso Roberto Calvi, giornalista e banchiere del Banco Ambrosiano trovato morto impiccato il 18 giugno 1982, a due anni quasi esatti del rapimento di Emanuela, sotto al Ponte dei Frati, sul Tamigi, a Londra.
La scomparsa di Emanuela, già uno dei più grandi casi irrisolti della nostra storia, si incrocia con i grandi scandali delle cronache del secolo scorso. A partire dal 1980, il Banco Ambrosiano, ha dovuto affrontare due profonde crisi: la seconda un anno dopo, è nata a seguito della scoperta della loggia P2 quando Calvi sarebbe rimasto senza protezioni. È allora che sembra abbia chiesto aiuto al Vaticano e alla sua istituzione finanziaria, lo IOR. Nonostante questo tentativo, due mesi dopo è stato arrestato per reati valutari, processato e condannato. In attesa della condanna, però, è tornato in libertà e si è avvicinato a Flavio Carboni, legato a boss della mafia e i malavitosi della Banda della Magliana, con cui ha iniziato attività di riciclaggio di denaro sporco.
Questa pista prenderebbe in considerazione l'ipotesi di uno scambio di persona: al posto di Emanuela Orlandi, sarebbe dovuta essere rapita Raffaella Gugel, ragazza che le assomigliava molto e che abitava nel suo stesso palazzo. Anche il padre di Raffaella lavorava in Vaticano: era Angelo Gugel, assistente personale di papa Giovanni Paolo II e, ancora prima, stretto collaboratore di Marcinkus, il monsignore ex presidente dello Ior, proprio la banca vaticana. Il rapimento avrebbe dovuto intimare il Vaticano sul silenzio su certe questioni molto delicate, come quelle di natura finanziaria, che hanno visto il coinvolgimento di banche, mafia, partiti politici, come ha dichiarato dopo anni il figlio dello stesso Calvi. Come se non bastasse il collegamento con suo padre sarebbe da ricercare proprio in Carboni. in numerose società a cui era interessato, una dei soci sarebbe stata una certa Rita Gugel, forse (ma ad oggi non ci sono state conferme), imparentata con Angelo e sua figlia.
Perché Emanuela Orlandi sarebbe stata rapita dalla Banda della Magliana
Dopo la pista dell'attentatore, è stata aperta quella sulla banda della Magliana. A rapire la ragazza, sarebbe stato un vero e proprio commando di uomini, mandato su ordine di Renatino De Pedis. Lo confermerebbero anche Marco e Salvatore Sarnataro, un amico di Emanuela e suo padre. Marco, morto nel 2007 all'età di 46 anni, avrebbe confessato al padre il ruolo nel rapimento dell'amica e lui, Salvatore, si sarebbe presentato a piazzale Clodio per riportare le parole del figlio: ad ordinargli il rapimento sarebbe stato Enrico De Pedis, detto Renatino, il boss della banda della Magliana.
Il primo a sollevare la pista della banda della Magliana è stato Accadi, uno dei mitomani delle telefonate, dopo aver chiamato Chi l'ha visto?. Il rapimento di Emanuela, però, sarebbe stato la risoluzione di un problema che riguardava un alto prelato vaticano. Come ricompensa, avrebbe concesso a De Pedis un sepolcro in Sant'Apollinare: anni dopo, proprio dentro la basilica sono stati ritrovati i resti del boss, ma nonostante le testimonianze della sua ex amante Sabina Minardi, non è mai stato dimostrato il suo coinvolgimento diretto. Dopo anni di indagine sotto il capo della procura Giancarlo Capaldo, il suo successore, Giuseppe Pignatone, ha deciso di archiviare il caso.
La trattativa segreta
In tempo recenti, l'ex procuratore capo di Roma Capaldo, ha fatto riferimento ad una vera e propria trattativa segreta relativa alla scomparsa di Emanuela Orlandi e alla sepoltura di Enrico De Pedis. In una trasmissione televisiva, ha parlato di nuovi elementi da comunicare nelle opportune sedi: quando era titolare dell’inchiesta relativa alla scomparsa di Emanuela Orlandi, ha continuato Capaldo, alcuni esponenti vaticani gli avrebbero chiesto di eliminare l’attenzione negativa che la stampa riservava allo Stato pontificio e, anzi, di aprire la tomba di De Pedis per eliminare qualsiasi collegamento.
L'ipotesi di una pista collegata alla pedofilia
Quelle legate alla malavita romana e al Vaticano, però, non sono le uniche piste prese in analisi dagli inquirenti che hanno indagato sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. In quegli anni in Italia si parla di "tratta delle bianche": sono tantissime le sparizioni di giovani donne che, giorno dopo giorno, scompaiono nel nulla, senza lasciare alcuna traccia di loro. I minorenni scomparsi nel nostro Paese, sono stati almeno 2mila e in maggioranza le persone sparite sono ragazze. Nel periodo in cui è scomparsa Emanuela, in un anno e mezzo, soltanto a Roma e dintorni sono scomparsi, anche solo per poche ore, altri 321 giovani, 144 ragazzi e 177 ragazze: non soltanto Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, scomparsa il 7 maggio dello stesso anno.
Le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi sono iniziate proprio con questa ipotesi di reato: si pensava, inizialmente, che potesse essere opera di un maniaco isolato o di una vera e propria organizzazione che reclutava minorenni a scopo sessuale, utilizzando come escamotage l'offerta di un provino per diventare attrice, ad esempio. Anche Federica, la sorella di Emanuela, qualche giorno prima era stata avvicinata da un uomo in autobus che le ha proposto di fare la comparsa in un film, girato a quell'epoca a Civitavecchia.
La pista sullo zio di Emanuela Orlandi: le presunte molestie di Mario Meneguzzi
Fra le piste battute in questi quattro decenni trascorsi dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, c'è anche l'ipotesi che vede il coinvolgimento dello zio della ragazzina vaticana. Nel 1978, come rivelato dal TgLa7 nel luglio 2023, ha molestato la sorella di Emanuela, Natalina Orlandi. Da quel momento, una volta appresa la situazione, gli inquirenti avrebbero passato al vaglio anche la pista familiare.
La risposta da parte degli Orlandi non si è fatta attendere: "Puntano il dito su mio zio, perché non vanno a cercare chi erano i quattro cardinali pedofili?", ha dichiarato Pietro dopo che, con le sorelle, ha indetto una conferenza stampa per approfondire la questione. Il figlio di Meneguzzi, anche lui si chiama Pietro, è stato inoltre ascoltato dalla commissione bicamerale d'inchiesta. "Ha seguito qualcuno di cui si fidava", ha detto ascoltato dai membri della commissione.
L'analisi del DNA sulle ossa trovate nella Nunziatura Vaticana
Durante alcuni lavori di ristrutturazione alla Nunziatura Vaticana, sotto al pavimento della sede di via Po sono state ritrovate delle ossa. Trattandosi di un palazzo della Santa Sede, il collegamento con Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, scomparsa un mese prima, è stato lampante. Secondo l'analisi dei reperti effettuata, però, quelle ossa avrebbero più cento anni. Secondo gli esami al Carbonio 14 sarebbero appartenute ad una persona morta sicuramente prima del 1963.
L'ispezione di due tombe al cimitero teutonico di Roma
Nel 2019 sembrava essere arrivata la svolta, con una possibile collaborazione da parte del Vaticano, con l'apertura delle tombe di due principesse nei sotterranei del Cimitero Teutonico Vaticano. Le indicazioni sono arrivate in una lettera anonima accompagnata dalla foto di una tomba in cui si leggeva: "Cercate dove indica l’angelo", facendo riferimento alla scultura di un angelo che sovrasta i due loculi e indica verso il basso. L'analisi è poi stata affidata a Giovanni Arcudi, dell'Università Tor Vergata di Roma che si è occupato di analizzare i reperti per prelevare i campioni del dna e prelevarli, insieme al perito indicato dalla famiglia Orlandi. Secondo il Giudice Unico dello Stato della Città del Vaticano, però, le ossa rinvenute risalirebbero a più di un secolo fa.
In questo modo, il Vaticano ha scelto di archiviare l'indagine lasciando, però, alla famiglia Orlandi la possibilità di procedere, privatamente, ad eventuali ulteriori accertamenti su alcuni frammenti già repertati e custoditi, in contenitori sigillati, presso la Gendarmeria. Secondo quanto hanno più volte ribadito il fratello di Emanuela e i legali della famiglia Orlandi, le analisi sulle ossa rinvenute sarebbero state svolte soltanto visivamente, con esami non sufficienti per datare i reperti: "Come si fa a dire che si tratta di ossa centenarie se queste non sono state esaminate? I test genetici e con Carbonio14 non sono stati effettuati", ha dichiarato l'avvocata della famiglia.
Katty Skerl e Emanuela Orlandi: come sono collegati i due casi
Fra le ragazze che hanno occupato un ruolo di spicco nelle cronache di quegli anni c'è anche Katty Skerl, 17enne trovata morta il 21 gennaio del 1984 a Grottaferrata: anche questo assassinio resta un altro caso irrisolto. Questo caso sembrerebbe, inoltre, avere un legame con la sparizione di Mirella Gregorio e con quella di Emanuela Orlandi. Ad unirli ci sarebbero alcune dichiarazioni di Accetti, uno dei mitomani che spesso si è espresso sulla scomparsa di Orlandi e su altre numerose vicende di quegli anni, ma anche l'esistenza di un plico inviato ad un'amica di Emanuela e alla sorella di Mirella Gregorio. "Non cantino le due belle more per non apparire come la baronessa e come il ventuno di gennaio martirio di Sant’Agnese con biondi capelli nella vigna del Signore", c'era scritto. Appaiono fin da subito evidenti i riferimenti alle ragazze: Emanuela e Mirella, indicate come "due belle more" e a Skerl, la ragazza dai capelli biondi morta nella vigna il 21 gennaio.
Diversamente, invece, secondo il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, non ci sarebbe alcun collegamento fra i due casi.
I nuovi indizi rivelati dal fratello Pietro Orlandi
Il 22 giugno 2023 il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi che, dall'inizio delle ricerche insieme al padre non ha mai trascurato il caso della sorella, ha rivelato che ci sarebbero nuovi elementi per una possibile svolta sulla sua scomparsa: "Però ci serve la collaborazione di persone anche che lavorano in Vaticano, che sono a conoscenza di questo fatto, che si liberino la coscienza e che abbiamo il coraggio di non rimanere nell'anonimato. Abbiamo bisogno di loro", ha dichiarato. Anche papa Francesco sarebbe a conoscenza della verità su Emanuela: a svelarlo sarebbero delle chat Whatsapp di alcune persone vicine al pontefice. "Un giorno la Chiesa dovrà chiedere scusa, nessun potere, per quanto forte, potrà mai fermare la verità, anche se resterà solo una persona a difenderla", ha continuato.
Pubblicati due audio risalenti al 2009
Il Riformista ha pubblicato a dicembre 2022 due audio risalenti al 2009. Uno dei soci di De Pedis avrebbe lanciato pesanti accuse nei confronti del Vaticano, ma senza mai fare esplicito riferimento né a Emanuela Orlandi né a Mirella Gregori. Si parla genericamente di "alcune ragazze". "Non hanno fatto altro che chiamare De Pedis e gli hanno detto sta succedendo questo, ci puoi dare una mano? Punto. Il resto so tutte caz*ate",una delle frasi che si sente nei nastri.
Chi era il cardinale Casaroli e perché il suo nome compare spesso nelle indagini
Quello di Agostino Casaroli è un nome che, nelle pagine che riguardano Emanuela Orlandi, torna a più riprese. Così come molti altri prelati e cardinali. Fra tutti, ad esempio, il cardinale Ugo Poletti, che sarebbe stato legato, proprio come Casaroli, anche agli ambienti criminali della Banda della Magliana. Il nome di Casaroli, però, viene tirato in ballo anche dai rapinatori, quando hanno chiesto una linea telefonica diretta proprio con lui il 17 luglio. Appena due giorni dopo anche quello conosciuto come l'Americano ha chiesto di parlare con Casaroli, utilizzando il numero 158 durante una telefonata, un codice prestabilito per parlare di Emanuela Orlandi.
L’appello di Pietro Orlandi a Papa Francesco
Nel giugno del 2024, sempre in occasione dell'anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi, il fratello Pietro si è rivolto, ancora una volta, direttamente a papa Francesco. "Soltanto lui può cambiare le cose. Lui può imporsi, ha il potere di cambiare la verità – ha detto – All'epoca non c'era, è estraneo ai fatti. Ma deve fare in modo che la verità emerga".
Ali Agca al fratello di Emanuela: "È stata presa dalle suore"
Sempre a dicembre 2022 l'attentatore di Papa Giovanni Paolo II, Ali Agca, ha inviato una lettera al fratello di Emanuela in cui dice: "I rapimenti di Emanuela e di Gregori furono decisi dal Governo vaticano ed eseguiti da uomini del Servizio segreto vaticano vicinissimi al Papa. La trattativa pubblica era ovviamente una sceneggiata ben orchestrata da pochi alti prelati operanti all’interno dei servizi vaticani. Emanuela Orlandi era un fatto tutto vaticano ed é stata presa in consegna da alcune suore fin dall’inizio, ha compreso l’importanza del suo ruolo e lo ha accettato serenamente. So di lei soprattutto grazie a un Padre spagnolo che mi ha visitato in Italia e anche qui a Istanbul. Un uomo, un religioso, animato da una fede autentica, che conosce i misteri del mondo e che non mente".
Le nuove dichiarazioni di Ali Agca e il videomessaggio
A commissione bicamerale iniziata, è tornato a parlare Ali Agca in alcuni videomessaggio in cui chiede di essere ascoltato dai deputati e dai senatori come persona informata sui fatti. "Sto per morire, vi dirò tutta la verità", ha detto nel primo videomessaggio. E dopo il rifiuto della commissione, una seconda volta, è tornato a parlare davanti alle videocamere. In questo nuovo videomessaggio ha accusato tutti, Vaticano compreso. "Si tratta di un rapimento – ha ribadito – Il padre Ercole Orlandi lo sapeva. Ma Emanuela sta bene. Forse un giorno la faranno santa".
Perché sono state riaperte le indagini sul caso: cosa emerge oggi
La speranza è che l'apertura delle nuove indagini possa presto fare luce su quanto accaduto a lei e, forse, anche al caso di Mirella Gregori, probabilmente strettamente collegato alla sua scomparsa. È proprio grazie alla determinazione della famiglia Orlandi che il Vaticano ha deciso di ricominciare le indagini: "Si tratta di un atto dovuto dopo le denunce e le istanze presentate in questi anni dalla famiglia", ha spiegato a Fanpage.it il promotore di giustizia vaticana.
Sicuramente, un ruolo importante in questa decisione lo hanno avuto anche gli elementi inediti di questi ultimi mesi, emersi dopo la pubblicazione della serie Vatican Girl.
"Non posso non essere contento e come sempre voglio vedere il bicchiere mezzo pieno e pensare positivo – ha dichiarato il fratello Pietro non appena scoperto della decisione della magistratura vaticana – Non occorrono lunghe indagini, la Verità già la conoscono: basta raccontarla".
Parallelamente anche la Procura di Roma ha aperto un'indagine sulla scomparsa della ragazza. "Dopo 40 anni non solo non è facile trovare elementi, ma nemmeno fare le pulci alle attività svolte dagli inquirenti dell'epoca perché ogni situazione, ogni indagine va contestualizzata", aveva però dichiarato il procuratore capo Francesco Lo Voi. Ma la notizia arrivata proprio nel giorno del quarantennale della scomparsa, è che il procuratore vaticano Diddi ha dichiarato che vi sono carte e piste meritevoli di essere approfondite, che finora non sono mai state prese in considerazione.
Nel 2024 continuano ad esserci false piste e depistaggi. Nel mese di giugno in un'email, stavolta firmata, c'è chi dice di conoscere la verità e di avere prove documentali per dimostrarlo. Nel frattempo, però, dalla commissione si smuove qualcosa. Se le ultime dichiarazioni di una delle amiche del coro, che non ricorderebbe nulla del giorno della scomparsa, hanno aperto nuovi scenari, il vicepresidente della commissione d'inchiesta ha rivelato a Fanpage.it che dalle audizioni, soprattutto quelle a porte chiuse, stanno emergendo delle novità.
Come sarebbe oggi Emanuela Orlandi
Il 14 gennaio del 2023 Emanuela Orlandi avrebbe compiuto 55 anni. Abbiamo visto quante piste sono state esaminate, quanti misteri e quanti interrogati avvolgano la scomparsa di questa giovane ragazza, fra le tante altre ragazze di cui non sappiamo più nulla da decenni. Eppure suo fratello non si è mai rassegnato all'idea di aver perso Emanuela: "Finché non avrò un corpo, ho il dovere di cercarla viva”.