Perché costruire un maxi porto crocieristico a Fiumicino è una pessima idea, secondo gli esperti

Non è la prima volta che sulle rive di Isola Sacra, frazione di Fiumicino, si tenta di costruire un porto. Ci provò l’imperatore romano Claudio ma, a causa del continuo insabbiamento, alla fine rinunciò. Nel 2010 fu la volta di un altro imperatore, questa volta del mattone, Francesco Gaetano Caltagirone, ma il progetto, con annesse cubature immobiliari, fu bloccato da un’inchiesta. Anche in questo caso erano emersi problemi di stabilità e sicurezza.
Nel 2022 la Royal Caribbean fa il suo ingresso sulla scena, acquisendo a un'asta fallimentare, tramite la controllata Fiumicino Waterfront, la società titolare della concessione per la costruzione di un porto diportistico. Nell’ottobre del 2023,viene quindi presentato al Ministero dell’Ambiente un progetto con variante crocieristica per avviare la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale e iniziare i lavori con la benedizione delle autorità locali.
E qui c'è la prima anomalia: secondo la legge 84/94 i porti crocieristici non possono essere gestiti da un privato, ma per la Royal Caribbean non sembra valere. Inoltre il progetto viene inserito nel Decreto Giubileo, per accelerare le procedure grazie ai poteri commissariali. Eppure quel che è certo è che il porto, qualora venisse effettivamente realizzato, non servirà di certo ai pellegrini in arrivo a Roma. Intanto i cittadini protestano dopo la costruzione di una rete comparsa sulla spiaggia che ha iniziato a delimitare l'area del cantiere.
A Civitavecchia c'è già un porto crocieristico pubblico
“Noi abbiamo a Civitavecchia il secondo porto delle crociere d’Europa dopo Barcellona, ora creare due approdi per Roma è sbagliato”. Secondo l'economista Pietro Spirito, questa concorrenza fra pubblico e privato non ha alcuna ragione di esistere. Vorrebbe dire mettere in concorrenza due comuni limitrofi, e aumentare la vocazione crocieristica del litorale a Nord di Roma, già decisamente affollato di navi, continuando a investire su un modello di sviluppo turistico "mordi e fuggi". Insomma: Roma ha già un approdo crocieristico, ne serve un altro? Inoltre il progetto del porto della Royal Caribbean, grazie alla gestione commissariale, come detto rischia di essere approvato dopo una valutazione quantomeno frettolosa e semplificata del suo impatto.
L'impatto ambientale del Porto di Fiumicino
A soli 300 metri dalle aree di cantiere, e quindi da dove verranno effettivamente costruite le infrastrutture, si trova un’area naturale protetta. Ci spiega il ricercatore Michele de Sanctis che il nuovo porto rischia di avere un impatto pesantissimo su questo tratto di costa. “In realtà sono habitat abbastanza dinamici, loro si spostano e ritrovano la loro nuova collocazione, però in contesti naturali.” Ma essendo queste piccole isole naturali, ormai circondate da edificato, strade, e ora anche il porto, chiaramente queste nuove posizioni non si trovano più e tendono a sparire. Ed oltre a creare un danno ambientale, le rive di Fiumicino, sono anche estremamente "difficili" per dei grattacieli galleggianti come quelli della Royal Caribbean. Questo a causa del continuo insabbiamento, che potrebbe portare a conseguenze pericolose.
La sabbia dai tempi dei romani è il nemico per chi vuole costruire un porto
Ricordiamo che le navi della Royal Caribbean sono tra le più grandi al mondo. Oltre 350 metri di lunghezza, oltre 70 metri di altezza. Come possono passare su un fondale alto 5 o 6 metri? Scavando un canale. Proprio così. Già da progetto preliminare, per l’ingresso di queste navi, si è sempre previsto di scavare un lungo canale nella sabbia su cui far passare la nave. Una volta vicina alla riva, dovrebbe tornare indietro in retromarcia. Una volta giunta su un bacino di evoluzione, si fermerebbe per ruotare su se stessa prima di riprendere la navigazione. Ma come ci spiega l’Ex Comandante della capitaneria di porto di Fiumicino Mario Magliulo, quest’operazione comprende dei rischi. “Il canale dovrebbe essere attraversato dalla nave a lento moto, con pericolo maggiore di esposizione al tempo, al mare e al vento. Un eventuale contatto con il fondo del mare, con più di 6mila persone a bordo, non so cosa potrebbe creare”. Tutti noi però possiamo facilmente immaginarlo.
L'impatto sul traffico: mancano le infrastrutture
Ora immaginiamo di cancellare tutte le problematiche elencate fin’ora, e che i Pellegrini arrivassero davvero a Fiumicino. A livello di trasporti il Comune sarebbe in grado di sostenere 5mila persone che sbarcano, e che nel giro di un’ora, vogliono arrivare tutte a Roma? Per chi conosce la viabilità della Capitale e dintorni, può sembrare una barzelletta. Eppure, non si sa con quali modalità, la Fiumicino Waterfront prevede anche quest’impresa. “Nel progetto non hanno minimamente considerato che il traffico non è solo quello del porto”, ci spiega Francesco Filippi, professore di trasporti e logistica presso l’Università la Sapienza. “Il traffico è quello dei cittadini di Fiumicino, i cittadini della parte di Fregene, ci sono una serie di frazioni che sono in crescita. E poi c’è un enorme traffico generato dall’aeroporto.” Quest’ultimo, dovuto sia dai passeggeri, sia da chi ci lavora.
Insomma, viste tutte le difficoltà cui sta andando incontro la Royal Caribbean, riusciranno i Pellegrini ad arrivare a Roma? “No ma i Pellegrini non arrivano”, conclude il prof. Filippi. “Questa pure è un’altra stupidaggine, chehanno collegato il porto al Giubileo, non c’entra niente. Anche perché se lo realizzano, il Giubileo è finito da un pezzo.”
Chissà, forse intendevano il Giubileo del 2050.