Perché a Ostia non ci sono bagnini? Colpa del bando pubblico: “Stipendi bassissimi e poche tutele”
Sono sei le persone che hanno perso la vita in mare lungo il litorale laziale in poco più di una settimana. L’ultima vittima risale a domenica 9 luglio, quando a Torvajanica un uomo di 47anni è morto cercando di salvare i due figli, trascinati al largo dalla corrente.
Ieri si è sfiorata l’ennesima tragedia: nei pressi del lungomare Duca degli Abruzzi (Ostia), un ragazzo di 16 anni ha rischiato di annegare mentre faceva il bagno. Provvidenziale l’intervento di un bagnante. A maggior ragione perché sul tratto di spiaggia dove si trovava il giovane non era presente alcun servizio di salvataggio. La domanda è semplice: perché non ci sono i bagnini? Perché un servizio fondamentale per la sicurezza dei cittadini e delle cittadine è completamente assenza?
“Ormai è un lavoro da cui la gente scappa”
La carenza di bagnini non è un problema che affligge esclusivamente il litorale laziale, ma va inserito all’interno della più ampia crisi del lavoro stagionale, come spiega il sindacato degli assistenti bagnanti.
“Negli ultimi anni è stata dimezzata la disoccupazione – spiegano dall’Associazione Nazionale Assistenti Bagnanti Lazio (ANAB) – se si aggiunge che questi lavori sono pure quasi sempre sottopagati, diventa difficile sbarcare il lunario. L’insieme di queste condizioni sfavorevoli, tenendo conto anche delle responsabilità che un lavoro del genere comporta, di fatto dirotta la gente su altre professioni, che perlomeno possano garantire uno stipendio per 12 mesi l’anno”.
Con l’introduzione del Jobs Act, infatti, sono notevolmente peggiorate le condizioni contrattuali della categoria degli stagionali. A partire dalla disoccupazione: l’indennità è stata dimezzata e attualmente copre la metà delle giornate lavorative della stagione; viene inoltre erogato il 75% del compenso che risulta in busta paga nella media degli ultimi 4 anni.
“Sulle spiagge libere, dove la stagione è passata da 5 mesi a 90 giorni, vengono pagati 45 giorni di disoccupazione – continua ANAB Lazio – poi si deve calcolare il 75% della busta paga, che già è estremamente bassa di suo. Ci risultano casi in cui i bagnini hanno percepito 1250 euro di disoccupazione. In totale. Come fanno a bastare per l’inverno? È ovvio che poi la gente cerca lavori diversi, ma questo discorso vale per tutte le categorie degli stagionali, dai camerieri a quelli che lavorano nelle strutture alberghiere”.
Per quanto riguarda la situazione del litorale laziale e, più nello specifico, del Municipio X di Roma che comprende anche la costa di Ostia, la carenza di bagnini risulta ancor più evidente, soprattutto per quando riguarda le spiagge libere. Le spiagge pubbliche di Ostia Ponente, dove martedì 4 luglio ha perso la vita l’82enne Arnaldo Talevi, sono praticamente tutte prive del servizio di salvataggio; e la situazione non è ottimale nemmeno a Ostia Levante.
Marco Possanzini, consigliere del Municipio X e capogruppo di Sinistra Italiana, sebbene preoccupato, non è stupito dalla carenza e definisce il bando presentato quest’anno “antieconomico”: “È stato presentato un bando europeo, in nome della trasparenza, ma è andato deserto: c’è stata una sola risposta. Il problema principale era che la durata dell’affidamento di un solo anno: alle cooperative non conviene presentarsi per così poco tempo, non hanno un ritorno economico sufficiente. Vista l’assenza di risposte, il Municipio ha fatto ricorso alla manifestazione di interessi, ma ormai era già giugno: ha vinto una cooperativa che però al momento non ha abbastanza personale per coprire tutte le postazioni disponibili”.
Il consigliere Possanzini e i portavoce di ANAB Lazio hanno una prospettiva estremamente simile su come si potrebbe, e dovrebbe, superare questa impasse: attraverso l’internalizzazione a livello comunale dei lavoratori stagionali. “Nel caso specifico del Municipio X – spiega Possanzini – attendiamo che il Comune di Roma riprenda la delega sul litorale. Il Comune avrebbe il potere di indire bandi triennali: questi risulterebbero di sicuro più appetibili e farebbero aumentare l’offerta”. Già da un anno il sindaco Gualtieri ha firmato la delibera, seguita dal parere favorevole del Municipio: si attende solo l’ultimo passaggio in Campidoglio.
Esternalizzazione del servizio di salvataggio
Per la categoria degli stagionali, con focus sui bagnini, il problema principale resta il sistema delle esternalizzazioni: “Se il Comune di Roma assumesse direttamente senza affidarsi alle cooperative, i bagnini sarebbero dipendenti pubblici con tutti i diritti e le tutele che spettano loro e che non sono al momento garantiti. I lavoratori avrebbero diritto alle ferie e alla malattia, lavorerebbero per l’intera stagione estiva, con la sicurezza di venire richiamati anche l’anno seguente – sempre dal 1 maggio al 30 settembre – e il servizio sarebbe garantito sempre e ovunque, per il bene di tutti”, afferma ANAB Lazio.
Non solo: da dipendenti pubblici, al di fuori della stagione estiva potrebbero venir “dirottati” su altri servizi assolutamente utili alla comunità e attualmente non garantiti per carenza di personale. A partire dalla manutenzione della costa e delle spiagge, soprattutto quelle all’interno dei Parchi, che in inverno vengono lasciate in uno stato di semi-abbandono.
“Con il Patto di stabilità – conclude Possanzini – i comuni non possono internalizzare. I grandi comuni, come Roma, subiscono maggiormente le conseguenze di questa politica restrittiva: è ormai necessario ridiscutere il Patto di stabilità per permettere ai comuni di assumere direttamente. Il risultato? Servizi più economici ed efficienti e maggiori tutele per i lavoratori, attualmente in una condizione di vero e proprio caporalato”.
La carenza di bagnini durerà per tutta la stagione estiva
Per quest’estate la situazione sul litorale laziale appare ormai irrecuperabile: laddove non presente il servizio di salvataggio, la legge della Capitaneria di Porto prevede la possibilità di mettere un cartello che avvisi i bagnanti di tale assenza. La denuncia di ANAB Lazio: “È un ottimo modo per potersene lavare le mani”.
Inoltre, mentre negli stabilimenti balneari del Lazio vige l’obbligo di avere defibrillatori DAE semiautomatici pronti all’uso, questo non accade nelle spiagge libere: tali dispositivi salvavita, infatti, dovrebbero essere presenti nelle postazioni di salvataggio, ma mancando le stesse postazioni, si tratta di un ulteriore servizio per la tutela dei cittadini che non viene garantito.