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Per salvare la Casa delle Donne Lucha y Siesta Gualtieri faccia fare un passo indietro ad Atac

Atac vuole costituirsi parte civile nel processo contro Lucha y Siesta, la casa delle donne punto di riferimento nella città di Roma sulla questione della violenza di genere.
A cura di Natascia Grbic
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Si è tenuta oggi a piazzale Clodio una nuova udienza del processo penale che coinvolge la Casa delle donne Lucha y Siesta di Roma. Imputata è la presidente dell'associazione che da quindici anni ospita e tutela donne e minori vittime di violenza: l'accusa cui deve rispondere è occupazione abusiva di immobile.

Notizia di oggi è che Atac ha chiesto di costituirsi parte civile nel procedimento. L'immobile era infatti di proprietà della municipalizzata, che lo aveva però lasciato in stato di abbandono. Un palazzo vuoto, che è stato occupato quindici anni fa dalle attiviste per realizzarvi una casa rifugio per tutte le donne abusate che altrimenti sarebbero rimaste fuori dai circuiti di presa in carico e accoglienza.

Il lavoro che Lucha y Siesta ha svolto negli anni ha fatto sì che diventasse un punto di riferimento per la città di Roma, ormai in cima alle classifiche per i femminicidi. Tantissime le donne e i minori che sono passati per quelle stanze, e che hanno potuto usufruire di consulenze legali e psicologiche gratuite, oltre a percorsi personalizzati di fuoriuscita dalla violenza.

Nel costituirsi parte civile, Atac ha chiesto non solo la condanna della presidente di Lucha y Siesta, ma anche un consistente risarcimento economico. Una decisione che ha provocato lo sdegno non solo di parte della cittadinanza, ma anche della politica istituzionale.

"Atac si ritiri dal processo – ha dichiarato Michela Cicculli, presidente della Commissione capitolina Pari Opportunità – La notizia odierna che Atac ha deciso di chiedere la costituzione di parte civile è un pessimo segnale mandato dalla partecipata comunale, su cui sarà necessario lavorare nei prossimi mesi. Non c'è alcun risarcimento da sanare da parte di chi ha contributo in maniera così decisa a cambiare il volto della nostra città".

A fianco di Lucha y Siesta anche i senatori dell'Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro e Ilaria Cucchi. "Non è pensabile che un'associazione che si batte contro la violenza sulle donne venga processata per occupazione abusiva di un immobile. Le istituzioni dovrebbero ringraziare le volontarie dell'associazione per il lavoro fatto in questi anni. La Regione Lazio si attivi per sostenere e tutelare questa esperienza".

Al sit in che si è tenuto questa mattina davanti il Tribunale di piazzale Clodio ha partecipato anche la consigliera regionale Marta Bonafoni, che molto si è battuta per far sì che la Regione Lazio acquisisse l'immobile per salvaguardare l'esperienza di Lucha y Siesta. "Nel corso del tempo l'associazione è diventata un punto di riferimento fondamentale per migliaia di donne che hanno trovato sostegno, accoglienza e nuove possibilità di vita grazie a professioniste specializzate e in maniera del tutto gratuita. In nome di tutto questo e per il ruolo che ricopre in prima istanza sui territori di Roma e del Lazio, mi sono battuta negli ultimi anni perché trovasse un riconoscimento pieno da parte della Regione Lazio".

Quando la Regione Lazio ha acquistato l'immobile in cui ha sede Lucha y Siesta, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha espresso la sua soddisfazione, descrivendo la casa delle donne come "un’esperienza fondamentale per il tessuto sociale della città".

L'Atac è un'azienda di trasporto interamente controllata da Roma Capitale. E se il sindaco non ha il potere di imporre il suo volere ai vertici dell'azienda, ciò che le attiviste si aspettano è che provi a dare un indirizzo alla sua direzione. Si tratterebbe quantomeno di un segnale politico volto a mettere al centro del piatto l'importanza dei processi di autogestione all'interno della città. Soprattutto quando riguardano un tema come quello della violenza di genere, piaga ormai strutturale della nostra società. Che, per essere arginata, ha bisogno di posti come Lucha y Siesta, non solo di panchine rosse dipinte il 25 novembre.

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