Per la morte di Fabio morto schiacciato da un ascensore alla Farnesina ci sono 3 nuovi indagati
Ci sono tre nomi iscritti al registro degli indagati nell'inchiesta sulla morte di Fabio Palotti, l'operaio di trentanove anni rimasto mentre lavorava nel vano di un ascensore all'interno della Farnesina. Secondo chi indaga l'uomo non avrebbe avuto la formazione per svolgere tale lavoro, una circostanza forse fatale nel farlo rimanere schiacciato dalla cabina.
Ora a dover chiarire la modalità dell'intervento e perché Fabio si trovasse lì nonostante non avrebbe dovuto, saranno due responsabili dell'associazione d'imprese che ha vinto il bando per questo tipo d'interventi manutentivi, e il dirigente del Ministero degli Esteri incaricato di vigilare sugli appalti. Lo riporta oggi l'edizione romana del Corriere della Sera, che ricostruisce la vicenda giudiziaria fino ad oggi.
I tre nuovi indagati si aggiungono all'ad di Smae Srl, che già rischia un processo per omicidio colposo per le presunte negligenze nei confronti del dipendente. In particolare dalla documentazione sequestrata dall'ispettorato sul lavoro risulta che il 39enne non avrebbe mai firmato una serie di fogli in bianco, che avrebbero dovuto certificare i corsi professionali e di sicurezza per alcune mansioni.
Fabio Palotti ha lasciato una moglie e due figli che non lo hanno visto ritornare a casa dopo essere uscito per andare a lavoro: ci sono volute quindici ore per individuare il corpo, nessuno si era reso conto che Fabio non era mai uscito dalla sede del Ministero. Da quanto ricostruito l'operaio aveva lasciato il telefono cellulare sul tetto della cabina e, andandolo a prendere, non avrebbe inserito il blocco venendo così schiacciato quando qualcuno ha chiamato l'ascensore.