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Paziente muore in un incendio al San Camillo, infermiere prosciolte: “I fatti non sussistono”

Prosciolte le due infermiere che erano finite a processo nel 2020 per la morte di un 65enne che ha perso la vita in un incendio al San Camillo.
A cura di Beatrice Tominic
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È morto nel maggio 2016 durante un incendio scoppiato all'ospedale San Camillo, dove era ricoverato: per la morte del sessantacinquenne Gheorghe Andoni due infermiere erano finite a processo per omicidio colposo alla fine del 2020, accusate di non aver attuato il piano antincendio per permettere che anche l'anziano potesse fuggire dal fuoco, salvandosi.

Oggi, però, a distanza di quasi sette anni dalla tragica morte dell'uomo, tutte le accuse nei loro confronti sono cadute e le infermiere prosciolte perché il fatto non sussiste.

La morte del sessantacinquenne

Il tragico incidente risale alla notte del primo maggio del 2016 quando, all'interno di una delle stanze dell'ospedale della Circonvallazione Gianicolense, dove l'uomo era ricoverato dal 12 febbraio dello stesso anno per un ictus che gli aveva provocato la paresi, è scoppiato un incendio di cui non è stato possibile stabilire l'incendio. In breve tempo le fiamme, che si sono immediatamente propagate, lo hanno avvolto. Nella stessa stanza, insieme a lui, si trovava un altro paziente che fortunatamente è riuscito a salvarsi: proprio lui avrebbe chiamato i soccorsi una volta notato il rogo.

Prosciolte le due infermiere

Non appena arrivato l'allarme, le due infermiere si sono precipitate e hanno tratto in salvo il compagno di stanza: nulla da fare, invece, per il sessantacinquenne. Dopo una prima richiesta di archiviazione, le due operatrici sanitarie sono state chiamate a rispondere dell'accaduto davanti ad un giudice. Dopo quasi tre anni, però, per le due infermiere sono state prosciolte perché il fatto non sussiste.

A comunicarlo è stato il segretario provinciale del sindacato NurSind, il dottor Stefano Barone: "Gli avvocati difensori, Valerio Vitale e Anna Roscino, hanno lavorato con indefesso impegno convinti fin dall’originaria fase di indagine che, in capo alle due lavoratrici, non potesse essere ravvisata alcuna colpa per la condotta prestata in reparto in quella tragica notte – ha scritto in una nota – Confermare la posizione delle due infermiere è stato possibile grazie al costante confronto avuto con la parte sindacale per la comprensione delle metodiche di lavoro dell’infermiere, figura professionale la cui responsabilità è quotidianamente divisa tra la criticità delle situazioni su cui intervenire in urgenza e i severi protocolli da rispettare in modo pedissequo".

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