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Pasqua a Roma, Federalberghi: “Ancora chiusi 200 hotel, vera ripresa nel 2024”

Fanpage.it ha intervistato il presidente di Federalberghi Roma, per capire quali sono le aspettative sulle presenze per Pasqua e la situazione degli hotel.
A cura di Alessia Rabbai
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Pasqua e i primi giorni rossi sul calendario si avvicinano e Roma si prepara ad accogliere i visitatori che arriveranno per trascorrere qualche giorno di vacanza. La Città Eterna è pronta a farsi ammirare in tutto il suo splendore, riscaldata dalle prime giornate di primavera, con mostre, musei e monumenti a cielo aperto. Nella Capitale normalmente il periodo coincide con l'inizio dell'alta stagione per quanto riguarda il turismo, ma ciò da tre anni non è più indicativo per la pandemia. Fanpage.it ha intervistato il presidente di Federalberghi Roma Giuseppe Roscioli, per una panoramica sulle strutture ricettive della città, per capire, dopo il termine dello stato d'emergenza, qual è la situazione per quanto riguarda prenotazioni, attività degli hotel e aspettative, anche in vista della risalita dei contagi e della guerra tra Russia e Ucraina.

Qual è la situazione attuale degli alberghi romani?

Come percentuali di occupazione delle strutture parliamo di un 50 – 60 per cento di camere disponibili, con 200 alberghi chiusi dal centro alla periferia, rispetto ai quali bisogna capire quanti riapriranno. Sicuramente non parliamo di nuove assunzioni: chi ha un albergo e lavora al 50 per cento ha la metà del personale fermo. Fino al 31 marzo 2022 c'era la cassa integrazione, ora si utilizzano ferie e permessi, poi vedremo cosa succederà.

Cosa ci si aspetta dalle festività pasquali?

La situazione attuale delle prenotazioni negli alberghi a Roma non è di ripresa come ce l'aspettavamo. I giorni più gettonati di solito sono a ridosso delle festività, quindi per Pasqua vanno da venerdì con check out lunedì, a seguire ci sono i giorni a ridosso delle festività del 25 aprile e il primo maggio. Turisti e albergatori aspettano di vedere come evolveranno guerra e pandemia.

Quali sono le criticità che si riscontrano nonostante il termine dello stato d'emergenza?

Il problema di base è che il settore turistico ancora non viaggia, indipendentemente da ciò che decide l'Italia. Russia, Cina, Sud Est Asiatico, Corea e Giappone, che appresentano il 50 per cento del turismo internazionale che normalmente sceglie Roma come meta dei propri viaggi, sono mercati al momento chiusi e mancano all'appello i potenziali ricchi viaggiatori assenti ormai dal 2019 e che temo non vedremo prima del secondo semestre di quest'anno. Le criticità sono quelle che spieghiamo da anni, evidentemente i sostegni che sono stati messi in campo dal governo non sono sufficienti per mantenere e coprire le perdite che ci sono state. Nel nostro settore inoltre la guerra rappresenta un deterrente alle prenotazioni alberghiere. Siamo ancora in crisi, ma le attività di sostegno si sono fermate all'anno scorso. Il settore del turismo non solo alberghiero ma anche delle agenzie di viaggio, trasporto turistico, compagnie aeree e aeroporti, è stato dimenticato e probabilmente non vedremo una significativa ripresa prima del 2024.

Quanto pesa l'assenza dei turisti russi per la guerra?

In realtà sono più di tre anni che non vediamo turisti russi, prima della guerra per la pandemia, perché per il vaccino Sputnik non riconosciuto dall'Ema non potevano venire in Italia se non sottoponendosi a quarantena sia all'arrivo che al ritorno. I flussi russi in realtà hanno iniziato ad interrompersi già dal 2014, con le prime sanzioni alla Russia al tempo dell'invasione della Crimea. Speriamo di rivederli nei prossimi anni.

Si è andato sempre più ad affermare un turismo last minute…

Sono anni che i turisti prenotano i soggiorni in albergo, specialmente se come meta hanno le città d'Arte, anche il giorno stesso. Le persone prima di raggiungere una destinazione vogliono assicurarsi che la situazione sia favorevole, altrimenti non partono proprio e fanno attenzione a non perdere i propri soldi. Questa tendenza si è rafforzata con la pandemia e ha portato i viaggiatori ad informarsi ancora di più, in particolare sullo stato dell'andamento del coronavirus nelle mete da loro scelte, effettuando, cancellando o modificando le prenotazioni, dove possibile, anche all'ultimo momento.

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