Parla Niccolò, archeologo licenziato dopo aver detto di guadagnare 6 euro l’ora: “Sfruttati da coop”
"Ho raccontato la situazione di sfruttamento all'interno delle cooperative delle società archeologiche a Roma e ho rivelato che il mio compenso netto era intorno ai 6 euro netti l'ora. Dopo che il servizio della Rai è finito in un gruppo Facebook dove sono presenti molti archeologi di fama nazionale, sono stato estromesso dalla chat di lavoro della società per cui lavoravo". A Fanpage.it Niccolò Daviddi, giovane archeologo, ha spiegato quanto gli è accaduto dopo aver accettato di parlare ai microfoni della Rai per spiegare le condizioni di lavoro sue e dei suoi colleghi. Dopo la messa in onda dell'intervista, Niccolò non è stato più chiamato per lavorare dall'azienda. "Cioè, naturalmente non licenziato in senso tecnico: dato che lavoro a partita IVA, neppure quell’onore posso permettermi", erano state le parole del ragazzo, riportate sui social dall'associazione Mi Riconosci?, che dal 2015 lotta per cambiare la situazione lavorativa del settore culturale in Italia.
"Subivamo pressioni, paga ci veniva imposta dall'alto"
"Posso dirlo tranquillamente: subivamo pressioni tramite chat dalla società, che cercava di capire se ci fosse modo di mandarci via prima delle 14, per pagarci una mezza giornata", ha raccontato a Fanpage.it. "Sappiamo che lavorare in Italia come archeologo non è facile, però scontrarsi con realtà di sfruttamento e di lavoro subordinato mascherato da lavoro autonomo è una cosa a cui non eravamo assolutamente preparati. Abbiamo una lettera di incarico in cui ci viene somministrato il lavoro come liberi professionisti, anche se come liberi professionisti non abbiamo niente, perché la paga ci viene imposta dall'alto e non abbiamo alcun modo di trattare il nostro compenso. Ci pagano a 30 giorni, ma sono rarissime le società che lo fanno, e spesso a 60 o 90 giorni. Ma ci sono società che pagano anche a 4 o 6 mesi di distanza il primo stipendio".