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L' omicidio di Simonetta Cesaroni in via Poma

Parla il poliziotto che ha fatto riaprire il caso dell’omicidio di Simonetta Cesaroni a via Poma

Fanpage.it ha intervistato il poliziotto a capo delle indagini sull’omicidio di Simonetta Cesaroni a via Poma. Dopo 32 anni le indagini sono state riaperte contro ignoti per la caduta di un alibi.
A cura di Redazione Roma
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Antonio Del Greco e Simonetta Cesaroni
Antonio Del Greco e Simonetta Cesaroni
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Un delitto di trentadue anni fa e un colpevole mai trovato. L'omicidio di Simonetta Cesaroni, uno dei più misteriosi cold case italiani, potrebbe vedere una nuova svolta, con la riapertura delle indagini, al momento contro ignoti, per la caduta di un alibi. Fanpage.it ha intervistato Antonio Del Greco, il poliziotto allora a capo delle indagini sull'uccisione della ragazza, trovata morta con ventinove coltellate il 7 agosto del 1990 negli uffici dell'Ostello della Gioventù in via Poma a Roma. Del Greco, che si è occupato del caso per due anni fino al 1992, di recente ha ricevuto la confidenza di una persona, che gli avrebbe confessato di essere a conoscenza di alcune informazioni che farebbero così cadere l'alibi di uno dei testimoni.

Come si presentava la scena del crimine al momento del suo intervento?

Quando sono arrivato la situazione era confusa: c'erano tante persone nell'appartamento e la scena del crimine era già stata inquinata. La ragazza era seminuda, aveva solo un top arrotolato sul seno, distesa a terra con la pancia all'aria, un alone rosso dietro alla testa e ventinove colpi di stiletto, riconducibili forse ad un tagliacarte. Le uniche tracce di sangue infinitamente piccole erano sulla tastiera di un telefono e una piccola striatura sulla porta, non sufficienti per confrontarle con quello delle persone che hanno avuto un ruolo nell'inchiesta. Nell'angolo più estremo dell'appartamento c'era un paio di scarpe slacciate, verosimilmente di Simonetta. Tracce di sangue della vittima sono emerse dal sopralluogo esterno nell'ascensore, presumibilmente presentib sui vestiti, che hanno urtato accidentalmente contro il vetro.

Quali sono gli aspetti che hanno reso compesse le indagini?

Trentadue anni fa mancavano le tecnologie di oggi. Non c'erano ad esempio gli impianti di videosorveglianza, immagini immortalate dalle telecamere grazie alle quali ora si risolvono la maggior parte dei casi di omicidio. Se ci fossero state le telecamere infatti probabilmente avremmo visto l'assassino entrare ed uscire. Non ha aiutato il fatto che sia stata uccisa d'estate, quando il condominio era praticamente vuoto e le persone in vacanza. Famigliari, amici intimi e datole di lavoro inoltre non sapevano dove lavorasse, impiegati, portieri e la dirigenza degli Ostelli della Gioventù hanno dichiarato di non averla mai vista.

Su quali persone sono ricaduti i sospetti?

Le ipotesi si sono soffermate su una quindicina di persone che ruotavano intorno a lei, tra vita privata e lavorativa, non ci sono altre piste esterne. L'attenzione è ricaduta su dove fossero e cosa stessero facendo tra le 17.35 e le 18, presunto orario in cui Simonetta è stata aggredita e uccisa, che sono state ascoltate, le quali hanno fornito un alibi con i nomi di chi li aveva visti e poteva confermare. Oggi so che uno dei testimoni ha detto una bugia.

Di Alessia Rabbai e Simona Berterame

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