Parla il papà del bimbo morto annegato: “La piscina non era messa in sicurezza”
"La piscina in cui è annegato mio figlio non era messa in sicurezza". Sono le parole piene di dolore di Sidiki Sako, il papà di Adamo Malik, il bimbo di tre anni trovato morto in acqua nel circolo sportivo Centocelle Football Club di viale della Primavera 64 a Roma. Intervistato dal Corriere della Sera, il quarantaquattrenne ivoriano ha raccontato quanto accaduto secondo la famiglia del piccolo alla festa di battesimo di sabato scorso 27 maggio: "Alle sei hanno iniziato a cercare i bambini, c'erano due cancelli, uno dei quali chiuso, ma i bambini potevano passare al di sotto di esso". Il papà di Adamo parla dunque di uno spazio attraverso il quale il figlio sarebbe riuscito ad intrufolarsi e a raggiungere la vasca.
Per i genitori se ciò è accaduto significa che la piscina, sebbene ancora chiusa, non era stata adeguatamente posta in sicurezza. E su questo aspetto sono in corso le indagini dei carabinieri coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, i quali dopo un controllo svolto anche dal personale della Asl competente, dovranno verificare eventuali responsabilità a carico degli adulti. Gli inquirenti infatti dovranno stabilire se l'incidente in cui ha perso la vita Adamo si sarebbe potuto evitare, se i gestori abbiano messo in sicurezza correttamente la piscina e se si sia trattato di un omesso controllo da parte dei genitori del bambino.
"Un mio amico ha trovato il corpo di Adamo, non ci sono parole"
Uno dei gestori del circolo sportivo intervistato da Fanpage.it ha spiegato che intorno alle 16.30/17 con una quarantina di bambini "la situaizone era ingestibile, nessuno tra gli adulti che erano alla festa controllava e i piccoli erano ‘allo stato brado' spostandosi fuori dal locale in cui era la festa, fino al campo da padel". Sempre secondo il gestore e come sarebbe emerso dai filmati delle telecamere di videosorveglianza acquistite dal magistrato e passate al vaglio, Adamo avrebbe vagato da solo per quaranta minuti, prima di cadere in piscina. "Un mio amico ha trovato il corpo – ha spiegato il padre del bambino – Quando i soccorsi sono arrivati era già tardi. Non ci sono parole".
La replica del Centro Usd Centocelle
"A chiarimento dell’interrogativo, preciso che la piscina non era stata messa a disposizione dei partecipanti all’evento, era chiusa al pubblico e separata dal resto del complesso da reti di recinzione – chiarisce il gestore del Centro Usd Centocelle – La piscina era dunque sicura. Il bambino, purtroppo lasciato incustodito, si è allontanato dal locale dove si trovava con i suoi accompagnatori, si è recato da solo verso la piscina chiusa, si è introdotto forzando una rete e si è volontariamente tuffato in acqua, da cui purtroppo non è riuscito a venir fuori. Quanto sopra emergerebbe dai filmati delle telecamere di sicurezza dell’impianto sportivo, già messi a disposizione della Magistratura. Il Centro USD Centocelle, profondamente scosso per lo sciagurato episodio, non può esser ritenuto responsabile per l’accaduto".