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Paolo Seganti ucciso da due omofobi al Parco delle Valli: mai individuati i suoi assassini

Paolo Seganti è stato ucciso a 38 anni nel Parco delle Valli a Roma la notte tra l’11 e il 12 luglio del 2005. Andava a innaffiare alcune piante in quello che era ancora un pratone incolto. Paolo viene massacrato e ucciso con venti coltellate, i suoi assassini non saranno mai identificati. Oggi una targa lo ricorda così: “In ricordo di Paolo Seganti amico del parco e di tutte le vittime dell’omofobia”.
A cura di Redazione Roma
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Paolo Seganti ha 38 anni e la notte tra l'11 e il 12 luglio del 2005 esce per andare a innaffiare alcune piante nel Parco delle Valli a Montesacro – Conca d'Oro. Paolo si prende cura dell'area verde da anni insieme ai comitati della zona. È ancora un terreno brullo e abbandonato, non il parco attrezzato e affollato di bambini, runner, ciclisti, anziani che è oggi. Saluta la mamma che non immagina che è l'ultimo volta che vedrà il figlio. Paolo sale in sella al suo Sh 150 e in pochi minuti è a destinazione, parcheggia e si addentra nel parco. Nella sella del motorino lascia portafoglio e telefono cellulare e si addentra nel buio armato solo di innaffiatoio. Quando i suoi assassini gli sono addosso, nel buio, Paolo urla e chiede aiuto. Dalle finestre aperte qualcuno sente il suo strazio e chiama le forze dell'ordine: le volanti si limitano a passare all'esterno del parco, non vedendo nulla di strano tirano oltre. Forse pensano a una rissa tra i senza tetto che abitano nel parco, nulla di particolarmente

Il corpo di Paolo Seganti sarà ritrovato la mattina successiva da una donna che esce a portare fuori il cane. La signora si trova davanti il corpo dell'uomo in una pozza di sangue, il corpo sfigurato dalle ferite. L'autopsia dirà successivamente che a ucciderlo sono state oltre venti coltellate inferte al basso ventre, all'inguine, ai glutei. Sul corpo i suoi assassini hanno infierito poi a colpi di bastone e calci. Il 38enne è stato massacrato a poche decine di metri dall'ingresso dove aveva parcheggiato lo scooter. La testa con profonde ferite, il naso ridotto a una poltiglia. Sul corpo i resti di una violenza feroce e apparentemente insensata. Le forze dell'ordine setacciano la zona e ritrovano un coltello e un bastone: sono le armi del delitto, su questo almeno non sembrano esserci dubbi.

Si cerca un movente, uno spiegazione. Paolo era omosessuale, questo lo sapevano tutti, non ne faceva mistero, così come non faceva mistero della sua fede cattolica, dei suoi studi in seminario e la passione per la teologica, così come del suo essere un "Papa boys". Un percorso quello del seminario interrotto dolorosamente quando decide di prendere coscienza della sua omosessualità. Gli inquirenti si concentrano sulla pista del delitto d'odio: altrimenti perché tutta quella violenza? Perché colpire i glutei e genitali prima di finirlo? Gli assassini di Paolo – si presume almeno due – sono sono mai stati identificati. In base alle dichiarazioni di alcuni testimoni che hanno visto allontanarsi due giovani fu fatto un identikit che purtroppo non portò mai su nessuna pista concreta.

Oggi a ricordare Paolo Seganti, lì dove è stato trovato il suo corpo c'è una targa che recita: "In ricordo di Paolo Seganti amico del parco e di tutte le vittime dell'omofobia".

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