Paolo Ciani (Demos): “Alle primarie per fare di Roma capitale dell’accoglienza e della solidarietà”
Paolo Ciani, segretario di Democrazia Solidale – Demos e capogruppo al Consiglio regionale del Lazio, ha lanciato qualche giorno fa la sua campagna per le primarie del centro sinistra con lo slogan Capitale Sociale. L'obiettivo è portare nella coalizione di centrosinistra gli argomenti e le proposte del cristianesimo sociale verso gli ultimi, gli anziani, i rifugiati e le classi sociali che più soffrono la crisi, partendo ovviamente dalle politiche di welfare. Mentre Roberto Gualtieri deve sciogliere la riserva sulla sua candidatura a sindaco
Dicono i suoi che l’hanno votata dai centri sociali alle monache di clausura. Un modo di dire che i suoi temi sono apprezzati da mondi molti diversi?
È bello vedere come le tematiche portate aventi da Demos uniscano mondi apparentemente lontani tra loro. Dico apparentemente perché tanti temi che riguardano la vicinanza e l’attenzione alle persone e tra loro a quelle più in difficoltà, sono temi che travalicano schemi di appartenenza vecchi. Questa proposta politica si a rivolge tutte le persone e le realtà della società civile che intendono costruire una città più equa, solidale e unita. Al centro della mia azione vi è la tutela dei più fragili, il superamento di un individualismo dilagante, la valorizzazione della persona, “capitale umano”: non mi ha stupito pertanto che attorno a questi temi si siano create “alleanze” tra l’elettorato tradizionalmente cattolico e quello più sociale e movimentista.
Capitale Sociale lo slogan scelto per le primarie del centrosinistra a Roma – se mai si faranno – cosa non va nella gestione delle politiche sociali della sindaca Virginia Raggi?
Le politiche sociali devono essere un pilastro fondamentale di un’amministrazione che assuma come proprio obiettivo fondamentale il costruire una comunità coesa, inclusiva, capace di costruire qualità della vita per i propri cittadini e capace di gestire le fratture e anche i possibili conflitti. Mi sembra che in questi quasi 5 anni di gestione della Sindaca Raggi le politiche sociali a Roma hanno avuto un ruolo per lo più marginale, se non di totale abbandono.
Troppe volte si è arrivati a non gestire l’ordinario, come nel caso, per citare solo un esempio più’ recente, dei nuovi fondi statali e regionali destinati ai buoni spesa per l’emergenza economica, di cui non si conosce il destino, o fatto ancora più’ grave che nell’ultima manovra di bilancio si siano fatti dei tagli importanti alla spesa per il sociale che avranno gravi ricadute sulla qualità dei servizi nei mesi che verranno.
È mancata una gestione responsabile delle emergenze che quotidianamente appaiono nella vita di una grande città come Roma, soprattutto nel tempo del Covid. Contemporaneamente non c’è stato nessuno investimento di intelligenza e studio nell’elaborazione di un nuovo modello di sviluppo sociale che avrebbe dovuto contrastare il processo di impoverimento delle persone, dei territori, dell’ambiente e della cultura di questa città. Il nuovo piano regolatore sociale che hanno approvato con grande ritardo, nonostante i proclami, non ha fatto altro che ratificare l’esistente dei progetti e dei servizi sociali romani.
Cosa non vi convince di mettere in campo un’alleanza progressista come quella che ha sostenuto il Conte 2 a Roma? Roberto Gualtieri non è un nome che unisce a sufficienza il campo del centrosinistra?
Per ciò che riguarda la possibilità di un’ampia alleanza progressista, il principale problema risiede nel fatto che quell’alleanza prevedrebbe il coinvolgimento da subito del M5S, che a quanto pare appoggerà invece la ricandidatura della Sindaca Raggi: le nostre posizioni sull’attuale amministrazione non ci permettono di sostenerla. Roberto Gualtieri è sicuramente una personalità politica di primissimo piano che ha gestito l’economia del nostro Paese in un momento drammatico, dopo aver svolto con grande serietà e professionalità un ruolo rilevante nel Parlamento Europeo. Non è ancora chiaro, tuttavia, se l’ex Ministro intenda accettare la candidatura. In ogni caso ritengo che per individuare un candidato unico ci saremmo dovuti muovere prima: ormai, dopo il voto della direzione del Pd in favore delle primarie e la proposta condivisa con gli altri soggetti del centrosinistra ai vari tavoli di coalizione, in diversi abbiamo avanzato una candidatura alle primarie e portato avanti interlocuzioni con cittadini e associazioni, studi e approfondimenti, per offrire delle soluzioni per la Città di Roma. Credo quindi che sia giusto permettere alle diverse anime della coalizione di confrontarsi attraverso il meccanismo delle primarie. Siamo pronti a proporre la nostra visione di città che non coincide evidentemente con quella dell’amministrazione uscente.
Siete da tempo impegnati sul fronte del diritto alla casa e della tutela dei più fragili, anzi diciamo che è nel vostro Dna. Cosa deve fare il prossimo sindaco su questo fronte?
Il tema della casa e dell’abitare è per me una priorità e su cui credo sia necessario intervenire per ricreare giustizia sociale. Diamo per scontato che la casa sia il luogo primario in cui vivere e crescere, ma a tante persone questo diritto viene ancora negato. La grave sofferenza in cui si trovano troppe persone nella nostra città per la mancanza di una casa, è uno dei drammi che vive la capitale d’Italia. Per provare ad affrontare questo punto credo sia necessario un grande sforzo, per esempio attraverso la creazione di un’Agenzia dell’abitare, che riesca a unire allo stesso tavolo i diversi soggetti implicati in questo ambito, dai costruttori, ai sindacati, ai movimenti per la casa, passando per tutte le istituzioni coinvolte. So bene che la legge italiana tutela la proprietà privata, ma è assurdo che tantissimi spazi pubblici e privati continuino a rimanere vuoti e spesso a degradarsi all’interno della nostra città senza che possano essere impiegati per un’utilità comune. Io ritengo giusto evitare gli sgomberi laddove non si trovino situazioni alloggiative alternative. Avere persone senza casa che vagano per i quartieri oltre che un problema per gli interessati è un problema per la città. E per continuare a parlare di tutela dei fragili è urgente attivare nuove politiche di assistenza agli anziani che mettano al centro l’impegno prioritario di garantire il diritto di ognuno di invecchiare a casa propria. Dopo la morte, avvenuta anche a Roma, di tanti anziani per la diffusione del Covid negli istituti e nelle case di riposo, ritengo che il nuovo sindaco abbia il dovere morale di non rimandare più questa scelta.
Roma è la Capitale dello Stato Italiano ma anche sede della cristianità e riconosciuta come un patrimonio culturale universale, possibile che però non riesce ad accogliere chi arriva ed è in fuga dalla povertà o dalla guerra?
Democrazia Solidale DEMOS – il movimento politico che mi ha proposto di accettare la sfida delle primarie – fa del tema dell’accoglienza dei migranti una questione centrale. Lo abbiamo mostrato candidando Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa, alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo del 2019. La vittoria delle destre sovraniste in Europa ha portato tutti, almeno una volta, a chiedersi se “ne abbiamo accolti troppi”. È il motivo per cui, nonostante i diversi cambi di Governo, non si parla ancora di ius culturae, un istituto che insiste sulla cultura italiana per ottenere la cittadinanza, supera gli automatismi dello ius soli e dello ius sanguinis e valorizza il processo d’integrazione. La prospettiva è quella di arrivare ad una inclusione efficace per evitare ghetti e mondi a parte, terreno di scontri etnici e di radicalizzazioni. Ma non avanzare sullo ius culturae è non tenere conto della realtà della vita di tanti nella nostra città e assecondare i beceri che ancora gridano “non ci sono neri italiani” o chiedono ad un sedicenne nato e cresciuto qui “da dove vieni”?. È evidente che questo non è solo un problema di Roma, ma trascende anche i confini nazionali, come altrettanto evidente è la decadenza di cui Roma è vittima e che travolge anche questo ambito. Nella totale assenza di proposte concrete su questi temi, abbiamo assistito a un’integrazione passata soprattutto attraverso una sorta di modello adottivo, in cui un ruolo fondamentale lo hanno avuto proprio famiglie, associazioni e comunità che a Roma hanno colmato una gravissima mancanza di politiche attive in questo senso.
Pensiamo al ruolo dei lavoratori impegnati nei servizi alla persona: colf, badanti, baby sitter, e al loro ruolo sociale: basti pensare al grave peso che hanno avuto in questi mesi le famiglie e all’importanza di chi, col suo lavoro, permette la permanenza a casa di tanti anziani e disabili. Inoltre, la politica del nostro tempo è stata troppo populista su questi temi, mentre da cittadini romani e cristiani abbiamo imparato che la politica si fa per il bene della comunità, coinvolgendo tutti e ricevendo forza da ognuno: è questa l’idea che c’è alla base del mio progetto per Roma, ricucire e mettere insieme le già tante virtuose realtà che operano in questo settore e che devono essere parte integrante di un’amministrazione all’altezza di una Capitale Sociale.