Ottant’anni fa l’orrore del rastrellamento del Ghetto ebraico di Roma, il 16 ottobre 1943
Ottant'anni fa una delle pagine più tristi del Novecento italiano, il rastrellamento del Ghetto ebraico di Roma: all'alba di sabato 16 ottobre 1943 i nazisti tedeschi presenti nella Capitale, agli ordini del comandante delle SS, Herbert Kappler, fecero irruzione nel ghetto setacciando una dopo l'altra tutte le abitazioni delle famiglie di religione ebraica, appartenenti a una delle comunità più antiche di tutta Europa.
Quel giorno di festa, in cui gli ebrei celebravano il riposo e la festività del Sukkot, si trasformò in tragedia: furono 1.259 le persone rastrellate, 689 donne, 363 uomini e 207 bambini, prelevate alle prime luci del giorno e condotte con forza presso il Collegio Militare in via della Lungara, a Trastevere. Qui i militari tedeschi distribuirono dei biglietti scritti in italiano con le istruzioni per l'imminente deportazione: dopo il primo rastrellamento furono rilasciate 227 persone in quanto provenienti da famiglie "miste", ma la mattina del 18 ottobre alla stazione Tiburtina oltre mille ebrei romani vennero caricati su un convoglio con 18 carri bestiame diretti nei campi di sterminio tra Germania e Polonia.
Per la maggior parte delle persone si aprirono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, senza più riaprirsi: nessun bambino riuscì a salvarsi, simbolo di una generazione cancellata dalla cieca follia nazista. Alla fine furono soltanto 16 i sopravvissuti a quell'inferno, 15 uomini e una donna, Settimia Spizzichino, morta nel 2000 e alla cui memoria nel 2011 è stato dedicato il ponte tra Ostiense e Garbatella.
Roberto Gualtieri: "Doveroso tenere viva la memoria"
Oggi, a ottant'anni da quel sabato nero, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha definito il rastrellamento del Ghetto ebraico "una ferita profonda della storia della nostra città e di tutto il Paese: il nazifascismo mostrò il suo volto più spietato, con più di mille persone deportate e uccise per il solo fatto di essere ebrei: l'abisso del genere umano".
L'impegno del primo cittadino della Capitale per tenere vivo il ricordo di quella tragedia: "Oggi più che mai questo importante anniversario diventa significativo. Da parte di tutti è doveroso tenere viva la memoria e Roma farà la sua parte, oggi e nei prossimi giorni con tante iniziative aperte alle scuole e alla società civile, per dare più consapevolezza di quello che è stato, far conoscere i volti e le storie di queste persone che non possono e non devono essere semplicemente dei numeri. Ricordiamo il passato perché abbiamo a cuore il futuro".
Una mostra per ricordare "I sommersi"
Lunedì 16 ottobre i Musei Capitolini, a Palazzo dei Conservatori, inaugurano la mostra "I sommersi. Roma, 16 ottobre 1943", aperta fino al 18 febbraio: un'esposizione di documenti, giornali, disegni, fotografie e tanti oggetti della vita quotidiana dei "sommersi", ovvero donne, uomini e bambini vittime del rastrellamento del Ghetto di Roma e mai più tornati. La mostra intende omaggiare Primo Levi e il suo "I sommersi e i salvati", mettendo al centro le storie degli oltre mille ebrei arrestati ottant'anni fa e la città di Roma, teatro e vittima essa stessa dell'orrore nazista.