Ostia: stagione a rischio caos, tra incendi dolosi e l’incognita delle concessioni

Che succede sul litorale di Roma? L’apertura della stagione estiva è dietro l’angolo, ma la situazione sulle spiagge non potrebbe essere più complicata, tra azioni in stile mafioso e il caos delle concessioni.
A cura di Daniele Stefanini
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Basta digitare su un motore di ricerca qualsiasi e scegliere bene le parole chiave: " Ostia fuoco stabilimenti balneari". Ci si renderà conto che, nel caso si volesse iniziare a prendere confidenza con il tema, il chiosco andato a fuoco due domeniche fa all'ottavo cancello sulla strada litoranea del lungomare capitolino, il Mecs Village, è solo l'ultimo di una lunga serie. Il web non dimentica e rivela che negli ultimi 5 anni hanno preso fuoco 8 tra stabilimenti balneari e chioschi. Considerando che le cause spesso sono di origine sospetta – nel caso del Mecs Village sono in corso delle indagini – gli incendi ad Ostia si possono definire pratica ricorrente di chi vuole mandare un messaggio.


"Se qualcuno pensa di intimidirci non ci riuscirà" è stata la risposta del sindaco di Roma Roberto Gualtieri dopo aver appreso la notizia. Si sente chiamato in causa perché quel chiosco bruciato ai cancelli, com'è conosciuta quella zona di Capocotta, non solo era stato appena dissequestrato dalla Gdf e riconsegnato al Comune, ma doveva andare a bando per la gestione della stagione estiva di quest'anno, proprio il giorno dopo che è ha preso fuoco. Casualità? Saranno le indagini a fare chiarezza. Ma qualche sospetto sul dolo è licito averlo.


C'è però un effettivo ritardo da parte dell'amministrazione capitolina nel dare avvio a quelle pratiche che consentirebbero di stabilire chi dovrebbe comandare veramente su quel pezzo di terra: l'interesse pubblico. Perché se è vero che dall'ottobre del 2023 il Comune di Roma si è ripreso dal Municipio X la delega al litorale ostiense per fare chiarezza e ristabilire la legge, è vero anche che, a parte la messa a bando di 3 chioschi proprio a Capocotta, niente è stato fatto fino ad oggi e sul territorio si percepisce, il chiosco bruciato ne è la conferma, l'assenza di un istituzione che faccia rispettare le regole.


Il lungomare di Ostia è uno tra quei litorali italiani dove si sente maggiormente l'effetto di una subordinazione degli interessi collettivi a favore dell'interessi privati. Nella parte urbana del litorale l'80% è occupato da stabilimenti, solo il 20% da spiagge libere. Sul lungomuro, come lo chiamano alcuni cittadini del posto, c'è chi interpreta la concessione come "proprietà" – che sia uno stabilimento del lido o un chiosco dei cancelli – e in alcuni casi la difende con la prepotenza. A fuoco. " Se non lo gestisco io non lo gestisce nessuno" sembrano dire quelle fiamme.
Ad oggi ad Ostia manca tutto: bandi per la gestione della sicurezza delle spiagge libere rinviati a data da destinarsi, rinnovo concessioni degli stabilimenti balneari. Solo 7 su 67 sono ancora valide. Le altre scadute.


A tutto questo si aggiunge l'assenza di una normativa nazionale che regoli le attività commerciali in concessione sulle coste demaniali del Bel Paese. Tutti i partiti che hanno governato dal 2006 in poi, anno in cui l'Italia avrebbe dovuto adeguarsi alla direttiva europea Bolkestein di libera concorrenza, non hanno fatto altro che prorogare i termini di adeguamento. Tutto questo a spese dei contribuenti e a difesa della sola categoria dei balneari, mentre l'Europa ci multava.


Adesso ognuno fa come meglio crede: alcuni comuni della costa adriatica, già tra novembre e dicembre del 2023, hanno fatto appello alle legge 118/2022 approvata da Draghi che proroga la concessione agli stessi concessionari fino al 31 dicembre 2024, termine in cui gli stabilimenti dovranno andare a gara. Nei comuni le cui amministrazioni non hanno preso posizione, come quello romano, i balneari è come se fossero degli inquilini a cui è scaduto il contratto di affitto della casa ma ai quali il padrone delle mura non ha detto loro se andar via o se restare e pagare.


Il sindaco Gualtieri intanto è molto presente sui social e recentemente ha anche fatto visita ai resti carbonizzati del chiosco a Capocotta, mentre nel suo partito c'è anche si assume qualche responsabilità e cerca di serrare le file, consapevole che tra poco inizia la stagione estiva e che le cose non dovevano stare a questo punto:" C'è stata una sottovalutazione dal punto di vista amministrativo – afferma a Fanpage Giovanni Zannola, consigliere del PD – perchè è passato troppo tempo dal momento in cui abbiamo riportato la delega al litorale a Roma Capitale al giorno in cui si è formato l'ufficio. Deve essere operativo al cento per cento, non solo per far partire questa stagione balneare ma per fare tutta questa opera di verifica, controllo e trasformazione necessaria. A questo punto – e conclude – non possiamo far altro che sollecitare noi stessi."

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