Ostia, Giovani consiglieri Pd incatenati al Municipio: “Tornano nomi della giunta sciolta per mafia”
Ci sono volte in cui una riunione di partito può essere più frustrante, che rimanere per ore legati a un cancello. È il caso di Raffaele Biondo e Margherita Welyam, 23 e 24 anni, esponenti dei Giovani Democratici, i due candidati più votati del Partito Democratico nel Decimo Municipio, nella tornata elettorale che ha riportato il centrosinistra alla guida del Campidoglio e del Municipio di Ostia. Tra venerdì e sabato scorsi, i due neo-consiglieri municipali si sono incatenati davanti alla sede del governo municipale, per protestare contro la composizione della nuova giunta, che hanno definito un "Tassone bis". Il riferimento è alle vicende che portarono allo scioglimento del Decimo Municipio nel 2015, per infiltrazioni mafiose, e poi all'arresto dell'allora presidente dem Andrea Tassone.
La convocazione di una riunione da parte del nuovo mini sindaco di Ostia Mario Falconi, per discutere della questione, aveva convinto i due giovani a mettere fine alla protesta. Ma al termine di un incontro fiume, durato oltre quattro ore, nella sede del Pd di Ostia, Raffaele Biondo raggiunto da Fanpage commenta sconsolato: "È stata una riunione lunga ma paradossalmente non si è detto niente". I problemi messi sul tavolo da lui e dalla sua collega rimangono irrisolti. "Noi per tre anni abbiamo cercato di ripulire il volto del Partito Democratico sul territorio – dice Biondo -, cercando di costruire un centrosinistra unitario e questo scempio è il riconoscimento".
Ritorno al passato
Nel mirino dei due consiglieri sono finiti in particolare tre nomi della nuova giunta, che già avevano ricoperto posizioni di rilievo nell'era Tassone: Giuseppe Sesa, Eugenio Bellomo e Antonio Caliendo. Di questi, solo Bellomo ha fatto un passo indietro, dopo essere stato di fatto sfiduciato dal partito di cui avrebbe dovuto essere espressione, Sinistra Civica ed Ecologista. "Adesso il presidente Falconi concluderà il Cencelli proponendo ai Verdi un assessorato", commenta amaro Biondo. Secondo lui, però, il problema è più ampio: "Noi non contestavamo solo i nomi, ma il metodo con cui si è arrivati a queste scelte. Avevamo chiesto di parlare di proposte, di competenze e di profili, ma ci è stato risposto di no. Ed è uscito questo sgorbio di giunta".
Chi ha criticato le posizioni dei due consiglieri ribelli, ha sottolineato come i tre nomi contestati non siano mai stati coinvolti in inchieste penali. Replica Biondo: "Il nostro è un giudizio politico. Serviva dare discontinuità, non si può riproporre lo schema con cui in centrosinistra si è sgretolato, tanto più di fronte a un dato di astensione così alto come quello delle ultime elezioni. E spiega: "Uno degli assessori proposti, Antonio Caliendo, fino all’altro ieri stava raccogliendo le firme per rendere Ostia Comune autonomo, una battaglia storica degli imprenditori balneari. Si è scelto di stare dalla parte di chi ha sottratto il mare ai cittadini, di chi fa lavorare a nero i giovani del territorio, invece di fare scelte coraggiose e radicali".
Il mini sindaco di Ostia Mario Falconi ha accusato Margherita e Raffaele di aver messo in atto un "ricatto", per ottenere l'assessorato al litorale. Ma Biondo non ci sta: "Non abbiamo chiesto un assessorato per noi, ma un segnale politico: l’assegnazione della delega al litorale a una personalità civica esterna, competente, che poteva incidere contro certi potentati del territorio. La nostra era una provocazione per costringere la giunta a schierarsi su una linea di discontinuità rispetto alla tutela di determinati interessi".
Il ruolo di De Biase
Anche una buona parte del Pd romano si è schiarato contro la protesta dei due consiglieri. Si è parlato di un pressante intervento della consigliera regionale Michaela De Biase, moglie del ministro Franceschini ed esponente di punta della corrente di Area Dem. "L’ho letto anche io sui giornali – dice Biondo -, certo se fosse accaduto non lo vengono a dire a noi. Noi pensiamo al territorio, poi se c’è qualcuno che si interessa a Ostia, solo quando ci sono da collocare delle persone, non lo sappiamo. Certo ci chiediamo perché c’è stato questo rifiuto al dialogo e al confronto con i cittadini".
A sera Raffaele Biondo e Margherita Weylam convocano un'assemblea pubblica in piazza per spiegare perché questo nuovo governo del Decimo Municipio non lo possono proprio appoggiare. I due però specificano che rimangono dentro il Pd perché: "siamo i primi due eletti a Ostia e crediamo ancora in una rinascita del centrosinistra e del Pd di cui ancora ci sentiamo parte, sono spazi che bisogna continuare a presidiare".
Certo, però, che la storia di Ostia suona come un campanello d'allarme anche per il nuovo sindaco di Roma Roberto Gualtieri. In molti, infatti, temono che il nuovo primo cittadino capitolino possa anche lui finire vittima della guerra tra le correnti dem. "Non so giudicare se la nostra storia rappresenta un problema più ampio – conclude Biondo -, ma posso dire che questo rischio si scongiura solo se le correnti smettono di essere uffici di collocamento, se esprimono posizioni politiche e non si fanno sentire solo quando c’è da governare in un’ottica di spartizione, come è accaduto da noi".
di Marco Billeci