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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Orlandi Gregori, commissione ascolta il barista dei De Vito: “Licenziato perché ho detto la verità”

“Mi hanno licenziato perché non ho detto la versione concordata con i De Vito”: queste le parole del barista, Giuseppe Calì, davanti alla commissione per la scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori.
A cura di Beatrice Tominic
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Continuano le ultime audizioni da parte dei membri della commissione bicamerale di inchiesta sui casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori prima della pausa estiva. Dopo i familiari più stretti e gli altri parenti, dopo i primi giornalisti che si sono occupati del caso, dopo le amiche delle due ragazze e i magistrati che si sono occupati dei due casi di scomparsa, nella giornata di ieri sono state ascoltati Giuseppe Calì, che lavorava come barista nel locale della famiglia De Vito, delle migliore amica di Mirella Gregori e Maria Grazia Casini che frequentava la scuola di musica in piazza Sant'Apollinare, quella di Emanuela Orlandi.

Nel secondo caso l'audizione è stata secretata, mentre quella di Calì no. Anche secondo lui, come per la sorella di Mirella Gregori Maria Antonietta, la famiglia De Vito avrebbe dimostrato un atteggiamento inaspettatamente ambiguo. "Mi hanno licenziato perché non ho detto quello che volevano loro", ha raccontato ieri in aula.

L'audizione della compagna della scuola di musica

Nel caso Orlandi, le parole dell'amica e compagna di lezioni Maria Grazia, che già all'epoca, da ventiduenne, ha fornito il proprio contributo per identificare alcuni religiosi e poterli interrogare, l'audizione è stata secretata. Secondo quanto dichiarato dagli stessi membri della commissione, si è rivelato un intervento proficuo, di "grande collaborazione" e "molto importante" per cercare di ricostruire gli eventi avvenuti nel 22 giugno del 1983, nella data della scomparsa della quindicenne vaticana.

Le parole di Calì: "La famiglia De Vito non voleva emergesse la verità"

Ad intervenire davanti alla commissione bicamerale, come anticipato, anche Giuseppe Calì, che nel 1983, anno in cui sono sparite le due ragazze, lavorava nel bar dei De Vito, la famiglia di Sonia, migliore amica di Mirella Gregori. Anche lui, all'epoca, è stato chiamato a parlare sulla vicenda della ragazzina, sparita poco più di un mese prima della cittadina vaticana. E, nell'intervento, ha spiegato la situazione di quel periodo, lanciando dei "segnali molto chiari", come li ha definiti la commissione.

"Una volta rientrato, i De Vito mi hanno rimproverato per le deposizioni che avevo reso ai magistrati – ha spiegato – Avevo detto, nel particolare, di aver visto Mirella che usciva dal bar e andare verso destra", ha ricordato. Probabilmente è stato l'ultimo a vederla. Una deposizione in contrapposizione con la famiglia De Vito che, invece, aveva riportato la direzione opposta. "Poi mi hanno licenziato perché avevo riferito la verità e non la versione concordata con loro".

Tutti i dubbi sui De Vito, la sorella di Mirella: "Per me Sonia non ha mai detto tutta la verità"

Quanto riportato da Calì è soltanto un ennesimo racconto che si aggiunge ai dubbi già fatti emergere dalla sorella di Mirella Gregori, Maria Antonietta. Sonia De Vito, amica del cuore di Mirella e considerata la testimone chiave nel caso di scomparsa, è già stata ascoltata dalla commissione. Sull'incontro tanto atteso con i membri della commissione, però, non si hanno notizie: Sonia De Vito ha infatti chiesto di parlare a porte chiuse, come anche altre amcihe di Emanuela Orlandi, convocate nella stessa giornata.

"Per me questa è l'ultima spiaggia per sapere cosa è successo a mia sorella – ha commentato Maria Antonietta Gregori a proposito della commissione bicamerale – Secondo me Sonia sa più di quanto dice. Siamo cresciute insieme. Poi, da dopo la scomparsa, non è mai più tornata a casa mia. Sono certa che Mirella le abbia raccontato qualcosa. Magari non è più venuta da noi perché i genitori non volevano o perché è stata minacciata a sua volta. Non lo so, ma sento che non dice tutta la verità, sa più di quanto dice. Per questo le chiedo chiarezza".

Le dichiarazioni delle amiche, svolta nel caso Orlandi: una ritratta la versione dei fatti

Nella stessa giornata in cui la commissione raccoglieva l'intervento di Sonia De Vito, sono state convocate anche le amiche di Emanuela Orlandi. È proprio una di loro a fornire una versione totalmente inaspettata del giorno della scomparsa della quindicenne vaticana. Dopo decenni in cui aveva sostenuto di aver visto la ragazza a lezione nella scuola di Sant'Apollinare, di averla vista entrare nell'aula in ritardo e di averla persa di vista, una volta conclusa la lezione, mentre si trovava alle sue spalle e stava camminando verso la fermata dell'autobus, a 41 anni di fatti ha ritrattato tutta la storia. "Non ricordo nulla di quel giorno – ha ammesso oggi – Non ricordo di averla vista".

Molti interrogativi restano ancora senza risposta. Molti i tentativi di depistaggio; molte le sedicenti verità prive di prove concrete, come quella di Ali Agca; molte le ipotesi. "Sono state entrambe sacrificate per una ragione di Stato", ha sentenziato, ad esempio, il giudice Ilario Martella, che si è occupato dei casi all'inizio. Un'idea che, però, non è detto riesca mai a trovare conferme.

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