Orlandi, chi è Nicola Cavaliere: capo della Omicidi convocato in commissione, ricevette l’audio delle sevizie

Continuano le audizioni della commissione bicamerale d'inchiesta per i casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Dopo aver ascoltato per la seconda volta, a proposito della scomparsa di Gregori, il barista che lavorava nel locale della famiglia della migliore amica di Mirella, Sonia, questa settimana è stato convocato Nicola Cavalieri, che nel 1983 era responsabile della sezione Omicidi della Squadra Mobile di Roma. Non è escluso che possa condividere rivelazioni utili, se non necessarie al caso.
Chi è Nicola Cavaliere e cosa sa sulla scomparsa
Nato nel 1949, Nicola Cavaliere era a capo della sezione Omicidi della Squadra Mobile di Roma quando Emanuela Orlandi è sparita. Era arrivato a rivestire questo ruolo nel 1981, dopo essere stato capo della Squadra mobile di Bergamo dal 1975. Dieci anni dopo, a quattro dalla nomina romana, ha assunto il ruolo di vicedirigente della Squadra mobile di Roma e nel 1990 ne è diventato il capo. Nel 1997 Cavaliere è passato al centro Criminalpol della Questura di Roma, poi è stato nominato questore: si è trasferito poi ad Imperia, Perugia e Torino. È tornato a Roma nel 2002 torna, per rivestire ancora il ruolo di questore che ha lasciato per dirigere la Dac, Direzione centrale anticrimine e, nel 2008, è stato nominato vicedirettore operativo dell'Agenzia informazioni e sicurezza interna.
Trovandosi a ricoprire il ruolo di responsabile sezione Omicidi della Squadra Mobile di Roma nel 1983, Cavaliere fin da subito, insieme agli agenti dei servizi segreti, ha rivestito un ruolo importante nelle indagini per la scomparsa di Emanuela Orlandi. È stato lui, ad esempio, a chiamare, Mario Meneguzzi, da cui era partita la pista familiare, tanto cara e sostenuta da alcuni membri della commissione bicamerale d'inchiesta, a riconoscere la voce di Emanuela nel cosiddetto "audio delle sevizie". E sempre lui, ancora prima, è stato fra i pochi ad ascoltare l'audiocassetta con le sevizie e ad ipotizzarne la sovrapposizione delle registrazioni.

L'audiocassetta delle sevizie con la voce di Emanuela Orlandi
Cavaliere, come anticipato, è stato uno fra i primi a seguire il caso di scomparsa di Emanuela Orlandi facendo scattare indagini e acquisendo prove. Fra queste, ad esempio, la famosa audiocassetta in cui si sentono le voci di una ragazza (e, almeno all'epoca, voci maschili, ndr). Una registrazione straziante che, però, proprio in Cavaliere sembra che all'epoca avesse lasciato diversi dubbi.
L'audiocassetta è stata recapitata all'Ansa sulla scalinata di via della Dataria dopo il terzo appello che papa Giovanni Paolo II ha rivolto per la liberazione di Emanuela Orlandi, nella giornata di domenica 17 luglio 1983 e una telefonata, arrivata dopo le 22 all'agenzia di stampa, da parte di un giovane che si è presentato come uno dei sequestratori della giovane.
In un lato della cassetta erano presenti dei lamenti prolungati di una giovane voce di donna, come se fosse sottoposta a maltrattamenti. Dall'altra, invece, un messaggio pronunciato con voce artefatta e un accento straniero. In quella giovane donna, però, c'è chi ha riconosciuto Emanuela e chi, invece, no. Si tratta del fratello della giovane, Pietro Orlandi, che la sente nella frase finale così come il padre dei due (morto nel marzo 2004, ndr) che una volta ascoltato il passaggio in cui la ragazza chiede Per favore, fatemi dormire sarebbe rimasto perplesso e spaventato riconoscendo la figlia; di una delle compagne della scuola di musica di Emanuela, Raffaella Manzi, che invece non ha notato alcuna corrispondenza fra le voci, così come la sorella Natalina Orlandi. Chiamato al primo ascolto, invece, lo zio di Emanuela, Mario Meneguzzi, poi finito fra gli indagati, che riconobbe subito la nipote.

Successivamente, sono emerse ulteriori ipotesi. Secondo l'ex agente della Digos Antonio Asciore, l'audiocassetta sarebbe soltanto una versione ridotta di un nastro più lungo recapitato, giorni prima, in Vaticano. Questo audio originale durerebbe, invece, fra gli otto e i dieci minuti, durante i quali qualcuno avrebbe minacciato e torturato la ragazza (quindi, ipoteticamente Emanuela, ndr), che si lamentava soffrendo.
E poi c'è l'opinione del Sismi, organo dei servizi segreti italiani, letteralmente Servizio per le informazioni e la sicurezza militare. "Ho scoperto che in quei giorni il nastro è stato fatto analizzare da esperti del Sismi: sono loro che hanno messo nero su bianco che quella voce corrispondeva a quella di Emanuela. Ma allora perché hanno detto a mio padre di stare tranquillo quando sapevano, da analisi fatte, che si trattava della voce di Emanuela e non di una finzione?", si è sempre chiesto Pietro Orlandi.
Cosa potrebbe dire Cavaliere sul nastro delle sevizie
Visti i lamenti registrati in un lato dell'audiocassetta, storicamente il nastro è noto alle cronache come "audio delle sevizie". Non appena ricevuta, la cassetta è stata consegnata alle autorità competenti. E, naturalmente, è presto finita fra le mani di Cavaliere.
L'audiocassetta fu inviata a Cavaliere la sera stessa del ritrovamento, non la mattina successiva. E il capo della omicidi convocò immediatamente Meneguzzi per ascoltare insieme il nastro. Nei verbali, però, non comparirebbero riferimenti alle voci maschili. In caso contrario, infatti, sarebbero state riportate nell'atto che avrebbe raggiunto il magistrato per ulteriori accertamenti. Ma tutto questo, così come l'ipotesi dell'agente della Digos Asciore, sembra mancare.
Ciò che viene sottolineato, invece, è che la polizia non scartava l'ipotesi che la registrazione fosse il risultato di un collage di incisioni, anche di diversa natura, forse anche da film a luci rosse, come era stato dichiarato all'epoca. Per il Sisde, in particolare, Cavaliere non escludeva che alcune sovraincisioni fossero avvenute al momento della trascrizione delle copie magnetofoniche. Un dettaglio che poi sarebbe stato confermato da alcuni periti e che potrebbe essere ribadito dallo stesso Cavaliere, domani, in sede di audizione.
Nel frattempo, però, il nastro originale sembra essere andato perso. "Lo cerco da anni – ha sempre dichiarato Pietro Orlandi – Ma sembra svanito nel nulla". Così come i dossier scomparsi dall'archivio di Stato. E, da oltre quaranta anni, la stessa Emanuela Orlandi.