Operata nello stesso ambulatorio di Margaret Spada: “Al suo posto potevo esserci io”
"Quando ho saputo cosa è successo a Margaret Spada, ho pensato che avrei potuto fare la sua stessa fine. Prima dell'operazione non mi erano stati chiesti documenti o referti, fatta eccezione per l'emocromo". A raccontarlo a Fanpage.it è Nadia, una ragazza che cinque mesi fa si è sottoposta ad un intervento al naso nello stesso ambulatorio a cui si era rivolta la ventunenne. Anche Nadia ha conosciuto i dottori Marco e Marco Antonio Procopio tramite i social network e anche lei, proprio come la giovane che ha perso la vita lo scorso 7 novembre, è arrivata dalla Sicilia per sottoporsi all'operazione.
"Mi hanno raccomandato di restare a riposo, ma sarei dovuta andare in aeroporto in attesa del volo – racconta – Per assicurarmi la massima tranquillità, invece, mi hanno pagato una notte in albergo, sottraendo la cifra dal prezzo dell'operazione. Mi sono trovata bene con loro, li ho ritenuti dei professionisti: mi hanno seguito anche nel post-operazione con attenzione. Ma se penso che al posto della ragazza di Lentini ci sarei potuta essere io…"
Il viaggio da Palermo a Roma e l'operazione nell'ambulatorio dei Procopio
"Li ho trovati sui social network, mi hanno convinta e ho pensato di rivolgermi a loro per una piccola operazione al naso – ricorda la ragazza, una venticinquenne – Così sono partita da Palermo qualche mese fa per l'operazione". Una volta citofonato nel palazzo di Fonte Ostiense, lo stesso perquisito ancora una volta nelle scorse ore, le è stato indicato il piano da raggiungere, è stata accompagnata nella sala di attesa e dopo una ventina di minuti o poco più è iniziata la visita.
"Prima di essere sottoposta all'operazione mi hanno fatto accomodare in una saletta per le foto prima dell'operazione, poi sono stata controllata dal padre: aveva notato una macchia sul naso da alcune immagini che avevo inviato allo studio precedentemente – racconta – Mi ha guardato meglio e poi ha dato l'ok per l'operazione".
Una volta entrata nella sala operatoria è iniziato l'intervento. "Con me c'erano i due dottori Procopio, padre e figlio; un terzo medico e una donna che si è sempre presentata come la segretaria della clinica (una situazione che ricorda l'operazione di Margaret Spada: quattro medici fra cui la moglie di Marco Antonio Procopio, ndr)", spiega Nadia.
L'anestesia locale, il racconto di Nadia: "Tremori in corpo"
Poi è stata sottoposta ad un'anestesia locale: "Dopo l'iniezione ho iniziato a sentire dei tremori alle mani e alle labbra – continua, spaventata perché, fra le ipotesi, potrebbe essere stato proprio un eccesso di anestetico a causare il malore alla ventunenne -Ho avuto paura, ma non ho collegato questa reazione alla possibilità che potesse trattarsi dell'anestesia. Ancora oggi non ho prove a riguardo. So solo che dopo l'operazione, una volta rimossa la cartilagine come previsto dall'intervento, anche i tremori sono scomparsi", ammette.
"Nel complesso, però, è stata un'esperienza positiva e loro mi sono sembrati professionali. Una volta in albergo, pagato da loro per consentirmi di restare a riposo, ho avuto una consistente emorragia con conseguenti e vari cambi di garze. Ero cosciente, non avevo senso di svenimento. Mi sono rivolta a loro al telefono e mi hanno guidata con attenzione, si sono assicurati che stessi bene".
I documenti richiesti dai medici Procopio: "mi hanno chiesto solo l'emocromo"
"Mi hanno chiesto soltanto l'emocromo e un elettrocardiogramma con tracciato", ha spiegato nei giorni scorsi un'altra cliente dell'ambulatorio a cui, dopo la morte di Margaret Spada, era stato chiesto di integrare i documenti con un referto del cardiologo che accertava la mancanza di problemi cardiaci prima di sottoporsi ad un'autopsia. Documenti che, invece, non sono stati chiesti a Diana.
"Tesoro, mi serve emocromo completo (analisi del sangue) da richiedere al medico di base per fare l'intervento", si legge in uno dei messaggi inviato dal numero dell'ambulatorio a Nadia, invece. "Non mi hanno chiesto nient'altro: né l'elettrocardiogramma né ulteriori documenti che accertassero la presenza o meno di allergie. Per questo, riflettendoci, penso che avrei potuto fare la stessa fine di Margaret Spada", racconta a Fanpage.it.
"Alla luce di quanto avvenuto, forse non rischierei di nuovo così tanto per un'operazione al naso. O, almeno, mi documenterei meglio sul tipo di intervento: non si può morire così".