Omofobia, l’indagine di Gay Help Line: “Per tanti studenti Lgbt+ la scuola non è un posto sicuro”
Il liceo Ripetta di Roma questo inverno è stato teatro di una piccola rivoluzione: studenti e studentesse transgender hanno potuto finalmente scegliere un nome diverso da quello anagrafico. Si tratta di un regolamento per la gestione e l'attivazione della cosiddetta carriera Alias, ovvero la possibilità di scegliere il nome di “elezione di genere” e non quello con cui si è iscritti all’anagrafe durante il proprio percorso di transizione. Uno strumento importante per garantire l'inclusione e combattere il fenomeno dell'abbandono scolastico, molto diffuso tra gli adolescenti transgender. All'epoca solo quattro licei e alcune università in tutta Italia avevano adottato questo regolamento, oggi il protocollo è stato attivato in altre 5 scuole nel Lazio e altre sono in via di approvazione.
Il progetto “Un altro genere di scuola”
In occasione della Giornata Internazionale contro l’omobitransfobia, Gay Center / Gay Help Line e Rete degli Studenti Medi Lazio presentano davanti al Liceo Ripetta di Roma “Un altro genere di scuola”: un nuovo percorso di collaborazione per la promozione di una scuola più inclusiva. “L’ultima indagine di Gay Help Line ha evidenziato che il 14% dei e delle liceali si identifica Lgbt+ ma solo l’1,4% si dichiara tale a scuola, perché non la considera un luogo sicuro – dichiara Pietro Turano, portavoce di Gay Center – Un altro genere di scuola è un modo per offrire un punto di riferimento e mettere a disposizione una valigetta degli attrezzi, a partire dalle carriere alias nelle scuole del Lazio: tema su cui Gay Help Line lavora da anni." – conclude Turano. Un progetto a lungo termine per offrire punti di riferimento e strumenti a tutta la comunità studentesca del territorio. La scelta del liceo artistico come scenario di questa collaborazione ovviamente non è casuale, essendo il primo istituto superiore di Roma ad aver approvato il protocollo Alias. L’obiettivo però è più ampio. "La strada per ottenere una scuola che sia davvero uno spazio aperto, sicuro e inclusivo è molto lunga, ma noi siamo pronti a percorrerla", spiegano gli studenti presenti al sit in.