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L'omicidio di Willy Monteiro Duarte a Colleferro

Omicidio Willy Monteiro, la lettera di Gabriele Bianchi dal carcere: “È stato Belleggia a ucciderlo”

In una lettera inviata all’Adnkronos Gabriele Bianchi, uno dei fratelli in carcere per l’omicidio del 21enne Willy Monteiro Duarte, addossa all’altro imputato Francesco Belleggia la responsabilità della morte del ragazzo.
A cura di Redazione Roma
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I fratelli Bianchi
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"L'unico vero responsabile della morte" di Willy Monteiro "è Francesco Belleggia. È stato lui a scatenare la lite quella notte, lui a colpire Willy con un calcio al collo quando era in ginocchio, in procinto di alzarsi". Così, in una lettera dal carcere, Gabriele Bianchi prova a scaricare la responsabilità della morte del 21enne Willy Monteiro Duarte su Francesco Belleggia, imputato assieme a lui e al fratello Marco Bianchi per l'omicidio avvenuto tra il 5 e il 6 settembre del 2020 a Colleferro, in provincia di Roma.

Nella lettera inviata all'agenzia di stampa Adnkronos dal carcere di Rebibbia, dove si trova recluso da circa 17 mesi in attesa che si concluda il processo di primo grado davanti alla Corte d'Assise di Frosinone, uno dei fratelli Bianchi ha nuovamente cercato di addossare tutta la responsabilità di ciò che accadde quella morte su Belleggia, che a differenza dei Bianchi è ai domiciliari. Lo aveva già fatto in passato, in un'udienza del processo che si era tenuta nel novembre dello scorso anno, quando aveva detto in aula: "Francesco Belleggia gli ha dato un calcio al collo mentre Willy era a terra, senza pietà. Da infame. Il fatto che Belleggia sia ai domiciliari mi provoca una grande rabbia. Io lo so per certo che non aveva intenzione di uccidere Willy ma lui deve dire la verità. Io per dormire devo prendere tranquillanti e ringrazio gli psicologi del carcere".

Non ho toccato Willy nemmeno con un dito

Nella lettera in cui Gabriele Bianchi definisce il 21enne Willy "un ragazzo pieno di vita", l'imputato respinge le accuse per un crimine che "non abbiamo mai commesso", scrive riferendosi anche al fratello. Un altro passaggio forte della missiva è quello in cui Bianchi scrive rivolgendosi alla madre di Willy: "Pagherei oro per poter guardare negli occhi quella donna, dirle che mi dispiace immensamente per Willy, che capisco il suo dolore, essendo diventato nel frattempo padre. Ma – ribadisce – non ho toccato suo figlio nemmeno con un dito". A stabilire però le reali responsabilità dei fratelli Bianchi e di Belleggia saranno i giudici della Corte d'Assise di Frosinone.

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