Omicidio Willy Monteiro, il papà: “È il secondo compleanno senza lui”
"Ieri è stato il compleanno di Willy, che avrebbe compiuto 23 anni, invece per il secondo anno consecutivo ci troviamo a non festeggiarlo insieme, perché lui non c'è più". Sono le parole del papà del giovane di Paliano Armando, ucciso di botte la notte del 6 settembre 2020 a Colleferro. In occasione del compleanno di Willy, il 20 gennaio, con l'Adnkronos ha condiviso le sue emozioni nell'aver ricevuto, lui e sua moglie, tante chiamate e messaggi d'affetto di parte delle persone che hanno manifestato calorosamente la loro vicinanza in una giornata particolare. E in casa Monteiro si attende l'arrivo di una nuova bimba da parte della figlia più piccola, una gioia in famiglia, anche se "la ferita è aperta" spiega.
Iniziative in memoria di Willy Monteiro
In memoria di Willy Monteiro la Regione Lazio ha in programma diverse iniziative, che vedono stanziati 400mila euro. Tra queste la riqualificazione ambientale e valorizzazione del decoro urbano del giardino Angelo Vassallo che si trova nel centro di Colleferro, poco distante dal luogo in cui è stato ucciso Willy, sostenuta dalla As Roma e dallo street artist Laika. Già la società sportiva giallorossa a febbraio di un anno fa, in collaborazione con l'artista romano Lucameleonte ha realizzato un murales raffigurante il volto di Willy su una palazzina Ater in via Colle Bracchi, proprio dove il giovane abitava con la sua famiglia.
Il processo per l'omicidio di Willy Monteiro
Nel frattempo il processo per l'omicidio di Willy Monteiro, iniziato a giugno scorso, va avanti. Sul banco degli imputati ci sono i fratelli Mario e Gabriele Bianchi e Mario Pincarelli in carcere e Francesco Belleggia ai domiciliari. L'autopsia svolta dal medico legale ha rivelato che ad uccidere il ragazzo è stato un calcio frontale e un colpo alla gola, che sarebbero risultati fatali perché a infliggreli sarebbero state mani esperte. La difesa dei Bianchi di contro nella consulenza di parte è convinta che ad uccidere Willy sarebbe stato un calcio alle spalle. Omar Shabani e Michele Cerquozzi, due testimoni chiave dell'omicidio facenti parte della comitiva dei due fratelli di Artena, intercettati avrebbero detto "i carabinieri sanno tutto, sanno cosa abbiamo fatto e che ci siamo messi d’accordo". Le loro dichiarazioni non coincidono con quelle rilasciate da altri testimoni.